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mercoledì, Aprile 24, 2024

Andrea Vigni: “Saper ascoltare, sinergia e fiducia sono le basi per allenare il fisico ed per ottenere massimo dagli atleti”

La preparazione fisica. Croce e delizia di tutti gli sportivi, ma fondamentale per il raggiungimento della performance. È la base sulla quale costruire il lavoro di una stagione sportiva, attraverso una programmazione in sinergia con tutte le componenti dello staff tecnico. Un lavoro attento ed oculato, funzionale al raggiungimento degli obiettivi del singolo atleta e del team. Parlare solo di “fisico” è però riduttivo, perché chi svolge questa professione deve essere in grado di conoscere l’atleta a 360 gradi, capirlo, comprenderne i limiti ed i punti di forza, entrare in sinergia con lui.

“E’ fondamentale entrare in sintonia e saper ascoltare perché nessuno meglio del tuo interlocutore sa di cosa ha bisogno. Si deve instaurare un rapporto di fiducia, perché solo così un atleta potrà dare il 100 per cento”.

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Sono le parole di Andrea Vigni, giovane preparatore fisico che ha scelto di fare della sua passione un percorso di vita.

“Lavoravo alla Mens Sana, alla quale sono legato tuttora, come istruttore fitness. Poi mi chiesero di dare una mano al settore giovanile del volley. Accettai con entusiasmo e iniziai ad approfondire il lavoro che dovevo intraprendere, perché seguire una squadra è molto diverso dal lavorare come personal. I ragazzi soprattutto hanno bisogno di accortezze maggiori, vanno indirizzati e guidati a prendere coscienza e consapevolezza del proprio corpo. Lì ho capito che era la strada che volevo seguire ed ho iniziato a studiare ed aggiornarmi continuamente per essere il più preparato possibile”.

Dal settore giovanile del volley biancoverde, Andrea è passato alla prima squadra per poi vivere esperienze a livello senior, con Emma Villas ed Ego Handball, e con la sezione Artemio Franchi di Siena dell’AIA, adattando di volta in volta il lavoro a seconda della tipologia di atleti e di disciplina.

Foto Riccardo Migliorini

“Ogni squadra, ogni disciplina va trattata diversamente. Il lavoro cambierà a seconda dello sport, che sia di contatto o meno, che si tratti di una squadra femminile piuttosto che di una maschile. Allenare un singolo è molto diverso dall’allenare una squadra, perché all’interno di un gruppo subentra una componente psicologica che rappresenta un aspetto fondamentale del lavoro, oltre al dover entrare in sinergia con lo staff tecnico, a cominciare dall’allenatore. Quando entri a far parte di uno staff devi saperti relazionare e seguire un percorso comune per il raggiungimento degli obiettivi a cui ambisce la squadra. Devi essere funzionale al lavoro dell’allenatore ed essere bravo ad esaltare le qualità di ogni singola pedina del team per fare in modo che in campo si esprima al meglio. È necessario modulare il lavoro in base al livello richiesto dall’allenatore e saper gestire il riposo che è funzionale alla gestione della performance. Ci sono periodi in cui il lavoro subirà un decremento, per consentire di arrivare al top nei momenti in cui conta. E’ importante conoscere anche gli aspetti tecnici perché ti consente di lavorare meglio dal punto di vista fisico e ti consente di far trovare all’allenatore giocatori più pronti”.

Adesso c’è la tendenza ad accentrare in un’unica figura allenatore e preparatore per poter avere una condivisione sempre maggiore di competenze, ma oltre a questo gli staff stanno crescendo inserendo al loro interno professionalità specifiche che seguano gli atleti in ogni singolo aspetto:

“Il calcio e gli altri sport stanno andando verso questa direzione. Gli staff sono sempre più completi. Si sono arricchiti con figure complementari che seguono i giocatori in maniera capillare. L’attenzione alla cura della persona è propedeutica al risultato sportivo, perché una persona in salute performa di più. Saper gestire l’emotività e convivere con momenti difficili è fondamentale. Avere un’analisi capillare dell’atleta fornisce tanti spunti e ti aiuta a lavorare meglio”.

Ci può essere differenza di approccio tra chi pratica uno sport a livello professionistico e dilettantistico?

“Più che differenza c’è un filo comune, che è la passione per quello che si fa. La passione è il motore per chi pratica sport a qualsiasi livello. Se manca quella è impensabile arrivare a certi livelli come è impensabile andare ad allenarsi dopo una giornata di lavoro. Solo con quella puoi superare i tuoi limiti”.

Formazione e confronto continuo sono un altro aspetto per essere sempre al passo con i tempi. Andrea ha partecipato questa primavera al prestigioso corso di preparatori fisici a Coverciano, dove ha potuto apprendere ed interagire con colleghi e professionisti del mondo del calcio.

“E’ stata un’esperienza formativa incredibile, che mi ha consentito di imparare tanto dai migliori del settore, entrare nella storia del calcio e viverla. Ascoltare le esperienze personali di tanti colleghi e confrontarsi con loro è stato un arricchimento ed ho cercato di prendere il meglio da ognuno di loro, facendone tesoro. Coverciano è stata una delle esperienze più formative del mio percorso, alla quale ho sempre aspirato partecipare. Per me rappresenta un nuovo punto di partenza per guardare sempre avanti ed aspirare al meglio”.

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