Riceviamo e pubblichiamo da Mauro Marzucchi, capogruppo in consiglio comunale della Lista Siena Aperta.
Vogliamo parlare semplicemente di politica e abbiamo deciso di dare solo risposte politiche di fronte all’esplodere di sterili personalismi che segnano un periodo non proprio felice della vita delle istituzioni cittadine.
E neppure l’aggressione di Ernesto Campanini – https://www.ernestocampanini.it/siena-perde-pure-il-pnrr-e-promuove-lassessora-pugliese/ (link della redazione) -, sponsorizzata dal consigliere Pierluigi Piccini, ci fa cambiare idea.
Abbiamo sperato che il dibattito politico, a Siena sostenuto quasi esclusivamente da persone sulla settantina, potesse arricchirsi di proposte ed entusiasmo giovanili. Noi stessi abbiamo proposto un rinnovamento vero nei luoghi della gestione e ne siamo fieri e soddisfatti.
Siena non ha però bisogno di sardine locali, per capirsi di giovani estremisti nel verbo e molto attenti ad occupare posti di potere.
I giudizi di Campanini (NDR: ex consigliere comunale Sinistra per Siena) sono superficiali – quasi da bar – e interessati. Il nuovo eroe del centro-sinistra è lo stesso che nel ruolo di consigliere di Rifondazione comunista ha cercato, spesso in accordo con la Destra, di affossare la coalizione che oggi agogna.
E sarebbe illuminante rileggere le mozioni da lui presentate e votate con la Destra oppure l’adesione al movimento Unione Popolare Senese – in parte poi confluito in Fratelli d’Italia – con lo scopo di non far rivincere il Partito Democratico: obiettivo raggiunto al 100%.
Ma questa è polemica spicciola che gli lasciamo volentieri. Offrono invece occasione di chiarimenti due questioni.
La prima riguarda l’assessore Sara Pugliese che oggi ha la responsabilità dell’Innovazione e della Cultura dove approfondirà un altro settore dell’amministrazione rafforzando la propria esperienza. Per quanto riguarda il Pnrr, la Giunta ha più volte ricordato di aver scelto altre strade di cui vedremo l’esito. E comunque non era eventualmente nei compiti e poteri dell’assessorato ai LL.PP. dare inizio all’iter.
La seconda questione riguarda la nostra collocazione politica in rapporto al Centrosinistra.
Nel 2013 Bruno Valentini era sostenuto da cinque liste, mentre altre liste civiche e politiche presenti in Consiglio Comunale manifestarono la disponibilità a collaborare.
Nel 2018 il Partito democratico era assolutamente isolato. Difficile credere che fosse colpa di tutti gli altri. Nonostante la scarsa attenzione, la questione centrosinistra poteva forse essere rattoppata considerando l’alto numero di liste con questa storia.
Il Partito Democratico preferì il fidanzamento con la lista che più lo aveva criticato (NDR: la Lista “Per Siena” che aveva candidato a sindaco Pierluigi Piccini): una sorta di masochismo finalizzato solamente alla vittoria e non certo tenendo conto della collocazione politica o al “campo largo” che si invoca.
Abbiamo visto come è in effetti finita: con la fuga di settori di “Per Siena”, di Destra, ivi collocati perché illusi di combattere meglio proprio quel Partito Democratico con il quale inopinatamente ci si alleava.
La scelta di De Mossi, fatta senza apparentamento, l’altro candidato al ballottaggio, civico e con radici laiche e antifasciste, fu un fatto naturale e una risposta adeguata all’arroganza mostrata dal Partito democratico. E peraltro a non votare Valentini ci furono gruppi numerosi di compagni (ex?) del prode Ernesto, estremista pentito sulla strada dell’assessorato (forse).
Infine l’attacco al professor Emanuele Montomoli, forse il vero obiettivo di tanto rancoroso intervento. D’altronde tutto ciò che emerge dalla società civile guasta il sonno degli eterni candidati. Ebbene, per Campanini, il prof. Montomoli, siccome piace agli elettori di ogni orientamento, riproporrebbe il trasversalismo che ha rovinato la città. Una analisi di una profondità insospettabile.
Che piaccia perché ha dimostrato di essere persona capace e competente e magari fortemente tentato a continuare una brillante e soddisfacente carriera, è secondario, anzi una colpa.
Se proprio ci tiene a conoscere il vero trasversalismo senese, Campanini può farselo spiegare dallo sponsor.
Un trasversalismo che non si perdeva negli interessi della città, a creare lavoro, a sostenere le iniziative di base. Puntava alla sostanza per gestire ogni potere (politico, economico, culturale e sociale) con l’ausilio di una opposizione compiacente che staccava i dividendi.
Siena è ad un bivio importante della sua storia recente e non. Avrebbe la necessità di essere unita e di far crescere una nuova classe dirigente, non solo politica, ma anche imprenditoriale, culturale e civile. Insomma di un salto generazionale capace di interpretare i tempi nuovi (e diversi dal passato). Noi ci proveremo.