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mercoledì, Dicembre 11, 2024

Prove di dialogo e di visione d’assieme

Una domanda: Il Comune sa come cambiare la città e non sa comunicarlo alla gente oppure non ha idea di come fare?

Ho letto con interesse le prove di dialogo tra Siena Sostenibile e Italia Viva (Chiti) su problemi annosi della città relativi alla logistica delle merci nel centro storico e mi è venuto un parallelo con la questione delle quattro navette, e sulle discussioni che sta generando…

Premesso che ogni cambiamento nell’organizzazione della città suscita sempre proteste e queste generalmente sono molto più rumorose degli apprezzamenti, e che ogni amministrazione ha il diritto-dovere di intervenire sulla base delle sue idee programmatiche, così come chi non è d’accordo ha il diritto di manifestarlo, quello che mi sembra emerga come elemento debole della strategia amministrativa è il non avere un approccio sistemico, una visione d’assieme, un’idea insomma di quale città si voglia proporre, rendendo partecipe la cittadinanza.

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Immaginiamoci cosa successe in città che, prima in Europa, nel luglio 1965, vide Fazio Fabbrini emanare l’ordinanza di istituzione della ztl con la chiusura del traffico nel centro storico. Ma da lì in poi si succedettero amministrazioni che seppero dare un’idea di visione della città, della sua organizzazione, che rispondeva ai tempi, al suo tessuto sociale e commerciale, allo sviluppo che comunque attraversava tutto il Paese e che avrebbe continuato quasi per un decennio.

Oggi mi pare che questa visione d’assieme non ci sia, o forse non è stata comunicata, e se si procede con interventi spot si rischia di fare più danni che benefici.

Ripensare l’organizzazione dei servizi, degli orari e la strutturazione della città significa non prendere un pezzo alla volta e cercare di cambiarlo, ma avere una visione d’assieme che leghi e renda coerente lo sviluppo urbanistico – non necessariamente nel senso di costruire di più ma anche di razionalizzare -, la politica del traffico e della sosta, la logistica legata al conferimento delle merci nel centro storico, la riorganizzazione delle aree adiacenti ai grossi poli attrattivi di utenza (Ospedale, Università, ecc.), il completamento di quella raggiera di parcheggi a difesa della integrità della Ztl, il potenziamento della viabilità tangenziale alla città anche rischiando di progettare per chi verrà dopo, perché quello si deve fare.

Un dialogo rinnovato con i comuni della cintura metropolitana che vanno messi anche di fronte alle proprie responsabilità quando occorre, ma che devono comunque essere considerati parti di un territorio da programmare più vasto di quanto non indichino i confini comunali.

Badate che la città è abituata a questo, perché prima con il Piano Regolatore Secchi e poi con il Piano Strutturale si è cimentata nella costruzione di una visione prospettica e ha cercato di perseguirla.

E il dibattito che ci fu in Consiglio Comunale in entrambi casi, al netto di chi portava interessi particolari e si cimentava in emendamenti ad hoc, dava davvero l’idea di uno sforzo collettivo in cui si confrontavano anche diverse idee di sviluppo, dopo che, per il Piano Strutturale, ci fu una campagna di ascolto e confronto senza precedenti che permise di intercettare professionisti, cittadini, imprese e associazioni di categoria e sindacali e perfino un incontro nei seggi di ogni contrada.

Questo serve, specie alla luce dei mutamenti che sono avvenuti e che avverranno nella composizione dell’abitare, del tessuto sociale, della richiesta di mobilità pubblica forse meno massiva che nel passato ma più selettiva.

Capire quale politica dei beni culturali permette la valorizzazione e come questa valorizzazione può contribuire ad indurre una domanda turistica diversa, ragionare quindi su come un’offerta complessiva della città in termini di qualità del vivere e del soggiornare possa modificare l’offerta globale, cercando di destagionalizzare i flussi di picco e proponendo una segmentazione del mercato che sia in grado anche di rigenerare qualitativamente il tessuto commerciale e produttivo.

Discorso già fatto sempre dal sottoscritto, al netto delle smanie di discontinuità che hanno dimostrato di essere perniciose specie per chi le ha sposate.

Un progetto convincente è tale se affronta tutti i nodi sistemici, altrimenti il decoro della città si scontra con una gestione dei rifiuti caotica e in arretramento, con le auto affastellate nelle piazze per troppe ore, e si pensa di affrontare il decoro con qualche emendamento restrittivo al Regolamento di polizia Municipale mentre i rifiuti invadono la città, il centro storico e non solo, si offre il fianco allo sberleffo più che alla critica.

Sui rifiuti faccio un esempio banale, ma passare da un sistema in cui si accede ai cassonetti con tessera alla fine di questo sistema, non offre una visione prospettica ma sembra più un sistema per rispondere alle critiche di chi magari era scocciato dall’uso della tessera.

Non capire che, pur se esiste anche la inciviltà dei cittadini, non puoi dire, come avvenne nella scorsa legislatura, che ci sarebbero stati controlli ai cassonetti perfino dove occorreva con video sorveglianza, al liberi tutti con conseguenti sacchetti e altro abbandonati all’aria aperta. Non puoi, nei punti in cui l’utenza che conferisce i rifiuti ti ha ampiamente dimostrato che quei cassonetti – il loro numero la loro dimensione la loro densità fate voi – sono insufficienti, sostituirli, dopo una pioggia di segnalazioni, perché guasti e scassati, con cassonetti identici nel numero e nella dimensione. Così sei tu che disincentivi la civiltà, che disincentivi la raccolta differenziata, perché non tutti, ahimè, sono disposti a tenere i sacchetti in macchina chilometri e chilometri per trovare un buco dove metterli.

Nelle aree periferiche questo succede quotidianamente. Colpa di chi? Di Sei Toscana, del Comune di Siena, di un contratto di servizio che ha previsto pochi passaggi per lo svuotamento dei cassonetti? Ditemelo voi non lo so, ma neanche interessa tanto di chi è la colpa.

Mi ricordo comunque che quando un problema è di un cittadino il campanello che si suona è sempre quello del Sindaco, poi sta a lui – lei in questo caso – affrontare il problema, perché come dice un vecchio detto per chi sta in quella posizione “ci sta il pane e la sassata”.

Questo è quello che a mio modestissimo parere manca, sono fatti, coerenza, idee e progetti. Ci sarebbe quindi del lavoro da fare e sarebbe un bel terreno su cui misurare la capacità dell’opposizione di cominciare a costruire un’alternativa credibile e affascinante, mentre per la maggioranza sarebbe un cambio di passo che farebbe sicuramente bene alla città, a meno che loro, non siano più occupati a marcare la discontinuità con i loro stessi della precedente amministrazione, e ogni tanto questo sospetto ci sovviene.
Buon lavoro a chi lo vorrà fare!

Maurizio Cenni

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