Stefania Saccardi, avvocato, amministratrice, formatasi tanto nella Piana che nei ministeri romani, oggi per la seconda volta vicepresidente della Toscana con deleghe ad agricoltura, caccia e pesca. La ringraziamo per la gentile disponibilità data a SienaPost.
Lei ha consegnato e poi ricevuto indietro il testimone della vicepresidenza della Regione Toscana da una senese, Monica Barni. Ci interesserebbe capire se c’è un’agenda particolare che spetta al vicepresidente e se può regalarci un pensiero su questa nostra concittadina?
“In realtà non c’è un’agenda specifica che riguarda il vicepresidente che ha spesso funzioni di supplenza e supporto per il presidente quando questi non può intervenire ad alcuni incontri. Il vicepresidente lavora a fianco del presidente come gli altri, ma forse con una maggiore disponibilità, per andare a sostituire il presidente nelle circostanze in cui il presidente le ritenga opportuno”.
“Con Monica Barni – aggiunge – abbiamo condiviso la precedente legislatura quando facevo l’assessore alla Sanità: è un’ottima persona, molto preparata, con la quale ho lavorato sempre molto bene e con la quale ho mantenuto un rapporto molto cordiale”.
A inizio luglio, l’Istat ha reso pubblici i dati del settimo Censimento Generale dell’Agricoltura – https://www.istat.it/it/archivio/272404 – che fotografa a metà primavera 2021 lo status dell’intero comparto e anche i riflessi pandemici che hanno toccato pesantemente almeno un quarto delle aziende toscane. Può commentarci, con riferimento alla nostra regione, le criticità fra cui spicca la perdita di superfici coltivate – https://www.piananotizie.it/dati-istat-coldiretti-toscana-in-dieci-anni-meno-aziende-ma-piu-strutturate-e-digitalizzate/ – e le valenze più evidenti?
“I dati Istat ci hanno mostrato la perdita di territori coltivati anche in Toscana ma certamente il fenomeno non è solo toscano e si realizza a livello nazionale ed è conseguente a tanti fattori, compresa forse una politica che in passato incentivava allo spostamento verso le grandi città. Oggi le condizioni sono molto cambiate e l’agricoltura sta acquisendo a livello nazionale e internazionale una preminenza di grande rilevanza, essendo riconosciuta come uno degli elementi chiave non solo per lo sviluppo e per il Pil della nostra regione, ma anche per la manutenzione e la valorizzazione del territorio. Diciamo comunque che il fenomeno che riguarda la Toscana non è solo negativo, ovvero la perdita di parti del territorio; c’è anche un dato positivo e cioè che le aziende aumentano la propria superficie. Il che significa che laddove c’è un’azienda strutturata questa ha la capacità di investire e di crescere. Significa che le aziende presenti non dismettono ma si sviluppano e si strutturano sempre di più”.
“Oggi con la pandemia – continua la vicepresidente della Toscana – abbiamo avuto per certi versi la riscoperta di buona parte del territorio e dell’agricoltura e di questo dovremo far tesoro sia lavorando sulle interconnessioni dei territori, sia attraverso misure di sostegno nei confronti dei giovani che vogliono provare a cimentarsi a investire nell’agricoltura. Stiamo infatti varando un nuovo pacchetto di misure destinate proprio ai giovani che speriamo porti a un miglioramento in questo ambito”.
Quali secondo lei dovrebbero essere le linee prioritarie di intervento che dovranno essere scelte dalla Regione nell’ambito delle risorse della PAC?
