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giovedì, Novembre 21, 2024

Produzione ed esportazione toscana: il trend tra 2023 e 2024

L’istituto regionale per la programmazione economica della Toscana (IRPET) nel mese di aprile ha pubblicato il consuntivo dell’andamento della produzione e delle esportazioni nell’ultimo quadrimestre del 2023.

Questi dati sono significativi sia per avere un’idea su come le cose sono andate nel periodo natalizio in cui si concentra il massimo delle transazioni commerciali, che per immaginare come potrebbe andare il 2024.

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Il consuntivo mostra le difficoltà dell’economia toscana, al pari di quella nazionale, derivanti dall’aggravarsi delle crisi geopolitiche, in Medio Oriente e anche in Ucraina, che della stretta creditizia praticata dalla BCE per riportare l’inflazione al 2%. Nonostante queste gravi difficoltà sovra nazionali, nella dinamica delle esportazioni la nostra regione si colloca tra quelle che hanno fatto meglio della media nazionale (+1,4), contro il + 5,4%.

La Toscana si è contraddistinta per essere export-oriented, che ha fatto leva sui distretti industriali, costituiti da un novero di piccole e medie imprese che riuniscono l’unitarietà del prodotto finito con una grande collaborazione interattiva tra di loro, come se il prodotto uscisse da grandi imprese.

Nel quarto trimestre del 2023, i prodotti della maglieria, dell’abbigliamento, dei filati e dei tessuti, del cuoio e della pelletteria, delle calzature e del legno, tipici dei nostri distretti, segnano una diminuzione delle esportazioni mediamente al di sopra del 10%.

Un trend già avvertito nel secondo e terzo trimestre dell’anno, che nel quarto trimestre ha consolidato questa tendenza negativa.

Un andamento diverso, invece, si è registrato nei settori di attività più strutturati, quale quello farmaceutico che nel 2023 ha registrato un raddoppio delle esportazioni rispetto al 2021, della nautica viareggina con un incremento del 24,8%, della camperistica senese con un aumento del 35,6% e dei macchinari tessili e della lavorazione del marmo con + 4,3% medio. Il variegato andamento della produzione regionale ha prodotto un aumento della cassa integrazione guadagni ordinaria del 68% per fronteggiare eventi transitori o a situazioni temporanee di mercato e quello della cassa straordinaria che, invece, si è triplicata (+234%).

Nei primi tre mesi del 2024 la produzione di beni intermedi per le grandi imprese della moda, nazionali o estere, non si discosta dal trend dell’ultimo trimestre del 2023. Nelle attività produttive più strutturate prosegue l’andamento positivo degli ordini e delle commesse registrato nell’ultimo trimestre del 2023.

Il persistere di questa criticità non può non essere oggetto di una profonda riflessione. Stanno vacillando quei distretti del Made in Italy che dal dopo guerra hanno consentito alla Toscana di essere fra le prime regioni esportatrici del nostro paese, con indubbi riflessi nella crescita del benessere della popolazione.

Un benessere che si è riflesso anche nel potenziamento delle strutture per vacanze della costa tirrenica e dell’arcipelago toscano che nel tempo sono diventate una meta crescente del turismo internazionale.

I cambiamenti climatici e le innovazioni tecnologiche stanno innescando una profonda trasformazione del sistema produttivo globale con la riorganizzazione della produzione e della commercializzazione da parte dei grandi gruppi industriali e finanziari.

I distretti manifatturieri hanno necessità di riorganizzarsi per non venire spodestati dalla trasformazione mondiale del sistema economico. Il piccolo, le reti d’impresa e le filiere produttive, forse, per cosi come sono strutturati, non sono funzionali alla trasformazione in atto nel mondo sul modo di produrre e sul controllo dei processi produttivi.

I risultati dell’andamento economico del sistema delle PMI stanno evidenziando l’importanza della dimensione aziendale. Infatti, è’ la “classe media” delle imprese (da 50 a 250 addetti) che eccelle per la produttività e per le performance competitive I nuovi e massicci investimenti derivanti dalla transizione green, dalla digitalizzazione e dall’intelligenza artificiale richiedono una drastica riduzione della frammentazione produttiva dei distretti della moda in particolare, nonché la crescita delle spessore qualitativo delle maestranze con continui e onerosi corsi di formazione professionale.

Il problema ci riguarda da vicino, come riguarda tante altre regioni, basti pensare al Veneto, alle Marche, all’Umbria. Si tratta di una questione nazionale che non può essere risolta su base regionale per l’apporto, più che positivo, che detti distretti hanno dato allo sviluppo del prodotto interno lordo. Si rende, pertanto, necessaria un’azione incisiva da parte del governo d’intesa con le regioni, coinvolgendo le associazioni di categoria e il sistema bancario, per predisporre un programma organico di interventi per dare una nuova dislocazione nella competizione internazionale ai distretti manifatturieri del Made in Italy.

Il programma dovrà contemplare da un lato la predisposizione di strumenti idonei per facilitare l’aggregazione tra le imprese di un tessuto produttivo frammentato e dall’altro l’elaborazione di progetti di ricerca che incentivino la messa in comune di risorse pubbliche e private per realizzare obiettivi di sviluppo e di benessere collettivo.

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