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sabato, Aprile 20, 2024

La mia convinzione per la Promessa Democratica

Incontriamo Dino Marchese. Da pochi giorni si è rimesso in discussione entrando nel comitato di Siena e provincia per Cuperlo segretario del PD (https://sienapost.it/siena/nasce-a-siena-promessa-democratica-sostiene-gianni-cuperlo-segretario-pd/). Una candidatura tardiva, ma piena di significati, primo di essi la comprensione dei tesserati su quanto davvero avviene nel Partito Democratico (https://sienapost.it/global/bonaccini-de-micheli-e-schlein-e-cuperlo/).

Marchese, da un paio di anni pensionatosi dal SSN, aveva nella azienda Asl Sud Est una posizione dirigenziale quale responsabile della formazione del personale, sua vocazione per tutta la sua carriera. Ha inoltre insegnato a corsi e master della Università di Siena e per oltre venti anni è stato dirigente sindacale della Cgil Siena. Oggi mette a frutto la passione per la scrittura e la poesia; lo scorso anno di è deciso ad editare un suo primo libro – “Libera nel vento” (2022, Europa Edizioni) – che parla del cammino di Santiago, fatto da solo e a cavallo. E’ anche impegnato nel sociale in quanto presidente di un consorzio di cooperative sociali.

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Il libro pubblicato nel 2022 da Dino Marchese

Eccoci qua. Non ti mettere sulla difensiva parliamo come avevamo detto di politica… Ci puoi dire come nasce la proposta di candidare Gianni Cuperlo a segretario nazionale del PD?

“Nasce dopo le altre tre candidature per un’insoddisfazione della direzione presa dal dibattito congressuale, non tanto verso le altre candidature, ma per la piega del confronto. Perduravano i vecchi vizi della ricerca dell’immagine, sottovalutando i contenuti della proposta del PD al Paese. Esattamente la prima fase riservata al voto degli iscritti deve necessariamente servire ad una analisi seriamente critica sui contenuti, mentre rischia di trasformarsi nella ricerca dell’immagine del leader vincente. Da quando è nato il PD abbiamo cambiato segretario ogni due anni, e non è servito ad invertire la tendenza, a prescindere che l’immagine sia più o meno spostata a sinistra, la gravità della situazione, dopo la vittoria più grande della destra, il rischio di estinzione del partito impone di focalizzarsi sui contenuti, mentre si continuano a vedere i capi corrente posizionarsi”.

Come pensate di riportare l’attenzione sui contenuti?

“E’ un problema di come mettiamo a fuoco l’immagine che offriamo di noi stessi al Paese, diciamo di credibilità, dell’essere coerenti tra il dire ed il fare, non solo dei proclami che facciamo. La piattaforma di Cuperlo, che sosteniamo si chiama “Promessa democratica”; promettere dal latino vuol dire impegnarsi prima. E’ tipico del riformismo radicale, che è l’assunzione di responsabilità, non l’agitazione di obiettivi generici. Ovviamente non sempre si riesce ad ottenere tutto quello che è giusto, ma ci impegniamo a farci giudicare per l’impegno a realizzare gli obiettivi”.

Quali sono i contenuti su cui dichiarate questa promessa democratica?

In una seduta dell’assemblea costituente del 1947 il grande giurista e partigiano Piero Calamandrei definì la Costituzione italiana come una Costituzione presbite, cioè che guardava in avanti, io aggiungo anche che è una Costituzione onesta. Non indora la pillola, facendo apparire una realtà diversa da quello che è. L’art 3 dice chiaramente che “è compito della Repubblica rimuovere ogni ostacolo alla realizzazione di una piena uguaglianza”. Bene possiamo dire che oggi questo impegno programmatico è stato realizzato? Per quanto riguarda i diritti del lavoro, della parità di genere, della cittadinanza? Qui c’è un vulnus democratico evidente. L’art 1 dichiara che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, che non vuole dire che chi non lavora ha meno diritti, ma che la promessa della costituzione è non solo la piena occupazione, ma anche una buona e dignitosa occupazione, altrimenti il termine fondata non avrebbe senso, ebbene come la mettiamo con il fenomeno dei “working poors”, cioè di occupati, che sono costretti ad indebitarsi per soddisfare le esigenze di vita più basilari? Possiamo leggere con questa chiave di lettura quasi tutti i diritti della Costituzione, dal diritto alla salute, al diritto alla istruzione, sino ai livelli più alti della formazione superiore, compreso il diritto alla formazione per tutto ‘arco della vita, all’art 36 su ricerca cultura e scienza, all’art 53 sulla giustizia fiscale, che è ben più del principio di progressività, ma nel dire che tutti sono tenuti a concorrere in ragione della capacità contributiva presuppone un’idea di giustizia, persino all’art 11 sulla pace, che implica l’impegno attivo per difendere un’organizzazione attiva per il mantenimento della pace, non la accettazione della legge del più forte. Il Presidente Mattarella ne suo bellissimo messaggio di fine anno si è soffermato molto sul concetto di dignità, il PD deve assumere questo concetto come assolutamente centrale. Aristotele diceva che la dignità non è il possesso di onori, ma la coscienza di meritarli. Cioè rifiuta l’idea mercantile del possesso a favore della crescita umana. Dopo il crollo del comunismo il mondo ha pensato che il mercato risolvesse i conflitti, interni ed internazionali, non è un buon accordo commerciale che ci porta la pace, ma la democrazia ed il pieno riconoscimento della dignità umana”.