“Oggi abbiamo un sistema ben diverso rispetto a quello degli anni precedenti cioè non ci saranno più programmazioni regionali ma ci sarà un piano strategico nazionale per la PAC all’interno del quale ci saranno le programmazioni regionali. Quindi è evidente che la parte del leone la fa il Governo con il suo Piano nazionale che poi viene inviato all’Unione europea e le Regioni devono necessariamente muoversi all’interno delle priorità che il Governo ha individuato. Vero è che le Regioni nelle loro programmazioni del secondo pilastro avranno la possibilità di scegliere quali linee di intervento sono più appropriate per la propria realtà e quali invece hanno meno senso. Credo che in Toscana, anche per quello che abbiamo fatto in passato, andare a incentivare l’agricoltura biologica sia sicuramente una linea strategica da percorrere anche per il futuro. Insieme a questo, i risultati degli ultimi bandi che abbiamo pubblicato – e mi riferisco soprattutto al successo della misura per la trasformazione e quella per gli investimenti – ci dicono che c’è un’agricoltura vitale che vuole crescere e svilupparsi. Quindi le misure di investimento, insieme a quelle per i giovani di cui ho appena parlato, potrebbero essere un’altra linea strategica verso cui indirizzarci. Senza contare che l’emergenza della siccità di questi giorni ci indica anche che andare a sostenere e a incentivare l’irriguo aziendale consortile è un’altra linea di intervento da sostenere con forza”.
State in questo momento supportando le aziende sul piano energetico per non perdere le coltivazioni a causa della siccità, ma il problema supponiamo che sia a monte. Abbiamo capito che per il Nord il problema dello spreco d’acqua sta soprattutto nell’inefficacia di ritardare lo sversamento a mare delle risorse potabili, ma in Toscana come si inquadra la tematica?
“Anche la Toscana sta soffrendo molto per la siccità. Soffre di meno laddove abbiamo avuto il coraggio e la forza negli anni passati di realizzare i grandi bacini idrici – penso alla diga di Bilancino e a quella di Montedoglio –. Nonostante molte proteste e anche qualche arresto ingiustificato, penso che oggi avere questi due grandi bacini stia salvaguardando molte realtà. Quindi sicuramente dobbiamo spingere per la realizzazione di piccoli invasi idrici aziendali – abbiamo fatto anche una misura del PSR per questa finalità investendo 3 milioni di euro e altrettante risorse per una misura sull’irriguo consortile -. Dobbiamo però lavorare, e il presidente Giani a questo proposito ha messo su un gruppo di lavoro con gli assessorati all’Agricoltura, all’Ambiente e alle Infrastrutture, per semplificare molto perché spesso le difficoltà per realizzare gli invasi sono proprio di carattere burocratico. Sono difficoltà da rimuovere e una norma che semplifichi gli interventi è sicuramente indispensabile se vogliamo che gran parte dell’acqua che durante l’inverno piove dal cielo non venga dispersa come succede attualmente. Oggi si deve far tesoro dell’acqua piovana e provare a lavorare moltissimo realizzando più invasi, anche qualche grande bacino e migliorare la rete di distribuzione perché non credo che la condizione siccitosa che stiamo vivendo questa estate sia un episodio che non si ripeterà. Potrebbe essere il segnale di un cambiamento climatico che vedremo tornare in futuro”.
Quante delle risorse Pnrr, ottenibili dalla Toscana, per le quali l’evoluzione della situazione relativa al Governo Draghi non ci induce in ottimismo, potranno esser impiegate per risorse idriche ed agricoltura?
“Il bando fatto dal Ministero destinato ai consorzi di bonifica avremmo voluto fosse fatto diversamente. Non c’è stata da parte del Ministero la capacità di distribuire queste risorse in modo equo sulle diverse regioni e il bando nazionale non siamo riusciti a intercettarlo per la difficoltà di realizzare progetti esecutivi che hanno un alto grado di complessità ed hanno bisogno di risorse ingenti, che non sempre i Consorzi possono avere a disposizione. Per questo abbiamo fatto con il presidente Giani e il Consiglio regionale una misura attraverso la quale abbiamo stanziato 1 milione e 200mila euro per costituire un fondo di rotazione da mettere a disposizione dei Consorzi di bonifica e realizzare progettualità in fase esecutiva da poter candidare alle prossime risorse che ci saranno a livello nazionale e europeo”.
