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venerdì, Ottobre 11, 2024

Per salvare la Festa, sia data la parola agli amici di Siena

Oggi, il nostro tempo è “tempo sospeso”. Doppiamente sospeso. E’ quasi un paradosso ma ci consumiamo nell’attesa di ciò che non sarà.

E ovviamente fioriscono in rete lamenti, incitamenti alla rivolta, accuse a tutti gli organi di Governo locali e non, qualche iniziativa di testimonianza silenziosa e rispettosa e altre amenità che non vale neanche la pena di citare.

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Tra queste opinioni ce ne sono alcune da cui traspare una sincera preoccupazione sul futuro della Festa. In tempi non sospetti – aprile 2018 – scrivevo: “Una cosa è certa, il prossimo Sindaco di Siena avrà il suo bel daffare a recuperare la centralità del Comune nella gestione effettiva del Palio, anche in relazione ai recenti strappi in materia di giustizia paliesca, ma soprattutto sul tema della gestione complessiva della sicurezza della Festa che sta registrando un arretramento mai visto nei precedenti 50 anni anche in presenza di eventi ed episodi che avrebbero giustificato, forse più che nella attualità, il giro di vite registrato”.

Non posso che confermare oggi, e vorrei vedere tanti soloni ed esperti destreggiarsi in una situazione così complessa!

Quindi, credo che segnali e preoccupazioni siano antecedenti alla situazione della pandemia e che questa li abbia amplificati e resi ancora più concreti. Ma non è con la chiusura su se stessi che si possono affrontare e cercare di risolvere queste preoccupazioni. E la situazione di emergenza attuale renderebbe troppo semplice metterci definitivamente sotto scacco ridando fiato a quanti si fregano le mani per la sospensione del Palio di Siena.

A mio parere occorre altro. Ed occorre per prima cosa un’unità di intenti che almeno su questo tema veda la città unanimemente compatta senza che qualcuno pretenda di essere il depositario del verbo.

Si badi bene, la nostra Festa ha sempre saputo adattarsi ai mutamenti della società, ma lo ha fatto con successo quando le decisioni sono state preventive e autonome. E non imposte. E tali misure e decisioni hanno sempre riguardato gli aspetti tecnici (protocollo cavalli, materassi, monitoraggio tufo, camicie etc), ma mai sono intervenute per regolamentare gli aspetti emotivi e di partecipazione popolare.

Occorre anche la consapevolezza che da soli non riusciremo nei nostri intenti e quindi abbiamo bisogno di aiuti esterni, che non debbano scaturire da negoziazioni o contropartite ma che siano sinceramente interessati a rimettere le cose al loro posto.

La guida di questa operazione deve essere necessariamente, e senza tentennamenti, il Sindaco di Siena che deve riunire, oltre agli organi di contrada attualmente in carica, anche gli ex dirigenti dei diciassette popoli, gli ex rettori del magistrato delle contrade, esperti di comunicazione di cui la città è abbondantemente fornita, costituendo una sorta di comitato operativo con il compito di chiedere a quanti fuori dalla città hanno a cuore il Palio – i pittori dei drappelloni, le personalità che hanno presentato i drappelloni, quanti hanno negli anni scritto a favore della festa, i veterinari e professionisti che hanno collaborato a vario titolo etc -, di intervenire a tutela del Palio, secondo una regia precisa e non a caso.

Bisogna ripartire da quel lavoro pregevole che il compianto professore Alessandro Falassi aveva iniziato per chiedere l’inserimento del Palio nel Patrimonio immateriale dell’Unesco… A proposito quanto ci sarebbe stato utile oggi, e lo chiedo a quanti a suo tempo si sono compiaciuti per il mancato riconoscimento?

L’obiettivo non deve essere solo legato all’emergenza pandemica, ma a riaffermare l’unicità della Festa, la sua sicurezza sul versante degli animali, e degli umani, la sua autenticità legate alle peculiarità che la rendono diversa da sagre e salsicciolate varie, l’essere connaturata al tessuto sociale in virtù di soggetti – le contrade – che hanno vita durante tutto l’anno e non si accendono e spengono in prossimità delle due carriere, fino a riappropriarsi di una dimensione in cui la Giustizia Paliesca e la gestione dell’ordine pubblico tornano, pur con le moderazioni del caso, ad essere in capo al Comune di Siena.

Obiettivo utopistico? Forse, ma sostituirei al pianto greco azioni concrete e rialzerei la testa. Poi si potrà pensare a manifestazioni anche concrete, ma dentro un disegno unitario.

Visto che hanno sospeso anche il nostro “tempo sospeso” utilizziamolo per non perdere altro… tempo. Come si fa a pensare di trasformare una Festa veramente di popolo che ha il suo fascino nel non essere irreggimentabile in alcun canone, in una sorta di rappresentazione teatrale in cui poche persone siedono asetticamente, magari con binocolo e ventaglio, come se fossero al concorso ippico di Piazza di Siena?

Forse è questo che ha indotto in errore. Occorre battersi con la testa sulle spalle contro questa lettura che da fuori viene data di noi che tende a prendere del Palio tutto quello che rientra nei canoni del folklore, scartando poi nei fatti gli aspetti che la rendono autentica e non una fasulla rievocazione storica.

Tornare insomma a far capire a tutti che, quando ci mettiamo addosso le insegne delle nostre contrade, noi non recitiamo ma siamo davvero i “noi” di un tempo passato, con le nostre passioni, le nostre debolezze e a volte anche i nostri errori.

È un lavoro che comunque servirebbe anche a tutti noi per cercare di rifocalizzare ciò che siamo e perché siamo così, perché sono state introdotte molte misure e quale è sempre stato l’obiettivo centrale, ovvero la tutela della Festa.

Un progetto in cui la città si potrebbe sentire coinvolta e per una volta senza steccati e senza che nessuno abbia timore che qualcuno si intesti la paternità ed il merito.

Si vince e si perde tutti insieme, almeno una volta…

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