Conto alla rovescia per le elezioni. L’appello della Fondazione Charlie – allargatasi in trent’anni di lavoro contro il disagio giovanile dalla Valdera alla Toscana prima, all’intero Paese poi – è rivolto alla politica, ma non ha colore politico.
“Tra pochi giorni si voterà. Ciò che chiediamo agli esponenti politici che si candidano è quali sono le proposte concrete per l’occupazione giovanile, anche alla luce delle molte crisi in corso?”
Questo dato specifico sull’occupazione giovanile entra a far parte dell’Italia dei grafici e delle percentuali solo nel 2004 quando l’Istat lo estrapola per la prima volta.
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Era l’Italia del secondo Governo Berlusconi che in precedenza aveva affrontato la questione dei giovani con l’approccio delle tre “i” – impresa, inglese, informatica – con risultati solo promettenti.
Questo dato che ora è indicato come punto origine e viene messo a raffronto coi dati più recenti, dice che le cose sono peggiorate. Non siamo agli estremi degli anni 2013-2015 quando balzò alle stelle, ma mentre la disoccupazione è tornata sui valori del 2004 grazie alla ripartenza post-Covid, l’inattività e l’aggregato fra questa e la disoccupazione testimonia il peggioramento del fenomeno.
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I giovani neanche ci provano a cercare un’occupazione.
I dati analizzati che stanno alla base dell’appello sono quelli del tasso di disoccupazione in età 15-24 anni, uniti poi a quelli della inattività che calcola tutti i giovani che né lavorano, né vanno in cerca di un impiego. Il dato di base è quello dell’Istat, la Fondazione Charlie l’ha elaborato con Yoodata. E si ripromette di aggiornare questi dati ogni sei mesi per riproporli pubblicamente come contributo di studio e di monito rivolto ai decisori pubblici e come opportunità di informazione per la popolazione generale, auspicando che “finalmente, questo Paese, inizi a occuparsi dei suoi giovani”.
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L’ultima frase è di Angelo Migliarini, presidente della Fondazione Charlie che aggiunge: “Possiamo solo dire che negli ultimi 18 anni le prospettive lavorative per i giovani sono peggiorate. Serve una politica coraggiosa, che esca dall’immobilismo verso i giovani e si occupi di loro a partire dalle reali condizioni e dai reali bisogni”.
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La questione appartiene a tutti i programmi politici delle forze in lizza domenica 25 settembre. Ed è difficile che la si possa risolvere con interventi d’autorità: ormai è chiaro che incide profondamente sugli stati d’animo dei singoli e sulla fiducia collettiva verso l’apparato.