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lunedì, Aprile 7, 2025

Gianni Cuperlo, quattro telegrammi e una coscienza inquieta

Riflette su Fb con l’urgenza di chi non si rassegna: dalla strage taciuta di Gaza alla piazza piena di Roma, passando per i dazi di Trump e un consiglio di lettura

Oggi un paio di telegrammi (anzi no, saranno quattro).

Il primo è per il video shock che inchioda l’esercito israeliano dopo la pubblicazione delle immagini che dimostrano come 15 operatori umanitari palestinesi siano stati uccisi con una vera e propria esecuzione e sepolti in una fossa comune.

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La versione resa inizialmente dalle autorità israeliane parlava di un corteo di ambulanze che procedendo a luci spente e in modo sospetto aveva giustificato l’intervento mortale, ma il video girato da uno dei sanitari a bordo dell’autovettura che seguiva il convoglio dei soccorritori e che è stato recuperato dopo la sua morte, testimonia precisamente l’opposto.

Le ambulanze procedevano con i lampeggianti accesi e risultava evidente la loro funzione di soccorso. Di fronte alla realtà e brutalità di quel filmato, il governo israeliano si è trincerato dietro un mutismo colpevole.

La testimonianza diretta di chi ha potuto vedere i corpi appena recuperati, parla di polsi segnati dai lacci e proiettili che hanno colpito la fronte o la parte alta del torace: il segnale di una vera e propria esecuzione.

Ogni giorno muoiono cento palestinesi nell’indifferenza tragica di quella parte di mondo che vanta il suo primato morale sul diritto internazionale e il rispetto dei diritti umani universali.

Giustamente in questo inizio primavera si parla di piazze e mobilitazioni, molte ve ne sono state anche in questi mesi a sostegno di un cessate il fuoco nella strage di Gaza.

Penso che oggi una piazza enorme da convocare contro quella barbarie che nulla, assolutamente nulla, di razionale e proporzionato ha dopo l’orrendo pogrom del 7 ottobre, dovrebbe essere in cima alle urgenze e priorità di tante e di tanti.

Il fatto che quella piazza ancora non ci sia è il segno delle nostre colpe.

Il secondo telegramma riguarda invece la piazza che ieri si è riempita oltre le previsioni del Movimento 5 Stelle che l’aveva promossa e organizzata. Ho visto le immagini, ho ascoltato alcuni degli interventi dal palco e stamane ho letto i resoconti che ne hanno dato diversi giornali.

Sul Fatto Quotidiano incrocio le frasi di un compagno bolognese che da anni stimo per lucidità, intelligenza e passione. Spiega Fausto Anderlini che assieme ad altri ha rifiutato di rientrare nel mio partito pensando che potesse essere il movimento di ieri in quella piazza il soggetto capace di fare “rivivere una sinistra autonoma e di massa“.

Mi ritrovo a riflettere su quelle sue parole col mio modesto bagaglio di uomo di sinistra (una delle poche convinzioni che non mi ha mai abbandonato) e penso che quando una piazza si riempie nel segno della lotta per i diritti sociali, civili e per il disarmo e la pace sia sempre una buona notizia per la democrazia (e la sinistra).

Penso anche che viviamo in un mondo complicato e che bisogna cercare sempre la quota di giusto presente nelle ragioni dell’altro e dell’altra, ma se un insegnamento credo di avere avuto nei tanti anni di una lunga militanza, quello è l’obiettivo di tenere unite le piazze che per i diritti e per la pace sentono di doversi mobilitare.

Credo di poter dire che una parte di chi ha raggiunto Roma perché sentiva di dover essere lì, è un pezzo anche della mia e nostra storia ed è questo sentimento che deve stare alla base di un’idea di alternativa alla destra peggiore.

Sarà una sfida complicata? Sì. Sarà un traguardo difficile? Credo di sì, anche perché nulla è scontato, ma sono dell’idea che un altro sentiero semplicemente non c’è e se c’è porta in una direzione sbagliata.

Ecco perché ho apprezzato che ieri sotto quel palco fossero presenti anche esponenti del mio partito.

Il terzo telegramma è su questa vicenda enorme (inevitabilmente dovremmo tornarci) dei dazi imposti da Donald Trump. Limiterei a fare mia la definizione che ne ha dato Francis Fukuyama. Se l’è cavata spiegando che si tratta della decisione “più idiota” mai vista da parte di un presidente degli Stati Uniti.

Il quarto e ultimo telegramma, prendetelo come un consiglio (ma fidatevi ): andate all’edicola e acquistate Repubblica (se tardivi cercatevelo sul portale, ndr), poi prendete Robinson (l’inserto domenicale), apritelo alle ultime due pagine e godetevi la straordinaria intervista di Antonio Gnoli a Massimiliano Tarantino.

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