Su quanto sta accadendo nella nostra città in questi giorni si stanno sprecando prese di posizione, miste a difese d’ufficio assai poco convincenti, ma manca ancora un’analisi politica da parte di chi dovrebbe ambire a vincere le prossime elezioni amministrative. Se si pensa che sia sufficiente affidare agli sconfitti le analisi siamo molto fuori strada.
In realtà quello che sta avvenendo è un fenomeno che è iniziato all’indomani della vittoria elettorale di De Mossi, e cioè la progressiva e inesorabile, a quanto vediamo, perdita della connotazione civica della sua elezione, a vantaggio di una collocazione sempre più marcata nel centrodestra , anzi nella destra centro, con consiglieri del primo cittadino che fanno di tutto per portarlo a chiudere la sua esperienza, perché solleticano quella parte della città che lo aveva votato anche a dispetto della presenza nella sua compagine di forze politiche non gradite, grazie alle scelte sconclusionate del PD.
E chi lo aveva votato aveva confidato, fra l’altro, nella presenza all’interno della squadra di governo di personale politico rodato e quindi che difficilmente avrebbe operato per distruggere una rete istituzionale e relazionale che, al di là della propaganda sterile, ha lungamente assicurato alla città la presenza nelle zone alte, anzi altissime, della qualità della vita.
Se il Sindaco si ricordasse ogni mattina di quanto (poco) ha vinto e di come realmente è la sua città, prendendo le opportune distanze da quelle voci che sembrano molte solo perché alzano il volume, potrebbe provare a correggere alcuni scivoloni di percorso in cui è caduto. Ci vuole molto più forza e fatica a costruire che a smantellare.
Esempio Scuola Franci e Siena Jazz: non è possibile che per lotte (nel primo caso) di potere ci rimettano personale, docenti e discenti. Se la Franci ha quella collocazione fisica ci sono fondati e ragionati motivi e una nomina, per quanto sgradita, non può metter in discussione un percorso quasi ventennale che fra l’altro sembrerebbe essere giunto a compimento.
Per quanto riguarda Siena Jazz, confondere Franco Caroni con il personale politico tanto odiato è come rompere il termometro per guarire la febbre. Franco Caroni è semplicemente il Siena Jazz e poteva, anzi doveva, essere accompagnato fino termine del suo impegno, ringraziandolo davvero di cuore per quanto aveva fatto. Non doveva esser costretto a dimissioni sconcertanti che ledono l’immagine di tutti, fra le altre cose, non solo del Siena Jazz e del suo innegabile appeal nazionale ed internazionale, ma anche di chi ha provocato questo terremoto.
Allora un consiglio (non richiesto). Si chiamino le parti in causa e si mettano intorno a quel tavolo di cristallo nella stanza del Sindaco e si assicuri infine alle due realtà citate non una mera sopravvivenza ma un effettivo rilancio. E lo si faccia nell’interesse collettivo di città – comune – istituzioni musicali; e si smetta di ascoltare chi grida perché anche se ha buon volume, poche voci non fanno un coro, e se stonano non è proprio la musica giusta!
E se qualcuno dovesse fare un passo indietro per dimostrare attaccamento alla istituzione e alla città, sarebbe proprio il momento di farlo.