Riceviamo e pubblichiamo un documento di sintesi sul dibattito in corso nel Partito Democratico Unione comunale di Siena. Questo documento è stato promosso da alcuni dirigenti ed iscritti, che al Congresso Nazionale hanno sostenuto Promessa Democratica, la mozione di Cuperlo (Fiorenza Anatrini, Carla Caselli, Fabio Lapisti, Dino Marchese, Simonetta Pellegrini, Giulia Periccioli, Ivano Zeppi), al fine di apportare un contributo alle prospettive future, partendo dalle riflessioni sulle ragioni della sconfitta del centrosinistra alle ultime elezioni amministrative. In un precedente articolo, Dino Marchese, ci spiega meglio le ragioni della sua iniziativa (https://sienapost.it/siena/il-pd-si-rinnova-solo-se-ammette-tre-errori/).
Appunti per un nuovo Centro Sinistra a Siena
Dopo la sconfitta il Partito Democratico sta discutendo nella sua Assemblea Comunale il percorso migliore che porti ad un rinnovamento. Occorre verificare se ci siano le condizioni per l’elezione di un nuovo segretario oppure occorre un nuovo percorso congressuale, che passando per un commissariamento porti comunque allo stesso obiettivo del rinnovamento.
Noi siamo convinti della necessità di un rinnovamento; ma questo può avvenire solo se, insieme al metodo e a volti nuovi, ci dotiamo di un progetto basato su valori di sinistra e progressisti rivolti alla città, se saremo capaci di ripensare il soggetto Partito e di costruire un nuovo centro sinistra a Siena. Ogni percorso di rinnovamento è sempre, un fatto di contenuti, altrimenti è un rinnovamento senza innovazione. Se non ci poniamo, prima di tutto, il problema del perché il messaggio della destra sia stato più credibile del nostro, non riusciremo mai ad invertire la tendenza.
Vogliamo provare a mettere a disposizione del dibattito alcuni punti per questo nuovo Progetto, senza eludere né le ragioni della sconfitta, né le questioni di fondo. Noi crediamo che il PD aveva un programma, costruito razionalmente, ma, tra le ragioni della sconfitta, c’è il fatto che mancava di un Progetto identitario, in cui la società senese potesse riconoscersi in maggioranza.
La sconfitta
Rifuggiamo da spiegazioni semplificate della sconfitta, che non vanno al profondo della crisi di identità progettuale. La prima di queste risposte semplificate è che sarebbe stato sufficiente proporre un/una candidata diversa per ottenere la vittoria. L’altra, di segno opposto ma complementare, è la critica che dice che è una sconfitta della sinistra massimalista, che ha rifiutato l’accordo con le formazioni “riformiste” civiche. E’ una spiegazione solamente matematica, non politica. Va inserita nel quadro più generale della difficoltà, per il PD, di costruire un sistema solido e stabile di alleanze. Proponiamo una diversa, e non improvvisata, lettura della sconfitta.
Ragioni di attualità: a Siena, la sconfitta è avvenuta nonostante un giudizio negativo sull’ Amministrazione del Centro Destra uscente. Abbiamo sottovalutato la capacità del centro destra che si è presentato come alternativo a se stesso, pur avendo partecipato pienamente alla precedente gestione, considerata negativamente in tutti I sondaggi. Il punto è perché la proposta della destra, che pure era coinvolta a pieno nella precedente gestione fallimentare, è risultata più credibile di chi invece è stato all’ opposizione dura alla stessa gestione.
Ragioni di alleanze: anche in questa tornata elettorale le forze che fanno riferimento all’area progressista nella città di Siena si sono divise. Il PD, pur tornando ad essere il primo partito in città, non è riuscito a costruire un’alleanza larga, capace di vincere al secondo turno. Il PD si presenta come una realtà solidamente al primo posto in città, ma resta isolato. La verità è che la politica di alleanze non può essere soltanto l’obiettivo della campagna elettorale, ma un punto centrale quotidiano della vita politica del PD, con I necessari compromessi, nel consiglio comunale, e soprattutto nelle iniziative politiche nel rapporto con I temi sensibili della città.
Ragioni di eccessiva contrapposizione interna al PD, che come nel 2018, hanno finito per pesare nella sconfitta elettorale. Un Partito, quasi esclusivamente elettorale, che si anima solo nei congressi, che finisce per consumarsi in logiche interne e di parlare più a sé stesso che alla Città, e che da ultimo non ha avuto abbastanza forza per sostenere la capacità di rinnovamento. Anche per queste ragioni la strada di un congresso anticipato, senza una approfondita discussione sulle ragioni della sconfitta, potrebbe risultare inadeguata, e di interesse soltanto “interno”, incapace di parlare alla città.
