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sabato, Novembre 2, 2024

Verso il Congresso del Pd cittadino

Nell’attesa c’è chi fa il toto segretario e chi tiene il conto dei vecchi rancori

Sui giornali c’è chi fa il toto segretario del Pd cittadino. Cercano di stanare i papabili. Ma le bocche restano cucite. Né conferme, tanto meno smentite. Non che non ci sia chi vorrebbe o potrebbe… probabilmente manca ancora il tavolo su cui appoggiare la proposta e i commensali giusti per sostenerla.

Chi sta valutando se convenga o meno prendersi questa responsabilità, c’è sicuramente. Ma nessuno ad oggi ha gli elementi per tirare le somme dei pro e dei contro.

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Intanto perché, chiunque sia, da qui al 2028 lo attenderà una lunga traversata nel deserto. Riorganizzare il Partito, ridargli una fisionomia e visibilità, renderlo credibile agli interlocutori, e ai possibili futuri alleati.

Sì perché una convinzione in questi mesi all’interno del Pd l’hanno raggiunta: da soli non si bastano. Lo avessero capito al ballottaggio della Ferretti le cose sarebbero andate diversamente.

Qualcuno che lo pensava c’era, ma c’è voluto il Commissario, venuto da fuori, per sentirselo dire, farselo spiegare e soprattutto far vedere come si fa.

La prova è stata la votazione dei grandi elettori del consiglio comunale di Siena per la Provincia, dove il Pd ha preso diversi voti in più rispetto a quelli suoi.

C’è voluto il Commissario anche per mettere insieme le minoranze consiliari per far trovare una visione comune, ai gruppi di opposizione, sulla vicenda Sigerico.

Ma da qui a dire che sia avviata un’opposizione anche a livello sociale, in città, ce ne corre… i comitati per l’alternativa sono ancora lontani.

Tornare a fare politica per il Pd non sarà facile. Anche perché non tutti credono al racconto che li vorrebbe fuori ormai da tutti i gangli del potere cittadino. Non più con le mani in pasta!

Regione, e dunque Sanità, Amministrazione Provinciale, Fondazione Mps dicono qualcosa di più complicato, di meno semplice del racconto che ormai comandano solo le destre. E poi comunque c’è il peso degli altri Comuni.

Chi si proporrà di dirigere il Partito della città non potrà essere uno sprovveduto che salti a piè pari i noccioli sopra descritti, con tutte le contraddizioni e insidie che nascondono. E poi a ben vedere un’idea di città per la quale merita ridare fiducia al Pd non c’è ancora.

Ma prima di tutto chi volesse fare il segretario o la segretaria deve mettere insieme una maggioranza importante.

Raccogliere ben oltre il 50% del voto degli iscritti. Il Commissario vorrebbe un 70%.

Un voto che dovrà essere depositato segretamente nelle urne che saranno predisposte nei circoli territoriali prima del 30 novembre.

Cosa tutt’altro che facile. A meno che non ci sia un candidato unico. Ipotesi sempre possibile ma… Tante, troppe le anime – qualcuno le definisce tribù – ben oltre le componenti nazionali. Troppi i personalismi, i “denti avvelenati”. Troppi quelli che non si fidano più di nessuno.

Il commissario dovrà fare un lavoro certosino da qui al 30 ottobre per ricomporre un quadro accettabile.

Certo con l’assemblea di sabato al circolo dei Due Ponti ha già deciso chi non potrà sedersi al tavolo dell’intesa. Non è una cosa da poco. Ma potrebbe non essere risolutiva.

Intanto perché non è detto che chi non si siederà non cercherà il modo di rompere il tavolo. Prima o poi. E questo, a ben vedere, potrebbe essere un problema in più per chi vorrà fare il segretario.

E poi perché non è detto che soltanto quella parte – che non condividerà, invocando per altro principi di democrazia, il progetto di razionalizzazione della presenza territoriale dei circoli solo sulla carta e non nella realtà (che è il primo obiettivo del Commissario) – abbia avuto responsabilità nella pesante sconfitta elettorale passata.

Insomma saper di partire con un’opposizione che te l’ha giurata; e avere magari in maggioranza qualcuno che è ritenuto responsabile di errori del passato e non ha fatto neppure autocritica… Potrebbe essere un doppi handicap per il futuro o la futura segretario/a. Handicap che un uomo o una donna sola al comando non reggerebbero.

Per questo il commissario parla di gruppo dirigente.

Ma un gruppo dirigente non si improvvisa, soprattutto se non c’è un’attitudine e un’esperienza a fare squadra. E anche questi mesi, da questo punto di vista, sono trascorsi invano.

E allora? Alla fine qualcosa si inventeranno. Dal cilindro qualcuno che non potrà dire di no uscirà. Questo è sicuro.

Probabilmente la garanzia richiesta sarà che resti una supervisione del Commissario. Una sorta di protettorato? Vedremo…

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