Ogni giorno perso si logora il Partito Democratico e si indebolisce la coalizione
Prima i segretari di circolo. Poi alcuni sindaci. Infine la vicesegretaria regionale, costretta a scrivere nelle chat interne per richiamare il partito all’unità e al silenzio operoso. Ma ormai è chiaro: l’assenza di metodo e di leadership rischiano di diventare il funerale della politica.
La questione della ricandidatura di Eugenio Giani non è solo cosa si decide, ma dove e come lo si fa.
Il confronto, invece di avvenire nelle sedi deputate — direzioni, assemblee, organismi — si è spostato in contesti informali, personali, (a tratti persino opachi?).
Da lì in poi è stato un diluvio di voci, interpretazioni, malumori impossibili da ricondurre a una cornice politica chiara. Il partito non può vivere di chat.
Adesso non resta che un’unica via: prendere ciò che Giani ha fatto in questi anni, in questi mesi, in queste settimane, assumerselo come partito, tradurlo in una proposta politica per la coalizione. E farlo subito.
Ogni giorno che passa senza una decisione è un messaggio implicito che dice: “non sappiamo che dire, non sappiamo che fare”. Tergiversare, a questo punto, non favorisce la riflessione: appare azione dilatoria.
E la dilazione, in politica, spesso è sinonimo di resa.