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mercoledì, Aprile 24, 2024

Finanziare i meno abbienti perché siano ricchi domani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un’anticipazione del numero di ottobre di “Leasing Magazine” intitolata “La nuova sfida di Banca Intesa Sanpaolo: un’economia efficiente, espansiva, sostenibile con il diritto al credito” a firma di Marco Morganti, Responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo.

“No volveremos a la normalidad porqué la normalidad era el problema” stava scritto su un muro in Spagna nel pieno del lock-down.

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Il capitalismo del dopo Covid-19 non può essere lo stesso, ma non ne uscirà “più buono” grazie a qualche generosità occasionale e per pubblica perdonanza. Dovrà porsi l’obiettivo dell’allargamento delle opportunità a un numero sempre più grande di persone, perché è di quello che potrà vivere, pena una situazione d’insieme non sostenibile, nella quale non esisteranno più mercati sicuri dove rifugiarsi.

Dovrà utilizzare le risorse private in combinazione con quelle pubbliche, a partire da alcuni ambiti nei quali c’è enorme potenziale in senso economico, occupazionale, generazionale, di riduzione del gap tra territori favoriti e periferie.

Marco Morganti

Dovrà usare le tecnologie e il grande bene comune della connettività per includere i cittadini, non per abusarne.

Ecco dunque su cosa costruire un futuro migliore del passato: un ruolo finalmente efficiente dell’economia, dove la generazione del profitto contemporaneamente costruisce vantaggi per la collettività in termini di allargamento delle opportunità economiche, sociali e di conoscenza e dove dovrà trovare posto un modo diverso di fare credito: il credito di cittadinanza.

Come attori economici importanti per il Paese, in Intesa Sanpaolo abbiamo cominciato a farlo attraverso operazioni “espansive”. Uso questo termine per alcune attività a carattere stabile che allargano l’accesso al credito non come iniziativa occasionale di Corporate Social Responsibility ma attraverso un intervento progressivo sul cuore del problema: i modelli di valutazione del “merito di credito”, ossia le regole che includono o escludono le persone da quello che preferisco chiamare “diritto al credito”.

A regole immutate, la persona non riuscirà a realizzarsi domani proprio perché non riceve credito oggi. La sfida è invece muoversi in modo espansivo finanziando soggetti che risultano esclusi per la loro attuale mancanza di patrimonio, di reddito o di garanti, ma che proprio attraverso il prestito ricevuto vengono messi in grado di realizzare il progetto che domani li renderà maggiormente finanziabili.

Ci siamo posti per la prima volta questo obiettivo civile fondando tredici anni fa Banca Prossima, un istituto dedicato esclusivamente al non profit, oggi diventato Direzione Impact.

Lo Statuto di Prossima aveva al centro una misura tecnica ad hoc: una parte del patrimonio veniva utilizzata – con un moltiplicatore simile a quello tipico dei fondi di garanzia – per fronteggiare la maggiore rischiosità dei prestiti concessi a soggetti in esclusione.

La massima cilena apparsa durante manifestazioni sociali a Santiago prima del Covid

Le evidenze dimostrano che in questa fascia c’è ancora un’elevata sostenibilità e che con un credito anticiclico la banca può partecipare al processo di sblocco dell’ascensore sociale.

Una grande banca crea impatto in ogni sua attività: un aeroporto, un ospedale, un mutuo per l’acquisto di casa, il finanziamento per un’auto hanno un impatto economico e sociale. Ma una banca sa che la società l’attende alla prova della capacità di aprirsi a coloro che si trovano fuori dal cerchio: quei primi esclusi ai quali paradossalmente più serve e meno viene dato il credito: un wider circle nel quale troviamo persone, famiglie, imprese nella necessità del credito per superare una difficoltà, per progettare il futuro, per diventare domani accettate e ambite dalle banche.

Questa visione dell’Impatto è originale: non nega l’importanza di misurarlo – processo lungo, con tante scuole divergenti di pensiero – ma si concentra sul dare credito anziché non darlo.

