Riceviamo e pubblichiamo uno scritto di Simone Vigni, dirigente Pd, minoranza #controcorrente
L’ultima classifica diffusa dall’Unione Nazionale Consumatori, basata sui dati Istat di marzo, ha colpito molti cittadini senesi come uno schiaffo inatteso, ma forse non del tutto sorprendente: Siena è oggi la seconda città più cara d’Italia, subito dietro Bolzano. L’aumento del costo della vita, che a livello nazionale colpisce in modo diseguale territori e fasce sociali, qui si concentra con particolare intensità.
Il dato statistico, però, non è mai solo un numero: racconta vite quotidiane che si fanno più faticose, scelte obbligate che limitano le libertà, rinunce che pesano soprattutto sui più fragili e che adesso si sono estese anche a quelle categorie professionali una volta definite “privilegiate”. Di fronte a questo scenario, la politica ha il dovere di interrogarsi e di agire.
Per chi ha responsabilità amministrative e rappresentative a Siena (il centrodestra) e in Toscana (il centrosinistra) si tratta di un banco di prova importante.
Non bastano dichiarazioni d’allarme o condanne rituali: servono risposte concrete, visione, strumenti, alleanze sociali. Il così detto “ascensore sociale” si è fermato da tempo, anzi è in fase di discesa, questo è un aspetto che andrebbe analizzato da chi governa con visione progressista, perché sta alla base dello sviluppo e della crescita sociale di una comunità.
L’inflazione locale è spesso frutto di dinamiche articolate: la pressione turistica, che da un lato porta ricchezza, dall’altro alza i prezzi degli affitti e dei servizi; la scarsità di alloggi a canone calmierato; la crescita disordinata del commercio legato alla rendita più che alla produzione. Ma è anche conseguenza di scelte, o non-scelte, che hanno lasciato per troppo tempo sole le famiglie e i lavoratori.
Per questo non possiamo limitarci a registrare la difficoltà. Dobbiamo mettere in campo un’agenda cittadina e regionale che abbia tre pilastri: regole, sostegni, sviluppo.
Le regole servono a garantire equità in mercati che, lasciati a se stessi, tendono a premiare i più forti. È ora di riaprire seriamente il dibattito sul controllo dei prezzi degli affitti, anche a livello comunale, con strumenti innovativi ma decisi. Un regolamento sugli affitti brevi, una revisione delle aliquote IMU in chiave redistributiva, un osservatorio permanente sul caro-vita sono azioni possibili, concrete, che un’amministrazione comunale può e deve considerare.
I sostegni non sono assistenzialismo, ma un modo per tenere unito il tessuto sociale. Occorre rafforzare tutte le forme di aiuto alle famiglie a basso e medio reddito: dal bonus affitti alle agevolazioni per i servizi educativi e sanitari, fino al sostegno per le spese energetiche. Ma serve anche una fiscalità locale che tenga conto delle disuguaglianze, e una spinta più decisa verso le Comunità Energetiche Rinnovabili, che possono ridurre le bollette e rafforzare la coesione.
Infine, lo sviluppo. Non è sostenibile un’economia che cresce solo in verticale – con pochi grandi attori che fanno il pieno – e non in orizzontale, nel tessuto diffuso delle attività commerciali, artigianali e culturali. Dobbiamo rilanciare con forza il commercio locale, sostenere le cooperative di comunità, investire in formazione, digitalizzazione e innovazione sociale.
Anche a Siena, come in altre città toscane, lo sviluppo può tornare a essere inclusivo solo se parte dalle persone, e non dai flussi.
Il Partito Democratico deve farsi promotore di questa agenda con umiltà ma anche con determinazione. Non basta denunciare il disagio, occorre canalizzarlo in progettualità e mobilitazione civica. La proposta di un “Patto per una Siena vivibile” potrebbe essere un primo passo: un tavolo aperto tra Comune, Regione, sindacati, associazioni di categoria, Università, studenti e cittadini, per affrontare il caro-vita non come un destino ineluttabile, ma come un problema comune da risolvere insieme.
A Siena si vive bene – si dice spesso – ed è vero. Ma vivere bene non può diventare un privilegio per pochi.
Questo dell’aumento del costo della vita invece rischia di essere è un dato che sicuramente influirà – in modo più o meno sostanziale – sulla decrescita demografica. Siena non è più la città per tutti. Il benessere, se non è condiviso, si trasforma in esclusione. E allora la politica, quella che non si limita a inseguire l’onda ma prova a governarla, ha un compito preciso: garantire che Siena resti una città di tutti. Anche quando la classifica dei prezzi sembra dire il contrario.
Simone Vigni, #controcorrente