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sabato, Novembre 2, 2024

La Domenica secondo Fabrizio

“Quando a dumenega fan u giu, cappellin neuvu, neuvu u vestiu, cu ‘a madama, ‘a madama’n testa, o belin che festa, o belin che festa, a tutti apreuvu ‘a procession, d’a a Teresin a du Teresun, tutti a mia’ e figge du diau, che belin de lou, che belin de lou ”.

Questa la prima strofa del brano “ ‘A dumenega” di Fabrizio De Andrè, che col suo tono festoso, caratteristica del giorno di festa della settimana, ma anche un po’ sboccato, particolare che non ti aspetteresti dal Faber, esplode letteralmente all’interno dell’album “Creuza de ma” del 1984. Ma sarà meglio dare un volto italiano all’inizio di questa divertente domenica, con qualche altro stralcio della canzone. Da sottolineare che il vostro Cacciatore, nel corso della traduzione, ha fatto sfoggio (si fa per dire) di un sacco di puntini di sospensione, pur di non incorrere nella censura. Ammesso, e nient’affatto concesso che esista ancora la censura relativamente ai testi delle canzoni, visti quelli di tanti rapper e trapper, che di termini censurabili ne fanno uso davvero … tropper.

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“Quando la domenica fanno il giro, con cappellino e vestito nuovo, con in testa la maitresse, c….o che festa, tutti dietro alla processione, tutti a guardare le figlie del diavolo, che c….o di lavoro, che c….o di lavoro”. E addentrandoci in questa domenica particolare … “mamma mamma, dammi i soldi, voglio andare al casino … A Pianderlino succhiano c….i, alla Foce hanno cosce da schiaccianoci, a Carignano ci sono f….e di terza mano, e a Ponticello gli mostrano l’u…..o

Ma nel finale il nostro Fabrizio ci avverte che il direttore del porto, ufficialmente, inveisce contro le ragazze … “bagasce siete e bagasce restate”, ma sotto sotto è ben contento perché con gli affitti dei casini riesce a finanziare un bel po’ di lavori nel porto.

Insomma, con l’album “Creuza de ma”, come anche con il brano “Zirichiltaggia”, usando il dialetto genovese e quello gallurese, rende omaggio alla sua prima e seconda patria. Ci piace pensare (anche se non è vero) che sia stato d’ispirazione a Kevin Kostner per il suo “Balla coi lupi”, recitato in parte nella lingua dei Sioux, e a Mel Gibson per “Apocalypto”, girato interamente nel linguaggio dei Maya (pellicole cheammiccano a due genocidi, in America del Nord e in quella del Sud, ma questa è un’altra storia).

Comunque, per la cronaca, effettivamente c’era a Genova l’usanza, alla domenica, di far fare la passerella a quelle signore e signorine che potremmo definire(non ce ne voglia il Faber) “collaboratrici orgasmatiche”.

Alla prossima.

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