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mercoledì, Agosto 6, 2025

“Non voglio pesare sui miei figli”

Un colloquio con Giuliana De Angelis di Siena Sostenibile, una vita per il sociale

Quella che segue è tra un’intervista e un racconto, che intreccia il messaggio che sta a cuore a Giuliana De Angelis con la sua storia, il suo impegno civico e appunto, la questione urgente del futuro degli anziani non autosufficienti a Siena. Non sarebbe stata possibile senza la collaborazione di Gianni Porcellotti cui va il nostro ringraziamento.

«Ho più di 80 anni. Ho lavorato, mi sono data da fare per gli altri, ho cercato di vivere con dignità e rispetto. Ma oggi ho paura. Non della morte, quella arriva. Ho paura di diventare un peso. E questo non dovrebbe succedere in un Paese civile».

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Giuliana De Angelis, ex presidente dell’AUSER e membro attiva del coordinamento Siena Sostenibile, ci accoglie con quella lucidità serena che solo l’esperienza sa dare. È stata per anni un punto di riferimento per il volontariato senese, impegnata nei temi della mobilità, del welfare, della dignità delle persone. Oggi, come tante e tanti, è anche una cittadina anziana che si trova a fare i conti con un interrogativo profondo: cosa ci aspetta quando non saremo più autosufficienti?

«Quella della badante è una questione che non voglio nemmeno affrontare – ci dice – non per snobismo, ma per carattere. Non riuscirei a vivere con una persona estranea in casa. E allora resta solo una possibilità: entrare in una RSA, una Residenza Sanitaria Assistita».

Ma qui arriva il primo grande ostacolo.

«A Siena i costi sono spaventosi. Si parla di 3.300, 3.400 euro al mese, anche nelle strutture pubbliche come Caccialupi o il Campansi. Questo vuol dire che o hai una pensione da dirigente di alto livello o devi farti aiutare dai figli. E io non voglio gravare su di loro. Nessun genitore dovrebbe sentirsi un peso, mai».

«Ci sono persone – racconta – che hanno spostato i loro familiari in RSA fuori provincia, perfino fuori regione, dove i costi scendono anche a 1.700 euro. Con una pensione minima e l’accompagnamento, forse ce la si può fare. Ma è giusto dover “scappare” da Siena o dalla Toscana per avere una vecchiaia dignitosa?»

Giuliana De Angelis non è nuova a queste riflessioni. Per decenni si è battuta per un’idea di città inclusiva, attenta ai più fragili, dove la sostenibilità non fosse solo ambientale, ma anche sociale.

Come esponente storica del sindacato e della sinistra ha contribuito a numerose campagne per la trasparenza delle tariffe, la difesa del trasporto pubblico, il diritto all’abitare. Con l’AUSER ha portato avanti attività di sostegno agli anziani soli e percorsi di sensibilizzazione sulla terza età. Sempre con un approccio costruttivo, mai urlato, ma profondo.

Oggi, la sua testimonianza è forse una delle più politiche – nel senso alto e autentico del termine – che ci arrivano dalla città.

«Non parlo solo per me – ci tiene a sottolineare – ma anche per tutte quelle persone che non hanno voce. Non tutti hanno una pensione da 3.400 euro al mese. Anzi, pochissimi. E molti, moltissimi, si sentono colpevoli per il solo fatto di invecchiare. Questo è un problema sociale gravissimo.»

La Toscana ha, va detto, attivato negli anni diversi strumenti: la ripartizione tra quota sanitaria (a carico della Regione) e quota sociale (coperta dai Comuni in base all’ISEE), l’aumento progressivo della quota regionale da luglio 2023 fino al 2025, e un fondo da 60 milioni di euro per la non autosufficienza. Ma spesso le informazioni sono poco chiare, le procedure complesse, i tempi lunghi. E intanto, la famiglia resta sola.

Il messaggio di Giuliana è forte, ma non amaro. È l’invito di chi ha speso la propria esistenza per costruire legami, per unire persone e generazioni. È l’ennesimo gesto di responsabilità di una donna che ha fatto del “prendersi cura” una forma di militanza.

«Se volete usare il mio nome, fatelo. Ormai… una volta in più, una in meno, cambia poco. Ma che almeno serva a qualcosa.»

Non è un addio, quello di Giuliana De Angelis. È una testimonianza viva, che spinge Siena a guardarsi allo specchio. È l’occasione per la città – istituzioni, associazioni, cittadini – di interrogarsi: quanto conta la dignità della vecchiaia?

E se oggi lo chiede una voce sola, domani potrebbero essere migliaia. Qualcosa dice che il percorso della non autosufficienza va ripensato…

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