Il futuro ripartendo dai borghi, dalla cultura e dall’intelligenza artificiale
È accaduto questa mattina al Teatro La Compagnia di Firenze, durante l’evento “Toscana 2050”, promosso dal Consiglio regionale. Al centro del confronto, il futuro della Regione, da costruire sulla base di cinque priorità strategiche che integrano cultura, innovazione, coesione sociale e sostenibilità. Un futuro che, come ha ricordato il presidente Eugenio Giani nel suo intervento, deve affondare le radici nell’identità profonda della Toscana: l’umanesimo, la centralità della persona, la scelta per la pace, l’arte, la conoscenza.
C’è un’idea forte alla base di Toscana 2050, il progetto di visione strategica promosso dal Consiglio regionale. La Toscana deve guardare avanti senza rinnegare se stessa, deve innovare a partire dalla propria storia. Il futuro, insomma, può e deve nascere là dove l’Umanesimo ha già segnato un’epoca, là dove la centralità della persona è stata, e può tornare a essere, architrave di progresso.
Non si tratta di un ritorno nostalgico, ma di una proiezione moderna di valori antichi: attenzione all’individuo, alla bellezza, all’equilibrio tra uomo e natura, sapere e fare. Dentro questa cornice si sviluppano cinque priorità strategiche, cinque assi lungo i quali la Toscana del 2050 intende costruire la propria traiettoria economica, sociale e culturale. Ognuna di esse è un tassello, interconnesso agli altri, di un disegno complessivo. Ecco quali sono.
Smart Small Towns: i borghi come laboratori del futuro
Non c’è Toscana senza borghi. E non ci sarà Toscana 2050 senza una nuova funzione per i suoi 276 piccoli centri abitati. L’obiettivo non è la conservazione passiva, ma la rigenerazione attiva: rendere questi luoghi capaci di attrarre nuove residenze, lavoro da remoto, giovani imprenditori e famiglie. Servono connettività ad alta velocità, infrastrutture leggere ma intelligenti, servizi digitali e nuovi modelli abitativi.
Il telelavoro non è più una moda pandemica, ma una leva strutturale per contrastare lo spopolamento e creare comunità resilienti. Il progetto prevede l’arrivo di 60.000 nuovi abitanti nei borghi, e la creazione di 30.000-45.000 nuovi posti di lavoro, grazie a un ecosistema che combina qualità della vita, innovazione e sostenibilità. È un ritorno alle radici che non ha nulla di regressivo, anzi: è una delle sfide più audaci del piano.
Resilienza idrica: l’acqua come bene comune e motore di sostenibilità
In un contesto di crisi climatica permanente, la Toscana vuole affrontare il tema dell’acqua in modo sistemico. L’acqua non solo come risorsa da gestire, ma come leva per ridisegnare la convivenza tra uomo e ambiente. Dighe, invasi, reti di distribuzione e riuso, ma anche monitoraggio intelligente e digitalizzazione del ciclo idrico: la regione punta su infrastrutture capaci di resistere agli stress climatici e di garantire approvvigionamento anche nei momenti critici.
La Toscana 2050 assume così un impegno preciso: affrontare l’emergenza climatica con strumenti innovativi, coerenti con gli obiettivi di Agenda 2030, e restituire all’acqua la sua dimensione culturale, oltre che funzionale. Gestire l’acqua significa gestire il territorio, e con esso la coesione sociale ed economica.
Longevità attiva: nuove centralità per gli over 65
La Toscana sarà nel 2050 una delle regioni con la popolazione più anziana d’Europa. Ma non vuole accettare questa realtà come un problema: la considera una risorsa. L’idea è quella di creare “smart villages” pensati per la terza età, luoghi in cui vivere bene e attivamente, con servizi sanitari digitalizzati, trasporti flessibili, spazi per la socialità e attività culturali.
In questo contesto, la Toscana intende promuovere anche un nuovo modello turistico: il wellness per over 65, che combina salute, benessere e scoperta del territorio. Una fetta importante di sviluppo economico e occupazione ruoterà attorno a questo segmento, con una crescita attesa tra il 15% e il 25%. L’invecchiamento diventa così motore di innovazione urbana, architettonica e sociale.
Intelligenza artificiale per la manifattura e il turismo
La quarta priorità strategica è quella più legata all’industria e all’innovazione tecnologica. La Toscana vuole diventare un polo nazionale per l’applicazione dell’intelligenza artificiale nei settori chiave della sua economia: la manifattura avanzata (soprattutto meccanica, moda e farmaceutica) e il turismo.
L’IA sarà utilizzata per migliorare l’efficienza energetica, la personalizzazione dei servizi, la qualità del prodotto, l’analisi predittiva e la sicurezza. Ma anche per valorizzare il patrimonio paesaggistico e culturale, costruendo esperienze immersive, itinerari dinamici e nuove forme di racconto del territorio. Questo centro toscano per l’IA si inserisce in una visione di industria 5.0: non solo produttività, ma sostenibilità, etica e benessere.
Musei 6.0 e poli formativi: il sapere al centro del nuovo Rinascimento
È forse la priorità più simbolica: fare della cultura un’infrastruttura strategica. La Toscana, culla dell’arte e del pensiero critico, vuole reinventare il ruolo dei musei, delle accademie e degli istituti formativi. Non più solo luoghi di conservazione o trasmissione del sapere, ma piattaforme di innovazione.
Musei 6.0, cioè spazi dotati di realtà aumentata, intelligenza artificiale, interattività, fruizione immersiva. E poi poli formativi capaci di mescolare arte e scienza, mestieri antichi e competenze digitali, formazione tecnica e creatività. L’idea è quella di un “capitale culturale attivo”, in grado di generare economia, occupazione e cittadinanza consapevole.
Visione a cinque assi, ma un’unica direzione: l’umanesimo del XXI secolo
La Toscana del 2050 non sarà una regione che rincorre il futuro, ma una regione che lo costruisce con strumenti nuovi e principi antichi. A tenere insieme queste cinque direttrici è un’idea politica forte: la centralità della persona, il primato del sapere, il rifiuto del militarismo come paradigma di sviluppo.
Per dirla con Giani, “non soldi per le guerre e il riarmo, ma per le accademie, lo sviluppo del pensiero, l’arte e le scienze”. Se davvero la Toscana saprà unire AI e Rinascimento, borghi e smart cities, welfare e bellezza, allora avrà compiuto non un’operazione di marketing territoriale, ma un atto profondo di coerenza storica. Un nuovo umanesimo, non come slogan, ma come necessità.