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sabato, Aprile 27, 2024

Alessandro Conforti e il vetro che ti porta lontano

Alessandro Conforti, classe 1970, nato, cresciuto e ancora residente a Colle di Val d’Elsa in Località Faule, diplomato, perito elettrotecnico al Sarrocchi di Siena nel 1989.

Dal 2010 lavora a San Giovanni Valdarno, all’IVV, Industria Vetraria Valdarnese. Una cooperativa di produzione e commercializzazione del vetro. Un marchio noto agli estimatori dei prodotti per la casa.

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Non molti i chilometri che distanziano Colle di Val d’Elsa da San Giovanni. Due città che nella storia si sono spesso trovate vicine, come testimonia Arnolfo di Cambio. Ma fatti quasi tutti i giorni, o comunque alternati con le continue missioni in Italia ed all’estero, fanno di Alessandro un “senese di fuori Siena”.

Colle, un’immagine che Alessandro porta con sé

Alessandro non è una persona schiva, tutt’altro, ha ottime doti di comunicazione e dialettica, un’accentuata predisposizione ai rapporti interpersonali. La sua disponibilità a trasferte in Italia ed all’estero, abbinate alla conoscenza delle lingue inglese e francese, ne fanno un ottimo commerciale. Semplicemente non è abituato a parlare di sé.

Alessandro, intanto grazie di esserti prestato a intervenire nella nostra rubrica. Sei rimasto sorpreso quando te lo abbiamo chiesto?

“Sì, non pensavo che la storia di un lavoratore che viaggia tra la Valdelsa e il Valdarno, in un settore in estinzione come quello del vetro potesse interessare. Ma siamo qua…”

Dal 2010 sei all’IVV… Come ci sei arrivato, e che fai? Di cosa ti occupi?

“Ci sono arrivato perché la Stiver Coop di Colle fu incorporata da IVV. Fu un estremo tentativo per salvare il lavoro, la produzione e il punto produttivo. Non riuscì per intero. E comunque oggi sono socio della cooperativa, sono stato eletto nel Consiglio di Amministrazione e incaricato come responsabile commerciale del settore Promozionale e B2B, ruolo che impiego occupandomi della rete e del suo sviluppo, delle analisi di mercato e della concorrenza”.

Torneremo a parlare dell’IVV. Ora pero facciamo un passo indietro. Come ci sei arrivato e soprattutto come sei arrivato al vetro? A Colle c’è il cristallo, no?

“Terminata la scuola, nella lontana estate del 1989, ebbe inizio la mia avventura nel mondo del vetro e della cooperazione. Tutto parte dalla mia assunzione presso la Vetreria Stiver Coop che avvenne, come spesso succede, per pura coincidenza. E come dici tu, in quel periodo, nonostante che la tradizione vetraria a Colle di Val d’Elsa vantasse origini antiche, la Stiver era l’unica vetreria tra le innumerevoli ed all’epoca rinomate cristallerie”.

Si dice che non si possa lavorare nel settore del vetro senza essere innamorati del prodotto…

“E’ cosi. Almeno per la mia esperienza. Sinceramente rimasi subito affascinato da questo materiale, principalmente costituito da silice (in gergo sabbia), duro ma al tempo stesso fragilissimo. E rimasi naturalmente subito affascinato anche dalla complessa tecnica di lavorazione del vetro. Inoltre, operare in una società cooperativa, mi consentì, nonostante fossi assunto come impiegato amministrativo, di visionare tutte le attività produttive: preparazione del vetro, lavorazione del vetro a caldo, lavorazione del vetro a freddo, fino al confezionamento e spedizione”.

Alessandro Conforti all’esterno della Porta Nova a Colle V.E.

Parlacene, raccontaci. Uno dei nostri scopi è proprio di far conoscere la tradizione manifatturiera di cui la Toscana è stata ed è ancora ricca…

“Sì, ho avuto la possibilità di “toccare con mano” le tecniche di produzione. E’ superfluo dire che la lavorazione a caldo, dove il maestro vetrario plasma l’oggetto nell’intervallo in cui la massa vetrosa è ancora morbida e prima che si indurisca, è la più affascinante”.

