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domenica, Luglio 27, 2025

Siena riparte, Firenze si ferma: il caso Festa dell’Unità 2025

Mentre la Festa nazionale si sposta di nuovo a Reggio Emilia, a Siena torna quella cittadina ai giardini della Lizza. A Firenze e Fiesole, invece, silenzio e rinunce

Un punto di riflessione per la Toscana. La Festa nazionale dell’Unità si terrà ancora una volta a Reggio Emilia, scelta “per motivi organizzativi”, come ha spiegato la segreteria nazionale del Partito Democratico. Ma dietro questa decisione si intravede una realtà più profonda e meno rassicurante: la Toscana, cuore storico della sinistra italiana, non è oggi in grado di sostenere un evento di portata nazionale?

In effetti le ipotesi su Firenze — tra Cascine, Fortezza da Basso e Mandela Forum — sono naufragate tra complessità burocratiche, carenza di volontari e costi difficili da sostenere. Ancora più significativa la rinuncia di Fiesole, che per decenni è stata uno dei presìdi simbolici e organizzativi più forti della Festa in ambito locale.

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In questo panorama segnato da assenze e silenzi, arriva invece una notizia si impegno da Siena: la segreteria cittadina ha confermato che dal 4 al 6 settembre si terrà la Festa dell’Unità cittadina, per la prima volta ai giardini della Lizza, nel centro della città. L’annuncio è arrivato dopo il nulla osta ufficiale del Comune. Il gruppo dirigente ha già avviato la macchina organizzativa e ha chiesto l’aiuto di iscritti e volontari per riportare la festa tra la gente.

In un momento in cui altre città toscane faticano anche solo a pianificare eventi locali, il fatto che Siena torni a proporre una Festa de l’Unità, e lo faccia in uno spazio centrale e aperto come la Lizza, è un segnale di reazione, di presenza e di volontà politica. Non si tratta solo di una festa: è un atto di riconquista dello spazio pubblico e del rapporto diretto con la cittadinanza.

La Festa dell’Unità, infatti, non è mai stata soltanto un evento conviviale. È sempre stata una cartina di tornasole della salute politica, organizzativa e relazionale del Partito Democratico. Dove si fa, significa che esiste ancora un tessuto militante, una rete, una capacità di mobilitare. Dove non si fa, o si rinuncia, il vuoto è più che simbolico.

La Toscana non è più la roccaforte indiscussa di un tempo. Le difficoltà a organizzare la Festa dell’Unità non sono soltanto tecniche, ma riflettono un indebolimento politico e generazionale. Il PD toscano appare oggi privo di una leadership capace di tenere insieme territori, visioni e energie. Le correnti locali si confrontano in un clima di frammentazione e fatica progettuale.

In vista delle elezioni regionali d’autunno, con il presidente Eugenio Giani che si prepara al secondo mandato, l’assenza della Festa nazionale in Toscana è una mancata occasione – in più – di rilancio. Al contrario, la scelta di Reggio Emilia — città dove tutto funziona e il partito è saldo — appare più conservativa che coraggiosa.

Il caso senese dimostra che, anche in contesti difficili, è possibile rimettere in moto dinamiche di partecipazione. Ma serve volontà, serve rete, serve un progetto. Non basta la consapevolezza che la politica non si fa solo sui social o nelle istituzioni, ma anche negli spazi condivisi, nei luoghi vissuti, nella prossimità.

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