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domenica, Novembre 24, 2024

Viareggio, il Padron del buccellaio, il futuro della città, il Pd e la Spigolatrice di Sapri

Con un’ordinanza sindacale scarna e secca, alla pari di quelle lettere aziendali di licenziamento per liberarsi dei dirigenti reprobi, il Sindaco Del Ghingaro ha messo fine all’esperienza della Vice Sindaca Federica Maineri. E’ venuto meno il rapporto di fiducia… così si dice laconicamente.

Questi i link dei media locali su quanto accaduto:

https://www.lagazzettadiviareggio.it/brevi/giorgio-del-ghingaro-e-la-defenestrazione-di-federica-maineri-secondo-sinistra-italiana

https://www.msn.com/it-it/news/politica/del-ghingaro-caccia-la-vicesindaca-maineri/ar-AAUrRis?ocid=BingNewsSearch

Un giornalista del Tirreno ha scritto che non dobbiamo meravigliarci perché questo, in fondo, è il gioco della politica. Ma di quale gioco e di quale politica parla?

Del Ghingaro ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, quella che è la sua politica. Appunto sua: perché la stella polare del suo far politica è, in ultima istanza, il proprio interesse personale.

Comunque vada la telenovela “Lucca o Viareggio”, Del Ghingaro ci esce male. Se si candiderà a Lucca sarà uno schiaffo ai viareggini e alla città, sacrificata ai suoi interessi di prestigio e alle sue ambizioni e mire personali. A Lucca sarà davvero poco credibile: che garanzie potrebbe dare una persona che ha preso degli impegni con gli elettori di un comune vicino – un comune toscano molto importante – e alla prima occasione utile li ha abbandonati con le pive nel sacco e con un umiliante marameo.

Qualsiasi impegno prendesse non sarebbe credibile e affidabile: e quando si dovesse prospettare l’occasione, se effettivamente si prospetterà dati i precedenti, di nuovi ruoli a Firenze o in Parlamento o di incarichi prestigiosi, a quel punto Lucca varrebbe meno di una messa. E, si sa, l’occasione fa cadere l’uomo in tentazione: tanto più se è, come nel nostro caso, animato da una smisurata e insaziabile ambizione personale, da un’innata e tronfia presunzione.

Se rimanesse a Viareggio sarebbe comunque un Sindaco dimezzato: l’aver lasciato per mesi e mesi aperte le due strade, senza smentite nette e risolute fin dal primo girar di voci, non depone a favore della sua coerenza, della sua serietà, del suo attaccamento alla città che lo ha eletto a Sindaco.

Comunque vada sarà un successo! E poi ci sono le macerie, ben più grandi ed estese del possibile, ma non certo, titolo di Città Capitale della Cultura, di qualche strada o piazza rifatta.

Crisi e tensioni costanti e permanenti a livello istituzionale: rapporti burrascosi con la Regione Toscana, rapporti rissosi con altri comuni versiliesi, blocco per mesi e mesi di organismi che hanno competenze importanti per la vita e lo sviluppo delle nostre attività. Attività marittime, portuali e commerciali oggi; ieri l’altro il parco Migliarino San Rossore tenuto sulle graticole per mesi; ieri il subdolo percorso progettato e proposto dentro l’area protetta, la così detta ciclovia europea.

Una gestione che di Sindaco ha poco: assomiglia infatti di più a quella di un Podestà! Nessun assessore è possibilitato a criticare, ad avere posizioni diverse, costretto a fare il replicante. La vita politica, quella che invece sarebbe necessaria, è confronto, dialogo, composizione; la vita amministrativa è ascolto, mediazione, partecipazione, interesse collettivo prima che personale.

Tutto il contrario dello stile e delle modalità di esercizio della sua carica pubblica. L’aggregazione civica a cui ha dato vita, non ci si faccia abbindolare dalla pomposità della parola, ha ben poco di civico: altro non è che un’accozzaglia di interessi diversificati di tipo economico o personale, di gruppi di interesse, di carriere e di incarichi. Miracolo: spunta da ogni parte e come la gramigna infesta orti e giardini.

Al Parco lo si voleva collocare, per forza e con l’arma del ricatto istituzionale, come esperto di natura, di ambiente, di verde; poi come esperto del settore della raccolta differenziata e dello smaltimento e, dulcis in fundo, ai porti, ai traffici commerciali marittimi come se arrivasse l’ammiraglio Nelson. E tutti dovrebbero sottostare e accettare i miracoli!

E poi il casus il belli del licenziamento di Federica Maineri. La colpa vera o utilizzata? Si è macchiata della gravissima offesa di non essere stata d’accordo con l’editto del suo Podestà, perché Viareggio abbandonasse il sistema museale provinciale!

Abbandonarlo per un problema di indirizzi strategici del sistema? Nemmeno lontanamente! Per programmi del sistema che penalizzavano Viareggio? Nemmeno! Per scontro sulle strategie di sistema? Manco per idea! L’abbandono di Viareggio si deve al fatto che l’assessora Mei, una della quale ci si può fidare ciecamente come ben si ricorda l’ex Sindaco di Viareggio Betti e il Pd, doveva per forza essere eletta a Presidente del sistema!

