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venerdì, Novembre 1, 2024

Un bel tacer non fu mai scritto… ma le parole non costano niente

Giunta De Mossi: Paolo Benini, ex assessore, parla delle opere e delle realizzazioni per la pratica sportiva a Siena

SienaPost ha sempre legato il suo sviluppo a una mission. In sintesi – ma un editoriale lo specificava – era la responsabilità verso la comunità. L’importanza di raccontare ad essa con onestà ed educazione fatti rilevanti e magari spiegarli. Più di recente il nostro invito si è fatto pressante, soprattutto nei confronti di chi ha avuto responsabilità amministrative o gestionali. Un invito a restituire alla comunità una propria visione per sottoporla alla critica collettiva. Oggi ha accettato il nostro invito relativamente alle infrastrutture sportive Paolo Benini, figura per svariati anni impegnata in politica, quasi sempre in area liberal, oltreché fino al 2023 assessore ai servizi all’infanzia, istruzione, università, formazione e sport del Comune di Siena. Paolo Benini, docente universitario e medico impegnato nella branca del mental coaching, tiene su quest’ultimo argomento una rubrica periodica denominata “Oltreognivittoria”, titolo ripreso da una delle sue ultime pubblicazioni (dr).

“Un bel tacer non fu mai scritto… ma le parole non costano niente”

E dunque, parliamo di sport. O meglio, parliamo dello sport a Siena, delle grandi promesse, delle piccole perplessità, delle ambizioni interrotte e dei progetti che, più che a lungo termine, sembrano appesi a un filo. Non vorrei tediarvi con un elenco di ciò che ho fatto durante il mio assessorato – che, per inciso, è più lungo del libretto d’istruzioni di una lavatrice – ma alcune cose vanno dette, se non altro per chiarire il punto di partenza.

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Durante il mio mandato, di cui vado fiero sì… ma molto, molto meno rispetto ad altre imprese della mia carriera, ho avuto l’onore e l’onere di avere la delega allo sport. Lo sport, come sappiamo, è molto più di una serie di competizioni: significa politiche giovanili, salute, benessere, identità del territorio e, non ultimo, un bel ritorno economico per la città. Ed è qui che inizia il viaggio nei vari impianti sportivi, con il Comune nel ruolo di protagonista e la nostra capacità di gestione come unica variabile davvero imprevedibile.

Partiamo dal Palazzetto della Polisportiva Mens Sana. Questo impianto non solo doveva essere la “casa” delle società sportive che vi risiedono, ma anche un motore economico per la città, capace di attirare eventi e creare un indotto importante. Tuttavia, il palazzetto è stato “depotenziato” da 5000 a 2500 posti per qualche improvvido passaggio nella gestione, un piccolo dettaglio che ha fatto saltare in aria l’intero piano economico. Ma i problemi non finiscono qui: l’adeguamento del tetto, con i relativi costi che attualmente ricadono interamente sul Comune, solleva molti dubbi. Dalla convenzione, per quel che ricordo, non risulta chiaro che dovesse essere il Comune a sostenere tutte le spese. Serve un approfondimento su chi, davvero, dovrebbe assumersi questi costi.

Non solo: la mancanza di una proprietà diretta sull’impianto implica che non si potrà accedere a molti finanziamenti pubblici, che richiedono la titolarità della struttura per essere concessi. E questo non è tutto: nel 2027 saranno obbligatori adeguamenti significativi per garantire che il palazzetto resti antisismico, e siamo incredibilmente indietro nella valutazione dei lavori necessari. Questa lentezza nella programmazione è indice di un pressappochismo preoccupante, che potrebbe trasformarsi in un problema serio per le casse pubbliche e – peggio ancora – portare alla chiusura dell’impianto se non venisse messo a norma. E allora, che fare? Senza accesso ai fondi pubblici e con adeguamenti sismici all’orizzonte, potrebbe essere necessario trovare qualche investitore disposto a credere in questo progetto. Chissà, forse riusciremo a convincere un altro fondo svedese con il fascino del nostro patrimonio sportivo! In fondo, dopo castelli e vigne, un palazzetto antisismico in Toscana non è poi così male, no?

Paolo Benini, già assessore al Comune di Siena

Un altro impianto rilevante è il Sabbione, dedicato al rugby. Anche qui, abbiamo investito circa 700.000 euro per un progetto di rinnovamento necessario a garantire la funzionalità della struttura, sempre durante il mio mandato. E parlando del campo “Artemio Franchi”, anche questo si trova oggi a capienza ridotta a causa delle note vicende legate alla gestione Montanari. Il Comune, grazie a una mia azione nel febbraio 2023, è finalmente rientrato in possesso della struttura, ma ci sono ancora molte decisioni da prendere per garantirne un uso adeguato e sostenibile.