Questo ha a che vedere anche con i diritti politici, col rapporto coi poteri dello Stato?

“Certo, direi anche di più. La disaffezione al voto è un problema da prendere con grande attenzione e spirito critico. A me sembra evidente, dopo diversi anni, che il populismo non sia la risposta alla disaffezione alla partecipazione politica, è una droga illusoria, che tende a costruire rendite di posizione all’interno di una fascia sempre più ristretta di coloro che vanno a votare. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti dalla trasformazione dei 5 stelle nel partito personale di Conte, all’altalena all’interno del centro destra su chi la spara più grossa con le promesse elettorali. Il risultato è che alterano il potere all’interno di una quota sempre più ridotta di coloro che vanno a votare. Come si fa a proporre una evidente scorciatoia come la repubblica presidenziale, lasciando intatto il sistema dei partiti sempre più ridotti a strumento del leader di turno, e senza regole di democrazia interna previste esplicitamente dalla Costituzione nell’art 49, sulla vita democratica interna dei partiti, oppure all’idea di una autonomia differenziata, che oggi vuol dire istituzionalizzare “per differenza” la disuguaglianza, la repubblica riconosce le autonomie tra le amministrazioni, ma non la disuguaglianza dei diritti sula salute, la istruzione, la formazione tra i cittadini. Il diritto dei cittadini viene prima delle posizioni degli amministratori”.

Gianni Cuperlo

Ma anche il PD è parte di questa crisi di rappresentanza, non si può negare

“Lo è sicuramente, ed in gran parte, l’aver partecipato a quasi tutti i governi negli ultimi 20 anni, non solo ha reso poco comprensibile la propria linea, ma si è reso responsabile della disaffezione politica. Il punto è che non c’è mai stata una discussione onesta e trasparente sulle ragioni delle scelte, sulle condizioni, prendiamo l’accordo con i 5 stelle dopo la caduta del primo governo Conte; non c’era ancora la crisi pandemica, si poteva e doveva aprire una discussione sulle ragioni, non c’è stata neanche una singola assemblea degli iscritti. E’ prevalsa l’idea della cultura governista, che alla lunga non paga. Gli iscritti non hanno mai discusso in tutti questi anni delle scelte fatte”.

“E qui – continua – vengo ad un’altra questione caratterizzante della piattaforma di Gianni Cuperlo: l’idea, che pure è girata di un partito che si scioglie in un movimento più grande, e capace di per sé ad essere alternativo alla destra, è una sciocchezza senza senso. In primo luogo perché niente ci dice sulla possibilità di contrastare la disaffezione alla politica, in secondo luogo perché in politica due più due non fa quattro, in terzo luogo, perché mi sembra chiaro come il sole che il consenso di Conte, e di Azione si basano sul fatto di non fare alleanze con il PD. Infine perché questo processo fa fuori i titolari del diritto alla esistenza ed alla vita del partito democratico, che non sono i gruppi dirigenti, ancorché legittimati dalle “primarie”, ma gli iscritti. Non c’è alcun partito al mondo che fa eleggere il proprio segretario nazionale dai non iscritti. Noi proponiamo di far eleggere il segretario nazionale dagli iscritti, che non possono essere chiamati solo a fare propaganda, senza avere diritti di voto, a di riservare le primarie al momento della scelta di un candidato ad una carica monocratica, le due funzioni non necessariamente coincidono, come è normale in una repubblica parlamentare. La costruzione del Partito Democratico è stata una innovazione politica di prima grandezza, unire il meglio della cultura riformista che in questo paese era stato diviso dalla guerra fredda, noi siamo per non buttare via il bambino con l’acqua sporca, non solo per l’affezione alla idea originaria, ma soprattutto per non privare gli iscritti ed i cittadini di uno strumento di partecipazione alla politica, sciogliere il partito in un movimento sarebbe, secondo me un furto di democrazia. Le alleanze sono certamente necessarie, ma questa esigenza non può venire prima dei contenuti, sono i contenuti, ed i ragionevoli trasparenti compromessi a decidere, anche caso per caso le alleanze, non il contrario”.

Mi dici una cosa in particolare che ti ha spinto d’istinto ad aderire alla candidatura di Cuperlo?

“Che al PRIMO posto della promessa democratica c’è l’investimento letteralmente come mai prima su istruzione e formazione. Ricorda Antonio Gramsci: Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”.

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