Calano i tassi di mercato, non ancora quello ufficiale BCE facendo aumentare il rischio di possibile RECESSIONE.
Altro tema oltre l’offerta quantitativa del sistema creditizio italiano e un “Credit Crunch” effettivo che frena gli investimenti e impedisce una ripresa che sarebbe possibile in termini di PIL e occupazione.
Il sindacato Bancari della CGIL ha prodotto uno studio interessante sui 7 gruppi bancari piu’ importanti del Paese: ‘Bilanci bancari il Biennio d’oro’.Questo studio si puo’ leggere, per capire ancora meglio la situazione effettiva del credito in Italia con un recente studio comparato prodotto da UBS che analizza il comportamento delle banche italiane nel contesto bancario europeo e fa interessanti confronti da essere, a mio giudizio, attenzionati da BCE, Banca d’Italia, governo e parlamento italiano dopo la presentazione del DEF.
Banche italiane con utili record oltre 22 miliardi per effetto della crescita del margine di interesse con un massimo storico di dividendi per gli azionisti nonostante la tassa sugli extraprofitti non pagata ed una diminuzione preoccupante degli impieghi, soprattutto a medio termine e soprattutto nei confronti delle PMI che rappresentano la spina dorsale economica del nostro Paese.
La avvenuta riduzione degli sportelli (1000) e dei dipendenti (4300) è frutto di una politica di contenimento dei costi di gestione a danno di un servizio meno efficace sul territorio.
I primi 7 istituti nel ranking nazionale sono, come noto, nell’ordine: Intesa, Unicredit, BPM, BPER,MPS, Credem e popolare di Sondrio. Per loro come per il resto del sistema (tranne le banche FINTECH e quelle di credito cooperativo) il margine di interesse e’ tornato dopo 10 anni il 60% del totale de ricavi a quota 40 miliardi; l’utile per addetto sale a 92.000 in aumento dell’83% rispetto ai 50.000 euro del 2022. Va detto per onestà intellettuale che la crescita dei margini di interesse a danno dell’economia reale (per raffreddare l’inflazione secondo BCE non è il prodotto di scelte particolarmente intelligenti e visioni illuminate dei banchieri del nostro paese (il rendimento del 4% sui depositi della BCE contro l’interesse medio corrisposto alla clientela depositante sotto l’1% ) ha costituito una mera rendita di posizione che oltretutto ha consentito alla politica del credito di stringere i freni dando 55 miliardi in meno di prestiti alle imprese con tutto cio’ che ne è derivato in termini di investimenti industriali possibili e aspettative imprenditoriali rispetto al futuro.
I 7 maggiori gruppi bancari distribuiranno oltre 10 miliardi di dividendi oltre il buyback di 7,5 miliardi di Unicredit e intesa che portano la remunerazione complessiva a 18 miliardi.
Il valore aggiunto rettificato per addetto delle banche è ovviamente schizzato verso l’alto, superiore a quello registrato dalle aziende farmaceutiche realizzato in periodo COVID.
Alla fine del 2023 il numero dei dipendenti bancari in Italia e’ sceso a 171.000 unita’ (meno 4.300 in un anno). Sono scomparsi 1.385 sportelli e i sette gruppi registrano una percentuale della rete del 52,4 % inferiore alla loro quota di mercato.Le uniche banche che fanno eccezione oltre Credem e Pop. Sondrio sono le BANCHE FINTECH che però non hanno sportelli diretti e le Banche di Credito Cooperativo.Il costo medio del personale è di circa 83.000 euro con la integrazione prevista dal rinnovato contratto di lavoro del settore.
Concludendo appare non rinviabile un’azione forzante delle autorità monetarie e di Governo perché le banche riprendano una attivita’ di erogazione creditizia, in linea ovviamente con gli standard di analisi del rischio di credito delle aziende, ma con importanti plafond destinati e realizzati per accompagnare investimenti produttivi che sono imprescindibili per favorire una possibile ripresa economica e occupazionale possibile.
Pensare di continuare come è successo nel primo trimestre 2024 ad attuare politiche restrittive nella erogazione creditizia alle PMI significa strozzare l’economia reale e soprattutto non eseguire il dovere istituzionale e di missione del sistema bancario in Italia.
Rimaniamo in attesa…
GIANFRANCO ANTOGNOLI, già dirigente centrale di banca e professore a contratto presso la facoltà di economia, per i mercati finanziari, all’Università di Pisa.