La generazione Zeta padrona della tecnologia ma più sola

Adolescenti europei, paesi diversi ma stessi problemi. Di comunicabilità, di solitudine, di paure, di violenza. Tema importante per aprire la seconda giornata del Festival a Palazzo Patrizi a Siena.

E’ l’analisi che emerge dal confronto tra le tre organizzazioni che operano nel campo giovanile – Fondazione Charlie, Fondazione Anar e Ispcc, rispettivamente in Italia, Spagna e Irlanda – intervenute oggi al dibattito “Ascoltare gli adolescenti: linguaggi e modalità di comunicazione dei giovani. Esperienze europee a confronto” nell’ambito del Festival della salute di Siena.

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Studenti di un liceo locale hanno assistito al dibattito diventando parte attiva quando sono stati coinvolti dallo psicologo Alessandro Amadori – di recente chiamato a comporre una task force di super esperti al Ministero della Pubblica Istruzione – in una riflessione sulle differenze tra la generazione Zeta e la generazione Boomer, per poi sottoporli ad un test che ha evidenziato come i giovani prediligano un linguaggio semplice e come preferiscano i social alla comunicazione verbale.

Ma quali sono i problemi che affliggono la nuova generazione?

“Non ci sono problematiche precise, spesso hanno solo voglia di parlare con qualcuno che li ascolti – ha detto Emma Mc Cluskey, National Children Manager dell’Ispcc -. A Dublino abbiamo creato un luogo accogliente per ricevere i ragazzi e una linea d’ascolto dedicata, ma negli ultimi anni prevale il contatto on line. All’inizio della pandemia c’era paura negli adolescenti e ci chiamavano per essere rassicurati”.

Anche in Spagna i giovani preferiscono la comunicazione via chat.

I test dal vivo del professor Alessandro Amadori

“La nostra è una organizzazione con psicologi e personale specializzato per rispondere alle chiamate di aiuto – ha raccontato Belen Reguera della fondazione Anar di Madrid -. Ci segnalano episodi di violenza sia fisica che morale. Durante la pandemia quando i ragazzi erano costretti a stare in casa preferivano inviare messaggi piuttosto che far sentire agli adulti le loro conversazioni”.

Richieste di aiuto o di semplice dialogo arrivano ogni giorno anche al telefono amico della Fondazione Charlie che svolge progetti importanti rivolti ai giovani.

Ma come capire quando i problemi giovanili diventano troppo grandi per poterli risolvere da soli o con i coetanei?

Lo psichiatra dell’Aou Senese Andrea Fagiolini

Lo ha spiegato lo psichiatra Andrea Fagiolini, direttore del dipartimento di Salute mentale dell’AOU Senese. “Le malattie mentali non devono far paura, possono essere curate come tutte le altre patologie” ha detto ed ha invitato i ragazzi a fare attenzione se persone a loro vicine stanno male, manifestano forti disagi perché possono essere curati e tornare ad una vita normale.

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