Con il termine “body-shaming” ci si riferisce a un giudizio negativo sull’aspetto fisico di una persona, espresso con critiche, commenti canzonatori, se non con vere e proprie forme di bullismo.
Nel nostro particolare contesto storico, con l’evoluzione dei social, dei loro filtri e del fenomeno degli influencer, l’attenzione alla propria estetica ha assunto i contorni di una effettiva corsa alla perfezione. Corsa dalla quale nessuno è escluso, pena il rischio di essere bombardato da commenti negativi.
È una reale forma di violenza, che, soprattutto in giovane età, può portare a una distorsione della propria immagine corporea e a sentimenti di inadeguatezza e difetto, con conseguenze letali sull’identità, l’autostima e la vita sociale.
Recentemente abbiamo anche assistito ad un’estrema e raccapricciante evoluzione del body-shaming, farcita di misoginia e bullismo: la “Boiler Summer cup challenge” sfida su TikTok ad adescare in discoteca ragazze ritenute in sovrappeso per poi filmarle a loro insaputa e attribuire dei punteggi a seconda del peso della conquista, producendo un certo numero di video virali in rete con ripercussioni sulla vita delle malcapitate che spesso, per paura e vergogna, hanno finito per trincerarsi tra le mura domestiche, come se la colpa
fosse la loro!
Questo atteggiamento giudicante però non riguarda soltanto chi si fa scudo dell’anonimato di uno schermo per sfogare qualche frustrazione, ma ognuno di noi in maniera inconsapevole può cadere nella trappola di elargire commenti non richiesti, senza rendersi conto di quanto possono andare ad impattare sugli altri.
“Hai pensato a come fare per tornare in forma dopo la gravidanza? Ti sei deciso ad iscriverti in palestra per metter su finalmente qualche muscolo?”
Commenti di questo genere, fatti in buona fede, con la convinzione di parlare da amico, in maniera sincera, in taluni casi possono risultare devastanti soprattutto in presenza di un background di pregressa compromissione dell’autostima.
E allora cosa fare?
Se ci troviamo in una situazione in cui ci sentiamo vittime del giudizio estetico altrui (ma non solo: spesso siamo proprio noi stessi il giudice più inflessibile), il primo passo è quello di prendere coscienza di queste dinamiche: cercare di capire come il nostro umore influenza la percezione che abbiamo del nostro corpo e viceversa.
Anche se inizialmente può sembrare un’impresa non facile, è necessario venire a patti con il “critico interiore” provando ad accettarci per come siamo: questo è l’unico punto di partenza per apportare eventuali cambiamenti qualora ce ne fosse realmente l’esigenza.
Se odio il mio corpo perché lo ritengo troppo grasso o troppo magro, anche seguire un regime alimentare adeguato sarà estremamente più complesso, minando alle fondamenta la possibilità di riuscita a lungo termine.
Se invece mi rendo conto che ad essere vittime di body-shaming sono i miei figli?
La raccomandazione è sempre quella di non sminuire i loro vissuti. Invitarli a condividere le loro emozioni, ascoltare il loro punto di vista, tenendo sempre conto che in adolescenza l’identità si forma rispecchiandosi nel feedback che viene restituito loro dal gruppo dei pari e che il mondo virtuale assume la valenza del mondo reale.
“Quando siamo capaci di amare noi stessi, stiamo già proteggendo e nutrendo la società. Quando siamo capaci di sorridere, quando siamo in pace, in quel momento c’è già un cambiamento nel mondo.”
Thich Nhat Han