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giovedì, Novembre 21, 2024

Mps, incorporazione no, fusione intelligente sì

Gianfranco Antognoli, una vita in Banca Toscana, ex direttore della Paschi Leasing, ormai è una presenza abituale sul SienaPost per aiutarci a comprendere l’andamento di finanza e mercati, attività che tra l’altro svolge in proprio con la sua Concredito.

Scusaci Gianfranco, seguire il Festival della Salute, ci ha preso particolarmente. Comunque… sai che ti chiederemo di Mps; e qualche giorno in più dopo la brusca sterzata di Unicredit, comunque andava lasciato passare…

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“Fammi dire del Festival, allora. L’abbiamo avuto anche qui in Versilia ed è stato un ritorno atteso, anche sotto il profilo dell’economia perché alla distanza può davvero incidere. Sono moltissime le aziende e le organizzazioni che hanno business su salute e servizi e dobbiamo ringraziare Paolo Amabile, amico di vecchia data, che è riuscito a ricreare una passerella collettiva. Vedi Duccio, saperne di più su queste tematiche è importante per le stesse aziende, giacché la ripresa avviene in un momento tale in cui il primo, o il secondo pensiero di un manager deve essere teso a prevenzione e salute pubblica. E tutto lascia pensare che sarà così per anni ancora”.

Sì, ma torniamo a Mps, i termini di Bruxelles erano chiari: il 31/12 prossimo era stato indicato come la data ultima perché lo Stato italiano cedesse il suo pacchetto di azioni che equivale a una larga maggioranza assoluta e che, trattandosi di Società quotata in borsa, fa un po’ effetto…

“Ormai il 31/12 non succederà nulla di tutto questo. Unicredit ha voluto aggiungere a un progetto che gli dava una ragguardevole lungimiranza prospettica, il realizzo di un guadagno esoso immediato. E questo Governo che continuo a sostenere nel mio piccolo e al quale riconosco una grande serietà, ha detto no. E ora il MEF, stante le azioni concrete compiute, può legittimamente attendersi da Bruxelles non una multa, ma una congrua proroga di qualche mese”.

Gianfranco Antognoli

Mesi? Non anni come si è sentito dire più volte stante il fatto che comunque Mps presto si ricapitalizzerà?

“Non confondiamo. La capitalizzazione peraltro già prevista e approvata avverrà nella misura inizialmente concordata di circa 2,5 miliardi, ma checché l’operatività e la gestione della Banca ne beneficino, non è questo il tema del contendere con l’Europa che nel 2017 fissò con chiarezza i termini. Uno Stato non può possedere i due terzi di una banca che opera con strumenti privatistici e che deve perseguire l’utile prima ancora dei fini collettivi. Certo anche le banche hanno fini sociali: il solo fatto che esistano per svolgere le funzioni di intermediazione con mercati e clientela ne è la prova, ma il perseguimento dell’utile è la primaria mission”.

“Sui tempi della proroga – continua Antognoli -, a mio parere gli elementi di conoscenza e convincimento sulle soluzioni alternative sono da tempo sul piatto. Voler posporre, per non affrontare le conseguenze, è mossa miope perché oltre a far emergere l’evenienza che altri soldi pubblici, oltre quelli stanziati, debbano esser veicolati a Mps, si ingenererebbe nei 21.500 dipendenti una convinzione tanto fasulla quanto pericolosissima. Peraltro già suggerita da come andarono i fatti nel 2017. I dipendenti di Mps non possono ora sentirsi alla stregua di dipendenti statali e quindi ipertutelati indipendentemente dal merito. La Banca deve stare sul mercato non per sopravvivere a se stessa ma perché le sue dimensioni ne esaltano il ruolo a difesa e sviluppo dei territori. E che lo faccia dipende tantissimo dal comportamento personale e collettivo dei suoi dipendenti. Ho sentito storie penose dopo il 2017: storie di dipendenti che hanno contratto un mutuo-casa con Mps parallelamente richiedendo l’accredito dello stipendio su altro istituto”.

Ma come, Gianfranco, finora ci hai parlato dei dipendenti come la riserva aurea del Monte… ?

“E lo ripeto, lo sono. E non lo dico per mia fissazione personale, ma è nozione di tecnica economica. L’asset più importante di una banca è il suo personale: un’azienda di servizi – qual è una banca – viene valutata secondo l’utile che genera. Mps che ha cominciato a riprodurre finalmente utile, deve il risultato alla capacità di fare consulenza e creare ricchezza per le aziende-clienti, ricavandone interessi o provvigioni da servizi. La formazione del Personale è una storica forza di Mps: devo forse ricordare come in passato, unica nel suo genere, si sia sviluppata proprio a Siena una facoltà economica che era una sorta di grande scuola-quadri del Monte?”

A questo punto ci piacerebbe sapere il perché di questo disastro, ma…

“No, ricordiamolo. Esisteva nel 2007 in finanza una prassi di valutare una banca 4 milioni a sportello. Sotto la Presidenza Mussari le mille filiali di Antonveneta vennero pagate non 4 ma 17 miliardi. Un colpo che avrebbe ucciso qualunque istituto che operasse nel sistema economico-finanziario e che ciò non sia del tutto avvenuto a Mps descrive bene l’importanza che aveva e ha oggi. Ciò nonostante bisogna far presto e anticipare ogni segno di demotivazione del personale”.

