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sabato, Aprile 20, 2024

Una nuova aria

In Inghilterra, alla metà del 1800, la nazione sta vivendo un periodo di intensa espansione industriale: la popolazione abbandona in massa le campagne e si riversa nelle città, che crescono a ritmi rapidissimi.

Questa crescita, repentina e incontrollata, porta con sé condizioni igieniche disastrose: affollamento, sporcizia, mancanza di luce e aria. Londra, in particolare, è ciclicamente devastata da epidemie di colera che decimano la popolazione, ormai assuefatta a queste situazioni estreme e rassegnata all’idea che un destino avverso incomba su di lei.

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Per ovviare a queste problematiche, e garantire la salute pubblica, vengono emanati i primi regolamenti di igiene: risale infatti al 1848 il Public Health Act, predecessore dei regolamenti edilizi e antesignano dell’urbanistica moderna.

Tuttavia le leggi, per quanto necessarie, avrebbero potuto rivelarsi uno strumento non efficace. E allora gli inglesi aggiungono strategie concrete e realizzano impianti di smaltimento dei reflui in tutta la città: le strade non sono più latrine a cielo aperto, virus e batteri sono tenuti sotto controllo, le epidemie cessano di imperversare.

L’edilizia come strumento di salute pubblica.

E’ stato dimostrato che il virus con cui siamo costretti a convivere si diffonda non solo tramite lo scambio di fluidi quali la saliva ma anche per via aerea. Tutti respirano l’aria, ma quando mettiamo venticinque persone in una sola stanza con le finestre chiuse, tutti respirano la stessa aria più e più volte (motivo per cui il contagio all’aperto è assai più raro). E più aumenta il tempo di permanenza all’interno del vano, più l’aria diventa viziata.

“Le finestre!”, urlava a gran voce un mio professore delle superiori entrando in classe. All’epoca, si trattava solo di mancanza di ossigeno, o magari di qualche cattivo odore emanato dai nostri corpi di adolescenti..

Oggi, ricambiare l’aria in una classe diventa necessario per tutelare la salute di tutti.

Ma chi provvede a far cambiare l’aria? Chi si sincera che le finestre siano state aperte abbastanza da garantire un ricambio adeguato? 

Esistono impianti di ventilazione meccanizzata che assolvono egregiamente questo compito: alcuni, più sosfisticati, addirittura rilevano il livello di anidride carbonica e procedono al ricambio quando il valore supera la soglia stabilita.

Pur tuttavia questi impianti, ormai tecnologie consolidate e comuni, non sono diffusi. In alcuni casi per scarsità di fondi, in altri per ostracismo da parte delle Pubbliche amministrazioni che li trovano “brutti”, a volte “deturpanti” le facciate degli edifici.

E così abbiamo avuto i banchi a rotelle, ma non abbiamo investito su edifici più salubri e sicuri.

Ora è di nuovo autunno, le scuole sono ricominciate e per garantire la ventilazione le finestre resteranno indiscriminatamente aperte, anche in pieno inverno. 

Alla faccia di tutta la propaganda sull’efficientamento energetico e sul comfort interno.

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