“Avremo – continua Stefania Saccardi – anche le risorse sull’agrovoltaico che vedranno, mi auguro, la realizzazione sulle coperture degli edifici dell’agricoltura molti pannelli solari. Speriamo che il Governo ascolti le Regioni e le associazioni, perché prevedere che la produzione di energia sia sufficiente esclusivamente all’utilizzo della impresa agricola pone grandi limiti di investimento alle aziende e questa è una limitazione che nel bando va risolta”.
“C’è il bando da un miliardo e 200milioni dal Ministero per la transizione ecologica sempre sull’energia fotovoltaica a terra – conclude sull’argomento – e poi risorse interessanti per la Regione come quella sui distretti. La Toscana è terra dove ci sono molti distretti con filiere di qualità che vogliamo continuare a promuovere e far crescere. Infine, risorse per la logistica: abbiano grossi poli per la logistica già costituiti, penso alla Mercafir a Firenze, al Mercato dei fiori a Pescia, ma avremo la possibilità di costruire poli logistici che possano aiutare la commercializzazione e la diffusione di una piccola e media agricoltura che spesso fa fatica a trovare il luogo di smistamento di prodotti anche di grande qualità”.
Fa frequenti visite al nostro territorio e gliene siamo grati. Una delle ultime volte è stata per l’inaugurazione del frantoio dei frati di Monteoliveto Maggiore. Ha affermato che “i prodotti di origine biologica sono il frutto di una concezione armonica tra l’uomo e la natura” e poco prima ci aveva informato che, tramite Artea, la Regione aveva sostenuto le aziende a fine giugno con 150 milioni e le stime per il 2022 fanno registrare 51.000 domande per un richiesto complessivo stimato di 253milioni di euro. E’ questa la strada maestra dello sviluppo rurale?
“La Giunta nel 2021 ha destinato oltre 100 milioni di euro dei fondi a favore dell’agricoltura biologica che ha subito un forte incremento negli ultimi 20 anni. Le aziende biologiche sono cresciute fino a raggiungere le oltre 5000 unità per una superficie di oltre 150.000 ettari pari a circa al 35% della Superficie Agricola Utile, costituita in gran parte da seminativi, ma anche da oliveti, vigneti e frutteti. Sono numeri importanti che confermano la tradizionale bontà del sistema Toscana in agricoltura e dimostrano lo slancio dato al biologico di cui la Toscana è regione leader in Italia, un primato che intendiamo mantenere e irrobustire. Il sistema Toscana funziona ed è il frutto della centralità di questo settore produttivo nelle scelte politiche regionali e dell’integrazione tra strumenti tecnici a disposizione della Regione, con il lavoro sempre puntuale ed efficiente svolto da Artea, e le organizzazioni che rappresentano e tutelano gli interessi di coloro che operano in agricoltura. Destinare 100 milioni significa dare particolare attenzione a un’agricoltura sempre più rispettosa di modelli sostenibili a basso impatto ambientale, in linea con gli obiettivi europei del Green Deal, della strategia Farm to Fork e della Politica Agricola Comune, è questa la strada che vogliamo percorrere”.
Di recente abbiamo intervistato la direttrice nazionale di Legacoop Agroalimentare, la valdarnese Sara Guidelli – Oggi l’agricoltura non può escludere la scienza – SienaPost – che ci ha dato anche una diversa lettura. Quando ci parla di Tea, tecniche di evoluzione assistita, comprendiamo che l’agricoltura più strutturata comincia a chiedere aperture per le tecniche genetiche di nuova generazione, non più OGM paracadutati dal Canada, ma miglioramenti alle specie autoctone perché siano resistenti al mutamento del clima, anziché venir sostituite da specie di altri climi. Qual è il suo pensiero al riguardo?
