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venerdì, Novembre 22, 2024

Guido, i’ vorrei che tu e Lapo e io fossimo presi per incantamento…

Siamo nove amici e questa volta ci troviamo alla trattoria Demé a Vallecchia, nel cuore di quella che fu la Versilia rossa degli anni di fine secolo scorso, ma anche nella Versilia operaia, dei cavatori e dei mille e più laboratori di marmo e granito, delle donne lavoratrici grintose e determinate.

Guido Galeotti classe 1928, per tutti il Battì, quelle zone le conosce bene, non come qualche commissario di oggi del Pd che non sa nemmeno dove sia la via Zanardelli o via Cavallotti. Lui, Guido, fin da giovane girava, aveva rapporti, relazioni, camminava su per i viottoli di montagna e le mulattiere.

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Ma anche ora con la sua bicicletta non ha perso l’abitudine e percorre non meno di 5 chilometri al giorno! Guido si è forgiato negli anni della ricostruzione del Paese, dopo la guerra e le macerie del nazifascismo, nelle lotte operaie contro gli appalti selvaggi, contro lo sfruttamento feroce del lavoro, contro il regime dei bassi salari. Fin da giovane lo ha sempre guidato un’intensa passione politica, una vasta gamma di rapporti e di relazioni sociali.

Guido aveva aderito al Pci e divenne uno dei cosiddetti costruttori, di quelli che andavano a casa degli operai e tra un bicchiere di vino e una fetta di formaggio chiacchieravano, cercavano di far proseliti, di conquistare i lavoratori alla causa del socialismo, per fare più forte e organizzato il Pci: colonna indispensabile per il riscatto della classe operaia e per conquistare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir.

Con lui a tavola siede oggi una parte di quell’ossatura di dirigenti Pci che di generazione in generazione si sono passati il testimone ed hanno tutti fatto una scelta di vita, totale o parziale che sia.

Partiamo da Alessandro Lippi che nei primi anni 60 si iscrisse alla Fgci e fu delegato al congresso nazionale: fu proprio Guido Galeotti che lo accompagnò come un vero e proprio commissario politico. Lippi, assieme a molti altri di quella generazione, è stato tra i più attivi collaboratori di quel team che stese il primo programma versiliese del Pci nel 1964. Alessandro è stato, oltre che dirigente regionale di riferimento per la programmazione economica e territoriale fin dalla fase di avvio dell’esperienza regionale, Capo di gabinetto del Presidente Gianfranco Bartolini, poi consigliere comunale per 25 anni, Vicesindaco di Viareggio e Senatore.

Seduti ci sono due segretari della Federazione del Pci: Marco Montemagni e io, Niclo Vitelli, che oltre questo ruolo hanno ricoperto importanti incarichi amministrativi, associativi e politici in Versilia e in Toscana; Giuliano Rebechi, addetto stampa del comune di Pietrasanta a partire dagli anni 80, è stato capo della segreteria dell’assessore regionale Giuseppe Bertolucci e poi di Paolo Giannarelli.

Accanto a loro altri tre compagni. Manrico Niccolai che collaborò, in qualità di Assessore alla cultura di Pietrasanta, alla grande operazione portata avanti dal sindaco Cecchi Rolando Pandolfini di acquisizione del parco della Versiliana e del successivo avvio della manifestazione di spettacolo, incontri e attività formative nella pineta di Marina di Pietrasanta. Niccolai è stato Sindaco di Pietrasanta e Presidente della Fondazione Festival Pucciniano di Viareggio.

Maurizio Picchi dirigente comunista ha fatto parte della segreteria del Pci della Versilia ed è stato Vicesindaco di Pietrasanta. Roberto Rebecchi è stato dirigente del Pci di Pietrasanta, ha fatto parte degli organismi della Federazione del Pci versiliese. Rosario Brillante è stato Segretario del Pci a Massarosa, poi sindacalista ed infine Segretario del Sindacato Cgil del settore marmo.

