Il punto (delicato) della sospensione delle banche russe dallo Swift

Gianni Cuperlo, Post 28 febbraio

Non c’è nulla o quasi che si possa scrivere oggi qui sopra e che già non conosciate. 
A breve si dovrebbero aprire i negoziati tra le delegazioni russa e ucraina e, nonostante i timori, la speranza è che un grammo di saggezza possa pesare sulla tragedia di questi ultimi cinque giorni. 
Sperando possa interessare utilizzo lo spazio di stamane per condividere con voi quanto ho capito sul punto (delicato) della sospensione delle banche russe dal sistema di pagamenti internazionali denominato Swift.
Intanto di cosa si tratta.
Di un consorzio internazionale di banche con sede in Belgio che tramite una rete informatica collega undicimila istituzioni finanziarie in 200 paesi (è stato costituito nel 1977 per evitare che l’infrastruttura dei pagamenti internazionali fosse monopolizzata dall’americana Citibank). 
Non è la prima volta che si parla di un uso sanzionatorio di questo sistema: il tema era già emerso nel 2012 su pressione degli Stati Uniti con la decisione di disconnettere il sistema bancario iraniano per boicottare il programma nucleare di Teheran.
Poi nel 2014, al tempo dell’invasione della Crimea, anche alcune banche russe erano state inserite in questa sorta di black list.
Perché quest’ultima notazione ha un peso nella vicenda di ora?
Perché da allora (dal 2014 appunto) Mosca si prepara a questa eventualità e per fronteggiarla ha creato dei circuiti alternativi di pagamento.
Uno di questi (corrisponde all’acronimo SPES) nel 2021 ha intermediato 13 milioni di messaggi (scambi) tra 400 intermediari finanziari aderenti al sistema (tra cui Unicredit e Deutsche Bank) per un totale del 20 per cento dei trasferimenti nazionali.
Secondo gli analisti la Russia potrebbe anche appoggiarsi al sistema interbancario cinese che ha utenti in oltre 100 paesi.
Detto ciò, credo sia giusto indurire le sanzioni e colpire la Russia sul fronte finanziario rientra in questo obiettivo.
Come sapete (molto se ne parla) per noi e la Germania il tema è come pagare le forniture di gas (ma la difesa dei nostri principi comporta certo un sacrificio, e casomai sull’energia meriterà fare un post specifico).
Leggo che i tedeschi ragionano su una chiusura dei rubinetti selettiva (escludendo gli istituti di credito che gestiscono la compravendita del gas).
Per altro non parliamo solo di gas: noi comperiamo dalla Russia 100 milioni di chili di grano all’anno.
Due ultime aggiunte e chiudo (utili però a dare la misura della effettiva efficacia delle misure in discussione).
La prima: nel 2014 uno studio dell’Ispi valutò che l’esclusione della Russia da Swift avrebbe causato una riduzione del 5 per cento del loro Pil.
La seconda: con ogni probabilità avremmo una ricaduta sulle banche europee (francesi e italiane in particolare) che sono esposte complessivamente per circa 50 miliardi di dollari e che in caso di blocco non potrebbero ottenere il pagamento di quei crediti (cioè si determinerebbe di fatto una moratoria sui debiti esteri della Russia).
Ecco, solo per dare conto di una qualche complessità degli argomenti al centro di lunghe tribune televisive dove non sempre c’è qualcuno che riesce a offrire il quadro esauriente dei problemi aperti.

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