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martedì, Dicembre 3, 2024

La Via della Seta e dell’Oro che porta a Siena

Un’intervista a Patrizia Murro fatta in occasione dell’ultima edizione di Paratissima a Torino. Di Lei hanno detto: “Scoprire e analizzare i propri organi è un percorso di conoscenza di sé molto profondo, l’artista in questo caso non si limita a disegnarli, ma li ricuce, per seguirne le tracce e comprenderli meglio, lasciando poi che i fili di seta pendano all’esterno e ripassandone i contorni con l’oro. Ogni organo è la ricostruzione di dolori, affetti e ricordi personali che passano attraverso la vita biologica di questi elementi vitali. Per questo la serie prende il nome di Re-Nasci, una ricerca che ci accompagna alla conoscenza rinnovata del sé”.

Al Festival internazionale di Cinemambiente

Patrizia Murro, nasce a Torino da una coppia di immigrati, babbo pugliese mamma lucana. La Fiat governa la vita del babbo mentre la mamma lavora “pizzi e merletti” per case di alta moda. “Sono cresciuta tra abiti del tutto differenti: la tuta di mio padre color bordeaux, sporca di grasso, in ammollo galleggiava in acqua e soda prima d’essere messa in lavatrice, e i pizzi lavorati ad incrostazione per gli abiti di grandi stilisti Italiani e francesi narrati da mia madre”.

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Dopo l’Istituto d’Arte si laurea all’Accademia Albertina affiancando alla pittura lo studio di Moda e Costume. Lungo questi due filoni si sviluppa la sua vicenda artistica. “Senza rendermene conto mettevo le basi di ciò che avrei sempre amato: abiti e arte. Ricordo lo stesso stupore guardando la Battaglia di San Romano e gli abiti di Vivienne Westwood”.

Allo Studio d’Arte Barattini di Carrara

Ad un avvio promettente – Prima classificata al concorso fotografico “Donne fotografate da donne” promosso da Glamour di Condé Nast Publications (2001), stylist assistent presso Sabelt shoes -, seguono lunghi sacrifici per guadagnarsi l’ambita cattedra imposta dalla path dependence delle aspettative familiari: lavoro e famiglia. Anni di vita tra casa e lavoro vissuti a testa bassa segnati dalla collaborazione con il Festival internazionale di Cinemambiente (sfilata alla serata di gala di abiti di Carta (2015), produzione di borse in lino ecologico lavorato al laser per special guests (2016), una esposizione nell’ambito di Out of Fashion a Milano pezzi unici realizzati con materiali naturali (2017).

Un po’ di street art per Patrizia Murro

Con una opera dipinta sul tagliere da cucina ben segnato dall’uso riaffiora alla vita artistica con il progetto Re-nasci che diventa il  manifesto della sua nuova vita di ricerca e scoperta; in essa i fili di seta intessuti nelle opere presentate a Paratissima (Torino 2018) si intrecciano con un intenso amore che la lega ad un senese che l’accompagna dentro le meraviglie di Siena e della sua terra alla quale oggi si sente profondamente vicina facendo anche della Toscana la base per le sue fusioni in bronzo, le sue sculture in marmo bianco e le incisioni a taglio laser su pietre, stoffe e materiali di recupero. Prossima tappa: esporre i lavori del suo progetto Re-nasci in terra di Siena.

Parlaci di te e di questo tuo progetto…

“E’ un progetto che dura da tanto tempo, che ha preso diverse forme senza mai scostarsi dal tema che rimane quello della rinascita, la nascita e la rinascita. Tutto è iniziato dalla raffigurazione del feto dipinta su una vecchia camicia, il “Nato con la camicia”, ed è continuato con il tema del cuore, dal quale nasce la vita. Questo soggetto mi ha accompagnato a lungo e l’ho sviscerato sia in pittura che in scultura. Di tutto questo percorso le opere esposte a Paratissima rappresentavano solo la parte che definirei di superfetazione, riferita al fatto che il feto compare in tutti quanti gli organi e come fosse una figura propiziatoria. Il feto sta dietro ad ogni organo che stabilisce una relazione con la vita e nessuno di loro è scelto a caso, tutti sono legati a delle sofferenze che ho avuto”.

Studio delle forme umane e non solo

Si ha come l’impressione che questi lavori parlino un doppio linguaggio che nasconda e racconti per immagini e per oggetti una storia di vita personale raccontata da quel bambino che sembra vivere o sopravvivere dentro di te…

E’ come se il bambino fosse l’elemento curativo e salvifico dentro una serie di organi che nascondono problematiche e difficoltà incontrate. Il bambino come testimone e segno di speranza.

Il discorso si è sviluppato nel tempo perché all’inizio il cuore e il bambino erano solo manifestazione di speranza, legata anche alla nascita di un amore”.

