Il terzo giorno del Festival della Salute ha proposto a Palazzo Patrizi il convegno Asp. Ben rappresentate le ventidue aziende di Servizi alla Persona della provincia Senese, ma il quadro che si è venuto a delineare è di assoluta urgenza e drammaticità.
Fatta eccezione per strutture simili a Campansi Siena o Sinalunga che sono chiamate a fornire servizi speciali, se non addirittura quelli assolutamente remunerativi come le farmacie, le Asp non hanno rosee aspettative di futuro.
Ad esprimere senza mezzi termini quello che non va è Sirio Bussolotti, storico sindaco cetonese, a lungo consigliere regionale Pd, oggi presidente dell’Asp Casa Famiglia di Cetona che gestisce Rsa a Cetona e Chiusi (50 dipendenti, 55-60 posti letto, 3 milioni di fatturato medio annuo pre-Covid).
Bussolotti è anche il Presidente di Aret Asp – l’Associazione Regionale Toscana delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona – ed in quanto tale mostra di avere una visione generale molto estesa.
Quando gli chiediamo di spiegarci, quasi si giustifica… “Sai nei convegni spesso si vola alto, magari anche giustamente; e a molte persone sfugge nel suo intero la realtà, tuttavia, questa non può essere sottaciuta”.
E qual è questa realtà?
“Che la grande maggioranza delle Asp toscane versa in grave affanno. Se non interverranno chiarimenti e risorse promesse entro la fine d’anno, io personalmente farò copia delle chiavi e le andrò a riconsegnare a Prefetto, Regione e Comune”.
E’ una forzatura? C’è un motivo politico oppure economico?
“Del fatto che ci sia una strategia dietro tutto questo comincio a dubitarne davvero. Ci sono fondi Pnrr per tutti ma non per le RSA, si sono rimborsate le imprese per il caro-energia senza fare una parola circa le RSA ed infine Draghi ci ha lasciato con uno stanziamento da 400 milioni per strutture come le Rsa che va convertito in legge, ma – peccato – nel testo si fa riferimento solo a strutture socio-assistenziali e non a quelle sociali come le RSA. Sono ora un po’ meno convinto che si tratti di disattenzione e più propenso a giudicarla volontà politica. Le nostre difficoltà comunque partono da lontano…”
Quanto lontano?
“Dal 2017 quando c’è stato il cambio di impostazione di servizi e ruoli a livello regionale. Passaggi assolutamente condividibili che tuttavia hanno tolto alle Rsa pubbliche alcuni vantaggi e aggiunto alcuni handicap. Mi riferisco al contratto enti pubblici per noi vigente che limita a 36 le ore lavorative di OS e infermieri, quando per privato sociale e no profit si parla di 40-42 ore; oppure all’aliquota Irap per noi al 7,58 e per gli al 2,98. Alla lunga nelle Rsa, insomma, venivano segnalate delle difficoltà… E a quel punto è arrivato il Covid con impatto devastante”.
Certo, ricordiamo, le RSA al centro di tutte le polemiche appena dichiarato lo stato di emergenza nazionale…
“Ci furono tagli: oltre i distanziamenti dovevamo tenere a disposizione posti letto liberi per i contagiati. Furono chiusi i centri diurni. Per un certo periodo senza alcuna remunerazione venimmo trasformati da servizi sociali in servizi sanitari. Solo più tardi arrivarono sostegni dalla Regione: ci vennero riconosciuti per l’emergenza 3 euro/giorno per ciascun ospite e venne rimborsato il 40% dei posti letto non occupati. Purtuttavia di colpo le Rsa si ritrovarono con diminuzioni di fatturato non indifferenti; la nostra fu superiore al 25%… E comunque dal giugno di quest’anno queste coperture sono finite con lo stato d’emergenza nonostante bolle di Covid tuttora presenti in alcune Rsa. E noi continuiamo ad esercitare funzioni sanitarie che non ci spettano, a dover rinfrescare d’estate e riscaldare d’inverno, a coprire turni H24 con personale che non si trova e far tornare i conti con quote che sono state quantificate undici anni fa”.
Quindi neanche la posizione di amministratore è così comoda?
“Aggiungerei anche che non è conveniente essendo generalmente volontaria e a titolo gratuito. Abbiamo aperto una vertenza con la Regione Toscana che sappiamo avere già grossi problemi e anticipato ai prefetti la possibilità di vedersi recapitare le chiavi delle Rsa per situazioni di forza maggiore. Sappiamo che le cose non sono facili per la Regione e che della nostra dobbiamo essere molto orgogliosi in ragione dei servizi aggiuntivi che offre, tuttavia…”
Tuttavia… ?
“Tuttavia il nostro ultimatum è legittimo. Alcuni amministratori di RSA stanno già vendendo il patrimonio per far fronte al conto economico e tutti noi sappiamo che questo fenomeno anticipa solo guai peggiori. E il peso della straordinarietà di questa congiuntura non può esser sopportato da singoli amministratori o piccole comunità”.