Non pretende di calcolare la difficile catena degli output e degli outcome, “conta le teste”, ossia quanti soggetti esclusi dal credito il nostro Fondo ci ha consentito di includere.

Se il credito è luce, non interessano watt e lumen, ma segna quante sono le stanze buie dove la luce si accende e qualcuno è messo in condizione di vedere, di essere pienamente un cittadino.

Dopo Prossima – che continua a servire l’Economia Sociale con le stesse persone, le stesse regole inclusive e lo stesso Fondo – oggi in Intesa Sanpaolo abbiamo ampliato l’obiettivo a tutta l’economia: persone, famiglie, imprese che grazie alla fiducia ricevuta possono realizzare il diritto costituzionale all’istruzione, al lavoro, alla formazione di una famiglia.

È bene ricordare che grazie a un nuovo grande fondo – il Fund for Impact da 300 milioni di euro che con un moltiplicatore per cinque consente finanziamenti per un miliardo e mezzo di euro – oggi concediamo prestiti d’onore agli studenti universitari, alle madri lavoratrici, alle famiglie che devono dotarsi di una connettività per lo studio dei figli.

Solo realizzando queste iniziative su tutto il territorio nazionale e senza limiti di tempo è possibile sperimentare la sostenibilità e gli effetti sul Paese di un vero “credito di cittadinanza”.

Se continueremo a ricevere segnali di sostenibilità dai territori dell’esclusione creditizia, ne ricaveremo gli elementi necessari a trasformare i modelli di valutazione, ampliando l’inclusione e progressivamente erodendo la distanza tra merito e diritto al credito.

L’inclusione creditizia delle persone, come delle organizzazioni non profit, è importante per la ripartenza del Paese. Il Terzo Settore in questi mesi ha subito un colpo molto forte dalla crisi, ma sta costruendo alleanze con banche, istituzioni, sindacati, associazioni industriali per essere protagonista della ripresa e rispondere alle esigenze del PNRR.

Marco Morganti al Teatro Dal Verme di Milano per un evento di Cultura & Solidarietà

L’economia sociale o del bene comune ha come obiettivo proprio quello di realizzare il massimo beneficio per un pubblico di cittadini e di persone sempre più vasto, aumentando così il valore e l’inclusione.

Nel ciclo di appuntamenti “Noi ripartiamo” che abbiamo organizzato in estate per definire una nuova agenda del non profit, ho riscontrato tra le organizzazioni entusiasmo e determinazione nel superare difficoltà e divisioni.

È stata un’occasione per parlare di come crescere: il Terzo Settore nell’efficienza e Intesa Sanpaolo nella capacità di servirlo con soluzioni innovative, un aspetto che ci è riconosciuto come tratto caratteristico e che raccoglie l’eredità di Banca Prossima, oggi incorporata nella Direzione Impact.

L’iniezione di credito, nel senso anche di fiducia e di visione positiva, che è necessario introdurre nell’attività economica così come nella relazione tra le persone, viene realizzata non sulla base della sostenibilità odierna, ma su quella che raggiungeranno domani persone come gli studenti universitari o le madri lavoratrici, o i lavoratori prossimi alla pensione ma nell’impossibilità di versare i contributi perché hanno perso il posto di lavoro.

Abbiamo recentemente lanciato tre nuove iniziative che vanno in questa direzione attraverso il Fund for Impact: “per Esempio” destinato ai volontari del Servizio Civile, “per Crescere”, per i genitori con figli in età scolare, e “per avere Cura”, destinato alle famiglie con persone non autosufficienti.

Tutto questo non sarebbe stato possibile se non avessimo seguito una strada in questi anni che prevede un’importante variante rispetto all’economia for profit: utilizzare una parte del profitto, una parte del valore generato, per creare le condizioni per l’accesso ad altri soggetti. Uno schema generativo che può contagiare tutta l’economia.

Marco Morganti, Responsabile Direzione Impact di Intesa Sanpaolo

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