Una ricerca di immagine in dissolvenza per Patrizia Murro

Dicci di te e della tua storia artistica…

“La mia storia artistica ruota sempre attorno a due elementi, l’abbigliamento e la pittura. Si sono alternati sempre nella mia vita, dalla formazione agli anni successivi, a lungo mi sono concentrata di più sull’abbigliamento anche perché per venti anni ho insegnato storia del costume e della moda, quindi creare abiti e realizzarli era un completamento di quello che facevo. Il vuoto pneumatico c’è stato riguardo alla pittura che ho a lungo trascurato. Il bisogno di tornare a disegnare si è imposto da quando mi sono innamorata, forse per la prima volta, perché non riuscivo a dire quello che avrei voluto con le parole, e siccome in fondo era ancora il mio mestiere mi veniva da disegnarle. E da allora in poi è stato come un riscoprirsi, un ritrovarsi attorno ad un tema e tutto è rinato in questa mia seconda vita, se la posso definire così”.

L’Arte arriva da ogni stimolo. E Siena è un grande stimolo per Patrizia Murro

“Quando ero all’Accademia – riprende Patrizia – non mi è mai riuscito di lavorare così a lungo attorno ad uno stesso tema, ogni soggetto si esauriva nel giro di poco tempo, avevo sempre bisogno di andare incontro a qualcosa d’altro ma non era mai la stessa cosa. Vedevo i miei compagni che disegnavano, un unico soggetto, che fossero scimmie o caprette per anni. Per me è la prima volta che mi dedico ad uno stesso tema così a lungo, ormai da sette anni e mi sembra sempre nuovo. Cuore e bambino si sono imposti come fossero la strada giusta da percorrere”.

Il tema della rinascita è onnipresente nell’opera di Patrizia Murro

Nel tuo studio ho visto un’opera dipinta su un tagliere che pareva usato…

“Quell’opera è legata al tema di una ricerca che era stata mozzata. Era bello il tema dell’oggetto da casalinga che veniva a mescolarsi con la pittura, marcava la discontinuità con quella parte della mia vita in cui tra lavoro e famiglia l’artista si era ammutolita e che da lì ritrovava la sua nuova via. Quella vita di prima diventava il supporto per la pittura. Ricordo con emozione la preparazione della tavola, tutta segnata dal lavorio di coltelli e mezzelune, come fosse una tela, e ogni gesto mi accompagnava verso un orizzonte nuovo e sconosciuto che mi faceva trepidare. Rappresentava un occhio che era stato chiuso troppo a lungo, quello era il momento in cui tornava a vedere il mondo con lo sguardo del pittore. Era la rappresentazione del terzo occhio, quello con il quale, e solo alcuni, possono vedere determinate cose, l’artista tra questi… Da qui è cominciato un percorso che mi ha portato a lavorare in fonderia nel Chianti, a Carrara, dove dallo studio Michelangelo è uscito uno dei miei cuori di marmo, a esplorare le potenzialità del laser trasferendo i cuori sulla pietra, sul tessuto, sul marmo, una lunga galoppata a perdifiato. Da allora mi sono sentita una specie di re Mida che tutto quello che tocca trasforma in cuore…”

In molte delle tue opere c’è sempre dell’oro…

“L’oro è qualcosa che mi avvicina a Siena, se penso al tardo gotico, a Duccio a Simone Martini, c’è la tradizione e ad un tempo ricerca innovativa, certe pale d’altare mi hanno sempre affascinato. Quando sono salita sul palco del restauro della Maestà di Simone Martini, vederla così ad un palmo dal naso, come l’aveva vista lui mentre ci lavorava è stata un’emozione fortissima, è stato come percepire la sua mano mentre la disegnava”.

“Siena è diventata casa di affetti – sottolinea l’artista di Torino; per noi piemontesi la Toscana è un sogno, Siena fa battere il cuore. La prima volta non sarei più voluta partire. Siena come casa, molto più che Firenze… ho sudato e sofferto in piazza per il primo Palio a cui ho assistito, mi ha emozionato il tufo posato sulle lastre, sono rabbrividita con i cavalli al canape… Avrei voluto che i miei cuori si posassero qui e che qui si acquietassero”.

Patrizia Murro all’opera alla Fonderia Del Giudice di Greve in Chianti

E ora l’idea di ricucire questi fili che ciondolano da alcuni tuoi quadri…

Sì adesso il sogno è venire ad esporli a Siena, sarebbe come il compimento dell’opera, il compimento di un lungo percorso, dalla nascita di un bambino, alla sua crescita che trova alla fine uno sbocco anche fisico che atterra sul Campo o all’ombra del Duomo. La re-nascita sarebbe compiuta”.

(Le relazioni di Patrizia Murro avvengono tramite il suo sito: http://www.patriziamurro.it/)

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