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mercoledì, Dicembre 11, 2024

Cos’è l’architettura sostenibile

L’architettura sostenibile è di grande attualità. Ormai ne parlano tutti, anche a causa dei numerosi incentivi fiscali, ormai oggetto di discussione su tutte le piattaforme. 

Vent’anni fa, quando ho iniziato ad approfondire l’argomento, sembrava interessare a pochi e quei pochi erano considerati visionari, quando non folli: immaginavano un mondo basato sul rispetto della vita e delle risorse. Proporre interventi in architettura sostenibile significava anche provare a svincolare le costruzioni dall’unica logica dominante del profitto.

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Come sempre, però, quando un argomento diventa di pubblico dominio e la richiesta aumenta, emergono anche i furbetti, quelli che vendono come sostenibile qualcosa che in realtà non lo è.

E allora come si fa a riconoscere un’architettura sostenibile da una che non lo è?

La risposta a questa domanda dipende essenzialmente dalla cultura in cui siamo inseriti. Per esempio, nel sud-est asiatico l’architettura sostenibile può essere descritta come quella capace di creare armonia tra le persone e il loro ambiente. Parametro difficile da dimostrare, eppure anche i famosi archistar occidentali, chiamati ad intervenire con grandi opere in quel tipo di contesto, hanno deciso di rivolgersi ai master feng shui.

Nel mondo occidentale, invece, l’architettura sostenibile è basata su protocolli e numeri. Obiettivi da raggiungere, prestazioni da fornire. Ne esistono di diversi tipologie: alcuni privilegiano l’aspetto qualitativo altri l’aspetto quantitativo, alcuni prevedono che la fase di esecuzione venga seguita e certificata, altri si limitano ad assegnare punteggi, corrispondenti alle caratteristiche da soddisfare, sulla base delle dichiarazioni del progettista. In questo senso, ci rendono più facile verificare di aver compiuto la scelta giusta.

Capita poi che, dopo la progettazione e la realizzazione del fabbricato, qualcuno abbia la ventura di farne esperienza.

Potremmo allora dover ammettere che la somma delle componenti non necessariamente genera un tutto unitario e ben risolto. Abitazioni costruite seguendo le prescrizioni dei protocolli di risparmio energetico non sono per forza luoghi in cui ci si possa sentire a proprio agio. Allo stesso modo, aver verificato le innumerevoli prescrizioni previste dalla Legge per la costruzione degli edifici non garantisce automaticamente che quegli stessi edifici siano sicuri e sani. 

L’architettura sostenibile è, prima di tutto, un’architettura responsabile. Nel momento in cui riconosciamo che l’edificio che viene costruito durerà molto più a lungo di noi, che l’intervento non subirà modifiche rilevanti almeno per i prossimi vent’anni, dovremmo sentirci responsabili delle nostre scelte e sforzarci di fare le scelte migliori possibile. Quel progetto, quell’edificio, cambierà il volto della nostra città e la nostra vita: nulla sarà più lo stesso dopo la sua costruzione. 

“Per quanto riguarda il carattere degli abitanti di Andria, due virtù sono degne di nota: la fiducia in se stessi e la prudenza. Convinti che ogni innovazione nella città influenzi l’andamento del cielo, prima di prendere qualsiasi decisione calcolano i rischi e i vantaggi per se stessi, per la città e per tutti i mondi.”, scriveva Italo Calvino ne “Le città invisibili”.

L’architettura sostenibile deve essere al servizio della comunità. L’architettura che è il prodotto di coscienza, scienza, emozione, valutazione e comprensione è sostenibile.

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