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venerdì, Aprile 26, 2024

“Vogliamo vivere” tornerà alla luce in Versilia

Per le Politiche della primavera 1921 (https://it.wikipedia.org/wiki/Elezioni_politiche_italiane_del_1921), Gabriele d’Annunzio volle che Alceste De Ambris (https://it.wikipedia.org/wiki/Alceste_de_Ambris) si presentasse candidato nella Circoscrizione di Parma e dell’Emilia Nord-occidentale.

Con quella candidatura il “Comandante” intendeva affermare la sua ostilità alla manovra politica di Benito Mussolini che aveva deciso di sostenere il Blocco Nazionale guidato dal capo del governo Giovanni Giolitti. L’accordo Mussolini-Giolitti portò i candidati fascisti nelle liste del Blocco, spianando la strada del loro ingresso in Parlamento.

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Quell’operazione sembrò a D’Annunzio la conferma del suo giudizio sull’inaffidabilità di Mussolini, sperimentata nelle tragiche giornate del Natale di sangue del 1920 (https://it.wikipedia.org/wiki/Natale_di_sangue), quando Mussolini abbandonò d’Annunzio al suo destino e sotto il fuoco dei bombardamenti per nave e dell’assalto delle truppe da terra finché fu costretto a mettere fine all’occupazione della città del Carnaro.

Alceste De Ambris

Per conferire esplicitamente alla candidatura di De Ambris il significato di iniziativa ostile ai fascisti, d’Annunzio inviò ad Alceste De Ambris, che era stato uno dei più fidati e preziosi collaboratori nell’avventura fiumana, un messaggio con il quale lo investiva della missione di riaffermare il valore politico dell’esperienza fiumana, testimoniata dalla Costituzione di Fiume – la Carta del Carnaro – della quale De Ambris era stato l’effettivo autore.

Quella Costituzione si caratterizzava per un netto orientamento in senso democratico-sociale, con l’affermazione dei diritti civili, a cominciare dalla parità fra uomo e donna, e realizzava un sistema di Stato basato sulla democrazia diretta, le autonomie locali e l’autogoverno delle forze organizzate del lavoro.

Per accentuare questi già forti motivi di differenziazione con il movimento mussoliniano d’Annunzio, nel messaggio che inviava a De Ambris, inseriva alcuni passaggi che si riferivano alla cronaca politica e ribadiva il suo pieno consentimento con i lavoratori della terra, che reclamavano migliori condizioni ed un ruolo dirigente nella società italiana.

Consentimento che valeva come esplicita condanna dell’azione intrapresa dal movimento fascista, scatenatosi contro le organizzazioni dei lavoratori della Valle Padana. Per bollarlo d’Annunzio avrebbe usato la definizione di “schiavismo agrario”.

Il “messaggio” inviato a De Ambris aveva tutte le caratteristiche di un documento di un alto valore politico, destinato a durare anche dopo le lezioni del 1921. In questo senso lo intese Alceste De Ambris che affidò al pittore viareggino Lorenzo Viani (https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzo_Viani) il compito di curarne la pubblicazione arricchendola con alcune incisioni a commento del testo dannunziano.

Gabriele D’Annunzio

D’Annunzio che vide le incisioni di Viani, ebbe modo di manifestare il suo convinto apprezzamento: “Il legno è vulnerato con mistica forza e potentemente vive ed esprime e significa”, parole che incoraggiarono De Ambris e Viani nei loro propositi.

Con il titolo “Vogliamo vivere”, il messaggio litografato con le incisioni di Viani veniva pubblicato dalla tipografia Benedetti e Niccolai di Pescia. Dai torchi pesciatini uscì una pubblicazione di straordinario pregio artistico che ebbe una limitata diffusione: l’avanzante fascismo non poteva certo tollerare che circolasse il messaggio affidato al “Vogliamo vivere”.

Il suo significato e la sua importanza politico-artistica di recente sono stati sottolineati dallo storico professor Umberto Sereni con due articoli apparsi sulla “Gazzetta di Parma” e sulla rivista “Leasing Magazine”. Articoli che hanno suscitato un vasto interesse ed una notevole curiosità.

La combinazione di tre figure cardine, quali d’Annunzio, De Ambris e Viani, riunite per una pubblicazione di straordinario valore, motiva l’iniziativa che abbiamo deciso di sostenere provvedendo alla ristampa anastatica del messaggio “Vogliamo Vivere” nell’edizione pesciatina del 1921.

Abbiamo dunque pensato ad una pubblicazione, di alta qualità editoriale, capace di esaltarne in ogni aspetto la sua eccezionalità: dalla carta, che richiama quella originale del 1921, alla cura delle riproduzioni che conservano il vigore impresso dall’arte di Viani. Il testo è arricchito da un’introduzione storico-critica del professor Sereni.

Gianfranco Antognoli

(nella foto di copertina, particolare di Autoritratto di Lorenzo Viani, Firenze, Galleria degli Uffizi)

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