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giovedì, Novembre 21, 2024

Alle nostre città serve lungimiranza

Il dibattito aperto da Maurizio Cenni, proseguitò con Roberto Bozzi, sulla questione demografica è importante. E non può essere racchiuso soltanto in chiave senese.

E’ un problema europeo – o meglio di molti Stati europei – ad esclusione della Francia. E’ un problema nazionale. Anzi, molto Italiano.

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Pesano insomma sul tema molte assenze di politiche sociali: per i figli, per le mamme, per la famiglia. Pesa il tema del lavoro e del futuro dello sviluppo economico di pezzi importanti di territorio. Pesano mancate politiche di inclusione. Se non facciamo figli abbiamo bisogno di braccia, gambe, teste a cui indicare una possibilità di futuro.

La provincia di Siena ha un’aggravante. Pesa la contraddizione tra vastità del territorio e popolazione; pesa  l’essere articolata in comunità di piccoli centri, con grande storia e identità ma incapaci a reggere lo sviluppo dei tempi. Basti vedere quanto sia complicato dotare alcuni territori delle moderne infrastrutture di comunicazioni. O anche semplicemente manutenere la fitta rete di strade.

Tra popolazione e servizi c’è un rapporto. Come c’è un rapporto stretto tra composizione sociale e per classi di età e servizi occorrenti. Molte delle cose che non stanno più funzionando, e che avevano sempre funzionato, probabilmente  nascono proprio dall’invecchiamento della popolazione.

Basta pensare alla sanità. Basta guardare al “conflitto” tra giovani della periferia che vogliono vivere il centro storico di notte a Siena e anziani del centro storico che vogliono riposare. Un tempo quelli che facevano “baldoria” sotto le finestre erano semplicemente gli stessi che ci abitavano.

Molti i tentativi nel tempo fatti dalla politica e dalle istituzioni per armonizzare politiche e servizi. Sanità, trasporti, rifiuti, energia, comunicazioni. Ma è rimasto sempre il nodo politico costituito dal fatto che la prima cellula fondamentale di organizzazione di una comunità è appunto il Comune.

Qui tutte le iniziative hanno toppato. Consorzi, Associazioni Intercomunali, sistemi metropolitani hanno finito per essere delle “superfetazioni istituzionali” che hanno aggravato i problemi.

E anche il meccanismo delle fusioni tra comuni – nonostante il sistema premiante – ha trovato scarso utilizzo e anche molte ostilità giustificate. Basti pensare che, completato il percorso, in attesa delle elezioni del nuovo Comune, i preesistenti comuni vengono commissariati con la stessa procedura di quelli sciolti per mafia…

Cos’è che non funziona? Insomma, per dirla brutalmente, basta leggere l’ intervento di Bozzi che richiama il tema della “pari dignità”, per capire che da un certo punto in poi non sono più in ballo gli interessi delle comunità di cittadini, ma quelli dei sindaci, degli amministratori, dei consiglieri comunali, dei dipendenti comunali. Cioè di tutti quelli in prima linea che possono “guadagnarci” oppure no.

E’ un problema di lungimiranza delle classi dirigenti.  Inutile girarci intorno. Se nel Rinascimento avessero pensato ai “tempi corti” non avremmo nulla dell’eredità di cui ci facciamo vanto e che ancora più prosaicamente ci porta reddito.

(Immagine da Pixy.org)

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