Allora, in Toscana, in particolare nel vicino Empolese, esisteva un sistema di numerose imprese cooperative nel settore. Tu hai avuto modo di conoscerle?

“Erano delle grandi realtà produttive e manifatturiere, cadute man mano sotto la scure delle trasformazione dei consumi, dei sistemi produttivi e dei processi globali. Erano realtà che dialogavano fra loro, unite da un sistema associativo del movimento cooperativo toscano, di produzione e lavoro di Legacoop”.

Parli spesso di crisi, trasformazioni, cambiamenti. Per te cosa significano? Solo adattamento o qualcosa di più?

“Disponibilità, adattamento, resilienza come si dice oggi, sono importanti, ma non bastano. Occorrono ampliamento delle conoscenze, e soprattutto esperienze formative. Il diploma di Perito Elettrotecnico mi ha dato le basi, ma ho dovuto innestarci la formazione di Responsabile Qualità; la partecipazione ai maggiori eventi fieristici europei; e altro ancora sui temi ambientali”.

Torniamo al 2010…

“Nell’autunno 2010 approdai a San Giovanni Valdarno. Sarei bugiardo se non ammettessi che il cambiamento fu inizialmente traumatico. Passare a lavorare da 5 minuti a piedi tra la propria abitazione e la fabbrica, a uno stabilimento che dista quasi 100 chilometri dalla propria abitazione non è la stessa cosa. Cambia abitudini e relazioni. Ma come ho detto da sempre, Stiver Coop intratteneva rapporti commerciali e di collaborazione con IVV. Quindi mi trasferii in una società che conoscevo molto bene e che di lì a poco sentii subito “casa mia”. In IVV ho avuto la possibilità di conoscere ulteriori tecniche di lavorazione e di accrescere pertanto il mio bagaglio di conoscenze nel settore del vetro”.

Due altre parole sull’IVV oggi…

“Nonostante il concordato in continuità, IVV non ha perso le proprie origini. E’ rimasta saldamente una Cooperativa di lavoratori, mastri vetrai, che fanno del vetro soffiato a mano una componente fondamentale della propria vita. Una tradizione artigiana che fa ancora dell’IVV un protagonista europeo. Certo, la solitudine è aumentata. Il confronto con altre aziende faceva crescere. Cinquantasette addetti di cui 55 soci sono comunque una forza che consente di creare prodotti di qualità e di rinnovare continuamente il catalogo di oggetti per la tavola e la casa, attrezzature per bar e buffet, di “fatti su misura” per l’industria dell’ospitalità, dell’alta profumeria e i distillati di lusso”.

A pieno titolo nel Made in Italy…

Certamente. Lo dimostrano le vetrine di 90 paesi esteri in cui siamo presenti. Quello che conta almeno per noi è la ricerca della semplicità, essenzialità, trasparenza, funzionalità. Design, innovazione, creatività ma anche radici nella tradizione. E, soprattutto mettere al centro il cliente. Lo descriviamo sul nostro sito: https://www.ivvnet.it/”.

Concludendo. Come ti senti, più colligiano o più sangiovannese?

“La residenza è a Colle. Lì ho la famiglia. L’anagrafe conta. Tuttavia dopo 11 anni da pendolare, mi sono realmente affezionato al Valdarno. Dico Valdarno perché non sempre è facile – percorrendo le strade in auto – capire dove finisca San Giovanni e dove inizia Montevarchi. E, quando dico che non esistono differenze, solleticando le suscettibilità di qualche collega che si accalora a spiegarmi le ragioni delle differenze e delle rivalità, capisco bene di cosa parlano. Conosco come a Gracciano (senza d’Elsa) non si ritengano di Colle. Semplicemente però qualcosa che ci unifica lo abbiamo. Una magnifica terra lavorata interamente dall’uomo a cui è stato dato il nome Toscana, un marchio che si vende bene nel mondo”.

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