Domenica 21 novembre ore 16,30. Si torna a Teatro. Ai Rinnovati, in piazza del Campo.
Va in scena il primo spettacolo del tabellone diretto da Alessandro Benvenuti. Che dire?
Tante erano le attese: intanto il ritorno nella platea dei Rinnovati; fa effetto strano vedere chi e quanti sono in presenza a teatro il pomeriggio di domenica. Sono ore queste in cui si respira aria di preoccupazione; in giro si avverte il ritorno della consapevolezza che il virus è tra noi, torna a farsi sentire con numeri importanti di contagiati. La quarta ondata comincia ad essere una realtà, non soltanto un titolo giornalistico.
L’attraversamento di Piazza è in mezzo a tanta gente. Bambini che salgono e scendono dal trenino di Natale arrivato solo ieri. Nel Cortile del Podestà gente in fila, mascherina, green pass e biglietti alla mano. L’ingresso è veloce, i controlli attenti, temperatura compresa. La scalinata; ed eccoci all’ingresso della platea: il sindaco De Mossi, Benvenuti, la moglie e il cane Bacco sono già lì.
Conquistare la poltrona è facile. Attendere che il teatro si riempia con un flusso continuo e ordinato di spettatori è cosa che richiede un pizzico di pazienza. Unico rumore è il parlottio continuo di gente che si ritrova.
“Certi di esistere”. Mai situazione e titolo dell’opera corrispondono meglio. Possiamo goderci uno spettacolo fuori e oltre la dimensione televisiva che diciamocelo lascia più liberi, è più accomodante. La poltrona del teatro non è il divano di casa. Eppure la sensazione è gradevole… Certi di esistere. Appunto.
Prima che si apra il sipario Alessandro Benvenuti, tra gli applausi, fa la sua apparizione. Non è solo direttore del teatro stavolta, giacché lo spettacolo l’ha scritto e diretto. Ringrazia e spiega il carattere sperimentale dell’opera.
Sipario.
Un operatore, un tavolo, cinque sedie, di cui una scommessa, cinque personaggi con un copione sconclusionato, incompleto e non recitabile, un wc dove affiora imperterrita l’eredità di chi per ultimo ha defecato. E la numerologia del 33 che aleggia.
Il tutto dà la stura a una storia divertente e carica di umanità. Con colpo di scena finale. I protagonisti – davvero bravi gli attori – si scoprono vittime di una prova che, inconsapevolmente, hanno superato. Avevano scritto il loro copione.
Ivano Zeppi