“L’innovazione sarà una delle grandi frontiere sulle quali andremo a investire in futuro anche rispetto alla crisi idrica di cui abbiamo parlato adesso. L’agricoltura è uno dei settori dove si può sperimentare di più tecniche innovative che abbiano la capacità di mettere insieme anche il rispetto dei nostri valori e della nostra tradizione ma anche sappiano portarla verso un mercato e un sistema che chiede sempre maggiore creatività e che ha bisogno di risponder alle logiche dei mercati globali. Certamente le soluzioni si devono trovare dentro le strategie della nostra storia, della nostra tradizione e del nostro territorio. Siamo particolarmente contrari non solo agli Ogm ma anche a chi prova a sperimentare la carne sintetica o altre forme che niente hanno a che vedere con l’agricoltura o con la zootecnia e che addirittura non sono più sane per l’organismo umano. Ha quindi ragione la direttrice nazionale di Legacoop. Anche su questo noi investiremo risorse sulla prossima programmazione, andremo a sostenere la precision pharming, così come l’agricoltura di precisione e l’innovazione. Abbiamo anche messo risorse importanti per progetti innovativi con la sottomisura 16.2 per incentivare l’innovazione e la creazione di nuove modalità per gestire l’agricoltura”.
Si avvicina l’apertura dell’anno di caccia 2022. Ha raccomandazioni da fare in anticipo?
“A parte le raccomandazioni ovvie e naturali sulla necessità di rispettare la sicurezza di tutti, dei cacciatori, dei proprietari dei terreni e delle aree maggiormente abitate, oggi più che mai la caccia deve misurarsi con la richiesta forte del mondo agricolo di provare a contenere la proliferazione indiscriminata degli ungulati. Non solo a tutela del mondo agricolo ma a tutela anche della incolumità delle persone. Il numero di ungulati è insopportabile anche per l’equilibrio naturale con il quale ci misuriamo e lo sto dicendo in una giornata in cui è morto un uomo in auto in Versilia a seguito dello scontro con un cinghiale – https://www.lanazione.it/viareggio/cronaca/morto-investe-cinghiale-1.7933544 -. E’ evidente che questa è una situazione che non può continuare. In Italia un po’ dappertutto gli agricoltori e gli assessori all’agricoltura stanno chiedendo con forza norme di contenimento importanti, è evidente che non è la caccia il solo strumento per contenere la presenza indiscriminata di ungulati ma la caccia è uno degli strumenti che è necessario utilizzare. La raccomandazione è anche quella ai cacciatori di provare a considerare le necessità e i bisogni di un mondo agricolo al quale tutti chiedono un impegno maggiore anche a seguito della crisi dovuta alla guerra in Ucraina, ma che dobbiamo tutelare sempre di più dalla presenza degli ungulati”.
Le chiederemmo di concludere, commentando o citando in cosa maggiormente si caratterizza la proclamata eccellenza dell’agroalimentare toscano?
“Credo che sia sufficiente girare la Toscana per capire che ogni territorio, anche il più piccolo, ha la capacità di esprimere prodotti di qualità. Se la Toscana non sarà sul podio per le quantità, lo è per le qualità. La Toscana è la regione che ha il numero più alto di prodotti Dop e Igp, ha un territorio molto attento al legame che il prodotto ha con esso. Ogni prodotto non esprime solo bontà e qualità ma storia, cultura, tradizione di quel territorio ed è fortemente rappresentativo dell’area alla quale appartiene. La Toscana è un po’ un’eccellenza nell’ambito dell’agroalimentare nazionale e i dati delle esportazioni e delle vendite nel settore vitivinicolo lo dimostrano. Noi su questo vogliamo continuare ad andare avanti e ad investire perché penso che la Toscana abbia tutte le carte in regola per dare un contributo importante al miglioramento e alla crescita dei prodotti di qualità che, oltre a essere rappresentativi del territorio, hanno un’incidenza positiva sulla salute delle persone”.
(Foto tratte dalla pagina Fb di Stefania Saccardi. In copertina, davanti lo stand di Vinitaly)