Un nuovo centrosinistra
C’è bisogno di un’opposizione competente, e di un nuovo centro sinistra, che non può che partire dale alleanze già realizzate che hanno sostenuto la candidata del centro sinistra alle scorse elezioni, ma che si deve porre l’obbiettivo di allargare ad altre forze presenti in Consiglio Comunale, come il polo civico, i cui elettori poco hanno a che fare con il pensiero della Destra, e soprattutto alle forze sociali, al mondo dell’associazionismo e del volontariato.
Sarebbe opportuno fin dai prossimi mesi costruire dal basso a Siena “Comitati per un’alternativa di centrosinistra e progressista”, per far vivere l’opposizione a questa Destra non solo nella sede istituzionale del Consiglio Comunale, ma anche nei quartieri e tra i cittadini . Il rapporto con la città si costruisce giorno per giorno, deve essere stabile e riconoscibile, oltre, ma non in alternativa, alla iniziativa consiliare.
Un progetto per Siena 2030
Potremmo costruire un progetto di democrazia partecipata con i cittadini, per la “ Siena del Futuro”, basato sui valori della sinistra, e su una città sostenibile. E’ indispensabile affrontare una lettura economica e sociale di Siena: una città che invecchia, con più pensionati, meno forza lavoro e più bisogno di assistenza e di un nuovo welfare.
La struttura economica e sociale della città presenta dati preoccupanti sia rispetto al resto della provincia, che agli altri comuni capoluogo della Toscana. L’indice di invecchiamento cittadino come l’indice di dipendenza strutturale, cioè il numero della popolazione non attiva a carico della popolazione potenzialmente attiva, si colloca ai livelli più alti d’Italia. Vale a dire che la popolazione attiva ha un carico maggiore sulle spalle.
Un territorio piccolo, con quartieri satelliti al confine con la città bisognosi di nuovi servizi e di una nuova socialità per fare “ Comunità”. La combinazione dell’indice di dipendenza strutturale sfavorevole, e dei costi dei servizi dei “quartieri satelliti” rischia far imboccare la strada del declino, che inevitabilmente non è mai soltanto economico, ma culturale e sociale. Una città con un’economia basata su formazione, cultura , turismo, sanità, scienza della vita, credito, che ha bisogno di crescere numericamente, di sviluppare un progetto di inclusione capace di far restare sul nostro territorio tanti dei giovani che ogni anno vengono a formarsi a Siena da ogni parte d’Italia e del mondo.
E’ necessario far crescere numericamente coloro che svolgono a Siena una formazione superiore, e di mantenerli sul territorio. Far crescere non soltanto la quantità, ma anche la qualità del lavoro, non soltanto dipendente, verso una maggiore valore aggiunto.
Siena prima della crisi del Monte dei Paschi era una città a reddito medio elevato, dopo la crisi l’indice di disuguaglianza mostra un appiattimento verso il basso, questo spiegherebbe una crisi del ceto medio cittadino.
Tocca a noi dimostrare di avere un Progetto credibile di crescita e sviluppo, che dia le giuste risposte anche a quei ceti, che possono essere sedotti da chi detiene il potere nazionale e locale.
Nei decenni, la Comunità senese ha saputo sviluppare il suo “Oro” (es. cultura e beni culturali) e ha saputo sviluppare il polo vaccini e oggi quello della scienza della vita. La Comunità senese per il futuro potrebbe sviluppare il tema della transizione ecologica che, con il contributo della nostra università, che può essere un nuovo indirrizzo per ripensare il territorio e anche lo sviluppo futuro.
Sono solo alcuni titoli da sviluppare, per costruire insieme una città sostenibile, uno sviluppo equilibrato, un nuovo welfare anche di comunità e generativo.
Un nuovo PD
Per questo progetto occorre un nuovo PD, a cui non basterà una nuova classe dirigente fatta di volti nuovi , ma dovrà superare le contrapposizioni interne, traducendole in opportunità e convergenze, dove le naturali differenze ritornino a produrre energia positiva, attrattiva ed autorevole.
E’ necessario operare da subito un cambio di rotta, aprire una nuova pagina.
Dobbiamo ripartire dai nostri circoli, dai quartieri, dall’ascolto e dal dialogo (empatico e non elitario) con i cittadini, con i giovani, con tutti coloro che la crisi di questi anni ha reso più insicuri e più soli.