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venerdì, Agosto 15, 2025

Cronaca dell’inizio del palio di Agosto – Racconto

Mi sveglio, è il 13 agosto, oggi c’è la tratta e non c’è altro da aggiungere. Mi vesto ed esco presto perché voglio camminare e osservare la città che entra nelle acque del Palio e comincia a galleggiare. Passano le ore, assegnano i cavalli. Molti festeggiano, altri entrano in un’atmosfera irreale di sussurri e bisbiglii. I senesi lo sanno, la sorte sorride a pochi. Passano i giorni e accade che i turisti chiedano: “allora è oggi la festa?” ma nelle facce dei senesi non c’è esattamente una festa. Per la maggior parte di loro, a galla come bambini nelle acque del mare-palio, c’è un’ansia che rende le facce serie e lascia scappare frasi quasi amare qua e là: “Che Dio ce la mandi bona…”, “Finché un c’è la mossa è inutile chiacchierà tanto”, “Se va male il sedici sera siamo al mare”. La mattina del Palio, in tutto il litorale toscano, non ci saranno senesi. La città li risucchierà tutti per risputarne alcuni la sera stessa, altri il giorno dopo, altri ancora, se va bene, a fine mese.

Mentre cammino, bambini e adulti semi-abbronzati dal mare di inizio mese, compaiono per strada divisi per gruppi: le ragazze con le ragazze, gli uomini adulti con gli uomini adulti, gli anziani con gli anziani. Questi micro-gruppi gravitano gli uni vicino agli altri e solo difficilmente si mescolano. Percorro via Pantaneto e mi viene incontro un tris di donne sulla quarantina. Pantaloncino corto, gambe abbronzate, canottiere tagliate sulla spalla dal fazzoletto di contrada. Non riesco a capire di cosa parlano ma una di loro ha una maglietta con una scritta bianca che non posso non notare. Dice: “Houston, mi arrangio”.

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Sono le due, stasera c’è la prima prova. Le persone si continuano a muoversi in gruppi, alcuni controllano il meteo, altri cantano, molti altri seguitano a bisbigliare. È tutto pieno di fazzoletti e mani che stringono calici di vino con qualcosa da bere. È il Palio, la festa dei senesi. Arrivo alla Torrefazione, perché le giornate di Palio sono lunghe e lì il caffè è buono davvero. Ci sono due signore anziane, senza fazzoletto. Indossano collane eleganti e mi viene facile immaginare che siano scese da quei palazzoni antico-chic che ho sempre immaginato popolati di persone che fatturano tutto quello che fatturerò nella vita. Sono ormai piuttosto esperta di comportamentalismo senese per non pensare che anche loro stiano parlando di Palio. E infatti, mentre entro nel bar per chiedere il caffè, la signora bionda posa la sua tazza di cappuccino nel piatto, si pulisce la bocca col fazzolettino ruvido e dice “eh ma la Tartuca zitta, zitta…”.

Anche oggi, come ormai è prassi da qualche anno a questa parte, dicono che pioverà. Adesso c’è un gran sole ma tutti abbiamo imparato che questo non significa niente. Procedo verso piazza Matteotti e mi avvicino a una strana accoppiata: c’è un giovane poliziotto che ride di gusto accanto a un signore anziano appoggiato sul suo bastone. Gli passo accanto, parlano di Palio. Mi imbarazzerebbe fermarmi ad ascoltare, quindi cammino lentamente. La fortuna mi assiste, colgo un micro stralcio di conversazione che suona più o meno così: il poliziotto dice: “Che ti devo dì, a vederlo ora pare un piova, le previsioni dicono leggera pioggia alle quindici”. Risposta dell’anziano signore, indicando il cellulare che tiene nella mano libera dal bastone: “Ma che ne sapete voi con quelli lì, io sai che c’ho qui? C’ho il meteo del Mossad. Piove, e piove anche forte. La prova si rimanda, e forse anche il Palio”.

Ha piovuto davvero, ma la prova non s’è rimandata, il Palio chissà. La festa si farà, ma prima della festa ci sarà il solito mare fatto d’ansia in cui galleggerà buona parte della popolazione senese. Ho camminato per molte ore in questo mare, per il semplice gusto di capire chi sono quelle facce, quei sorrisi a volte cordiali, a volte giudicanti, quei verbi troncati sul finale che includo dentro un noi. Un noi con cui sto iniziando a fare pace. Noi senesi.

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