Ma quanto vale Mps? Giusto per curiosità. Sappiamo quanto valgono le azioni di Mps e il loro andamento sui mercati, ma tutto insieme?

“Beh, che qualcosa Unicredit avrebbe avuto per prendere Mps, commenta una situazione difficile, una realtà fatta anche da ricavi non ottenibili, contenziosi soprattutto legali e orpelli vari che possono crearsi sempre quando si cede un ramo d’azienda. L’offerta di Unicredit era parzialmente risolutiva e avrebbe portato all’incorporazione di un ramo con perdita del marchio, di duecento filiali, di tutte le società prodotto. Complessivamente oggi sarebbe il valore dato dalla Borsa – che è l’indice di capitalizzazione della ricchezza nazionale -, ma Mps risulterebbe comunque sottostimato perché, per esempio, non includerebbe la rivalutazione degli immobili che oggi presumo, secondo l’analisi di bilancio, essere considerati a valori inferiori rispetto a quelli correnti di mercato. Faccio un esempio, quanto potrebbe costare piazza Salimbeni con i suoi tre palazzi (Rocca Salimbeni, palazzi Tantucci e Spannocchi)? A valore di libro ipotizzo per esempio 5-600 milioni, ma sicuramente il valore è almeno tre volte tanto. Insomma questi valori di rivalutazione andrebbero aggiunti a quelli di Borsa”.

Il numero di novembre di Leasing Magazine

E rieccoci al cosa succede. Da dove si parte? Tu per esempio collabori frequentemente all’iniziativa editoriale di Leasing Magazine con Divo Gronchi che ha parlato senza mezzi termini di una pista francese…

“Gronchi faceva sicuramente riferimento al Credite Agricole, la banca che ha rilevato la Cassa di San Miniato, ultimo istituto in cui ha rivestito il ruolo di amministratore delegato. Sarebbe una soluzione forse più rispettosa per il nome del Monte in quanto l’Agricole avrebbe la leva voluta per crescere in presenza in Italia e di conseguenza a livello europeo; un’offerta analoga a quella che potrebbe arrivare da altri istituti francesi e spagnoli che sono quelli che al momento hanno cassa per operazioni simili. Personalmente preferirei che il Governo esplorasse meglio la strada, anzi credo proprio che lo farà, non più di un’incorporazione, ma di una fusione con BPM e/o BPER che sono, al pari del Monte, progetti nazionali con una storia legata al territorio. Se addirittura fosse con entrambi avremmo la nascita di un terzo polo bancario che, per grandezza, sarebbe molto simile al secondo di Unicredit e il cui assetto dal punto di vista organizzativo e polifunzionale potrebbe avere il rispetto di altre componenti europee”.

Intanto si parla di depotenziamenti di filiali Mps nell’Aretino e altrove…

“Se ne parla con più angoscia solo perché si tratta di filiali del Monte, ma si tratta di un taglio di rami secchi per filiali meno redditizie che è prassi comune nel panorama bancario attuale. L’Abi si è anche prodotta in un recentissimo appello alle associate perché non tolgano servizi alle piccole comunità, tuttavia penso che non sarà raccolto. Le banche, l’ho già detto, devono esser redditizie per esplicare la loro funzione per l’economia nazionale”.

Sindacati che hanno sospeso le movimentazioni promesse e spazio alla politica che vuole dibattere di Monte. Si parla a questi livelli anche di un’aggregazione di altra natura…

“Non è un mistero: una “banca di Stato” che metta insieme il Monte con la Carige e la Popolare di Bari. Permettimi una battuta: la banca di cittadinanza… dopo il reddito di cittadinanza. Da un Governo che finora ha mantenuto la questione sui binari della serietà, non cedendo a quello che era un vero e proprio ricatto di Unicredit, non mi attendo una conclusione del genere che tra l’altro coinvolgerebbe il Monte e quelle che sono ancora eccellenze tra le banche di prodotto, le sue controllate, in un accordo al ribasso. Hai citato i sindacati, spero non gli stessi che brindarono all’indomani di Antonveneta… Ebbene i sindacati hanno davanti una vera e propria scommessa per far sì che altre scelte strategiche sbagliate azzerino tutto. Mi viene in mente l’accorpamento di Mantovana e Banca Toscana che se oggi fossero rimaste autonomamente nel Gruppo Monte dei Paschi, cioè nella situazione in cui erano, avrebbero permesso al Monte, con la loro ricollocazione, di sistemare gran parte dei problemi. Oggi a partire da Capital Service per andare alla Leasing & Factoring o la Fiduciaria o alle quasi 1500 filiali ci sono motivi e condizioni per far bene e fare ricavi adeguati con gli strumenti professionali che la Banca Monte dei Paschi conosce meglio e con gli uomini che lo sanno fare meglio. Anche rispetto alla concorrenza”.

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