Anche il Campo Scuola ha visto un investimento di circa due milioni di euro, sempre sotto il mio mandato. Erano previsti persino i tornelli di controllo agli ingressi, che però non sono mai stati montati, perché sembra che alcuni preferiscano il libero ingresso, magari per ragioni un po’ “preistoriche” o forse perché si guadagna meglio a esser nani tra giganti.

E veniamo alle infrastrutture per altri sport: una pista di pattinaggio completamente rifatta per mezzo milione di euro, pronta per competizioni di livello. Una pista ciclabile ristrutturata (cifra intorno ai 200.000 euro, se la memoria non mi inganna), sempre sotto il mio assessorato. Una parete per arrampicata, che oggi è anche disciplina olimpica, e quindi fonte di attrazione per giovani e meno giovani. E non dimentichiamoci del campo di calcio del Meroni, rinnovato per un importo di circa 400.000 euro. E poi, ciliegina sulla torta, il campo sportivo di Taverne: due milioni di euro di lavori programmati, con la gara d’appalto che doveva partire alla fine del mio mandato.

E ora veniamo al tema delle piscine. Abbiamo una sentenza per l’abbattimento della “finta piscina” in Piazza Amendola – un monumento all’ottimismo mal riposto. Eppure, sento ancora parlare della possibilità di costruire una nuova piscina in città. Sarebbe fantastico… se solo ci fosse una domanda reale per un secondo impianto di questo tipo. La verità è che non c’è sufficiente richiesta per due strutture, e i costi di gestione di una piscina sarebbero semplicemente insostenibili. In realtà, quello di cui c’è più domanda è una maggiore disponibilità di impianti sportivi per il basket e la pallavolo, discipline molto praticate e per cui mancano spazi adeguati. Se proprio volessimo investire nel settore acquatico, una soluzione più ragionevole sarebbe realizzare una vasca da 25 metri seria all’Aquacalda e, magari, una vasca da 50 metri all’aperto ampliando quella già esistente. Perché costruire una grande vasca coperta significherebbe dover fronteggiare costi di gestione proibitivi, specie in inverno.

Paolo Benini, docente universitario e autore di pubblicazioni, si impegna oggi nel mental coaching

Poi c’è la questione della UISP e del suo progetto, che merita una riflessione a parte. La UISP, infatti, si trova limitata nell’accesso a fondi di cui invece possono usufruire altre realtà sportive affiliate alla federazione. Questo è un problema che dovremo risolvere se vogliamo garantire le stesse opportunità a tutte le organizzazioni sportive del territorio.

E infine, veniamo alla gestione degli impianti sportivi già esistenti. Qui emerge un punto fondamentale: amministrare non significa schierarsi per un colore politico, ma avere idee chiare e visione per il bene della collettività. Il vero problema non è tanto fare gli impianti – quello, a conti fatti, è la parte semplice -. Il vero banco di prova è gestirli con una prospettiva ampia, orientata al servizio pubblico e non agli interessi privati. Possiamo continuare a spendere soldi pubblici per realizzare strutture che poi finiscono in mano a piccole associazioni locali, magari senza una guida e una visione più alta, senza un piano per renderli davvero utili a tutta la comunità?

In alcuni casi, stiamo mettendo in mano impianti costosi a soggetti che non hanno la caratura per gestirli in modo adeguato. Quando si affidano strutture che hanno richiesto importanti investimenti pubblici a realtà che non sono in grado di valorizzarle, la spesa fatta perde di significato. È come costruire una Ferrari e darla in gestione a chi non ha nemmeno la patente: è uno spreco di risorse, e dimostra una mentalità gretta, povera e superficiale. Una mentalità che guarda al breve termine, che confonde il bene comune con interessi di parte, e che priva la città di un’occasione di crescita reale.

Quanto a me, ammetto che fortunatamente sono stato trattato un po’ come un appestato, dimenticato dalla città per la quale avevo lavorato. E per fortuna, dico, perché così ho potuto tornare alle mie cose. Non mi importa davvero, e comprendo anche chi, non avendo la caratura per confrontarsi su certi temi, ha preferito mantenere le distanze. Pur a malincuore, tuttavia, qualche suggerimento lo avrei dato volentieri per senso civico. Ma, come dice il proverbio, ci sono persone che, pur di fare dispetto alla moglie, si schiacciano i… coglioni.

Per fortuna, almeno nel teatro, le cose sembrano andare bene. Grazie al Maestro Vincenzo Bocciarelli, Siena ha persino avuto il suo “Red Carpet,” anche se – vista la lunghezza – sarebbe più appropriato chiamarlo “tappetino”. Ma, come si dice, ogni tappeto è buono per far scena… purché si abbia una buona storia da raccontare. Come diceva la scena finale de Il Pianista sull’oceano, è la storia che conta, conta che ci sia una storia da raccontare.

Paolo Benini

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