Si sa: quelli che valgono vanno promossi senza se e senza ma, senza consultazioni, senza un lavoro preparatorio, a prescindere da tutto il resto e da tutti gli altri. Gli editti del Podestà sono ordini supremi e vanno rispettati. Si sa, per ogni Podestà che si rispetti la parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti è quella delle decisioni irrevocabili: c’è solo l’obbedienza assoluta e totale, la genuflessione. Se uno osa avere un dubbio, o si pente immediatamente fustigandosi o viene buttato fuori. Questo è il Regno bellezza!

Ritorniamo a Miracolo. Quali miracoli potrebbe portare seco Miracolo? Quali speciali meriti ha per essere proposto da tutte le parti e perché quelle parti regolarmente, pervicacemente lo rifiutano sdegnosamente, anzi proprio non lo vogliono? Porta voti e consensi elettorali? O cos’ altro? Ma ritorniamo anche ai regimi quasi monopolistici assunti da qualche famiglia o da qualche società, favoriti e incentivati negli anni e ora sostenuti da questa amministrazione: sarebbe utile un dibattito a carte aperte sul tavolo.

La stessa modalità del licenziamento in tronco di Federica Maineri non è davvero accettabile. Lo stile è stile e il metodo è sostanza! C’è un problema? Si apre un tavolo di verifica, si discutono e si confrontano le diverse posizioni. Tanto più se la questione riguarda la seconda carica dell’Amministrazione e i rapporti con un partito, il Pd, che ha contribuito in modo importante alla vittoria elettorale.

I dirigenti di quel partito non sono stati avvertiti preventivamente delle decisioni che sarebbero state prese a carico del loro esponente in Giunta. Il Pd Viareggino ha avuto infatti l’ardire e la sfrontatezza di chiedere formalmente e pubblicamente al Del Ghingaro di chiarire, una volta per tutte, se intendeva rimanere a fare il Sindaco a Viareggio o pensava di mollare tutto per altri lidi. Questi ingenui del Pd viareggino cosa si aspettavano che succedesse dopo una simile provocazione?

No, la politica è un’altra cosa: è progetto, sono valori, è una modalità di conduzione e di governo, è lealtà nei confronti dell’elettorato, è partecipazione, è lungimiranza per capire dove si dovrebbe andare con un mondo così in trasformazione, è dare ascolto alla città, alle sofferenze e al disagio, a quella città dietro il salotto buono, a quella che tutti i giorni ha a che fare con la sostenibilità della propria famiglia ed è alle prese con il lunario.

Italia Viva Viareggio (c’è dietro il solito Miracolo di turno) non ha aspettato nemmeno un giorno per scrivere che il Pd non si è dimostrato partner di maggioranza affidabile in questo mandato… ha dimostrato ambiguità non ha appoggiato le scelte del sindaco per le presidenze (a cui naturalmente Miracolo era stato proposto), sull’asse di penetrazione, sulla ciclovia tirrenica… e per concludere la ciliegina sulla torta, gli interessi del partito democratico (scritto minuscolo per la grande attitudine all’italiano o per senso di dispregio) vengono prima degli interessi collettivi della cittadinanza. (Sic!)

Il Pd regionale dovrebbe chiedere una verifica immediata con Italia Viva e le altre forze del governo toscano proprio sulla situazione di Viareggio e aprire una riflessione complessiva sullo stato dei rapporti a livello locale.

L’unico merito che possiamo attribuire a Del Ghingaro è di aver contribuito, con l’allontanamento della Maineri a chiarire gli equivoci: del suo civismo, di un programma infettato dai reduci e combattenti ex o ancora veterani di Forza Italia, di un falso ambientalismo, di un’inesistente visione di futuro, di un amore sperticato per la Bellezza, per i salotti buoni, per tutto ciò che fa immagine e riempie gli occhi di lustrini che brillano. E ora il Pd deve scegliere di stare in Consiglio Comunale per sostenere le cose giuste nell’interesse vero dei cittadini e per riportarci dentro la voce di quella città di cui anche il Pd si è spesso dimenticato.

Spetta al partito di Letta riprendere i contatti con i lavoratori, con il mondo delle imprese produttive, con i quartieri, con quelle realtà che sono in trincea. Spetta al Pd farsi mallevadore di un confronto ampio, protagonista di un progetto che guardi al futuro di Viareggio recuperando una visione versiliese e dare un contributo serio alla ricostruzione di rapporti positivi tra le varie espressioni progressiste e di sinistra. Al Pd di Viareggio sono in pochi, meno dei trecento della famosa poesia del Mercantini: se fossero davvero giovani e forti che non voller fuggire… in tal modo che parean tremila, sarebbe la strada per non morire e per svolgere un ruolo importante per costruire un’alternativa.

Niclo Vitelli

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