Battì è però il compagno di tavola più importante, nel senso che non era facile essere comunista negli anni del dopoguerra e Guido è stato uno dei comunisti versiliesi più autentici: togliattiano e riformista fu, assieme a Lino Federigi e ad altri, protagonista della separazione da Lucca e della conseguente costituzione della Federazione della Versilia del Pci.

Era consapevole delle peculiarità e della diverse caratteristiche socio economiche e culturali del nostro territorio rispetto a quello della Lucchesia e convinto sostenitore della necessità di un lavoro specifico per coglierne tutte le potenzialità di sviluppo e di crescita.

Aderire a tutte le pieghe della società secondo la lucida analisi concreta delle situazioni concrete: fu proprio per le motivazioni e la forza degli argomenti che l’organizzatore di ferro Giorgio Amendola e la Direzione nazionale del Partito in quel lontano ‘58, dettero il disco verde all’operazione e mandarono il giovane Enrico Berlinguer al congresso costitutivo.

Successivamente nel 1964 fu Luigi Longo ad inaugurare la nuova sede della Federazione del Pci della Versilia a Viareggio in via Regia. Battì è stato responsabile del lavoro di massa, presidente della più importante cooperativa di consumo versiliese, la cooperativa di Pietrasanta, poi segretario del sindacato del Marmo e successivamente della Cgil Camera del Lavoro di Viareggio.

Niclo Vitelli, poi Galeotti, il partigiano Pelle e Valter Ghiselli

A tavola ricordo di quando io molto giovane, assieme al partigiano Pelle e a lui andammo a fare un tour montano- da Mosceta al lago di Vagli- per cercare di scoprire dove erano i campi fascisti estivi, in quel periodo delle trame nere e dell’eversione: con noi, oltre a due giovani della Fgci di Pietrasanta c’era Walter Ghiselli, mancato qualche anno fa, che nei primi anni ‘70 era stato segretario della Fgci e poi segretario della Federazione del Pci della Versilia.

Ricordo ancora quelle fredde domeniche autunnali, quando io, assieme a Battì e a Ricci Angiolo, andavamo per i sentieri dello stazzemese a portare le tessere del Pci nelle varie frazioni.

Questo di oggi, alla trattoria Demé, è quindi un tavolo storico che, come di consuetudine almeno una volta all’anno, ci vede riuniti assieme. Generazioni, esperienze e provenienze territoriali diverse: nove compagni che hanno sempre discusso tra loro nelle sedi di quel grande Partito dove ci si confrontava a viso aperto: molto spesso c’era tra noi una comunanza di pensiero, di orientamento ma, tuttavia, non erano infrequenti discussioni ed anche duri confronti.

Il giorno del cannocchiale

Se ci troviamo ogni anno seduti ad un tavolo è perché, al di là delle discussioni c’è un legame forte, un senso di appartenenza a valori e a visioni politiche e ideali. E c’è reciproca stima, considerazione e rispetto! I nostri incontri non sono solo conviviali e commemorativi né, della serie, com’era bello allora e come eravamo bravi.

Nonostante i tordelli e gli arrosti ben cucinati da Demé secondo le vecchie tradizioni e il buon vino rosso di Strettoia che ci distraggono non poco, siamo però ancora a discutere della Versilia. Ci appassiona l’argomento di come oggi, nelle attuali condizioni sia possibile, anzi per tutti noi necessario, far vivere e dare radicamento a quei valori che sono i valori portanti della Sinistra, in qualsiasi epoca storica si viva.

Radicamenti sociali, capacità di rapporto con le realtà del lavoro e dei nuovi lavori, rapporto con quel tessuto di imprenditoria locale che oggi è alla ricerca di una nuova produzione nelle cornici di tutela dell’ambiente e di riconversione, con quelle attività sociali sul territorio che coniugano in modo originale cooperazione, socialità, reciprocità.

Lo sguardo sulla politica invece è quello che più preoccupa perché si avvertono le debolezze delle forze di Sinistra attuali, le loro divisioni, la loro lontananza dai bisogni e dalle realtà locali, la loro degenerazione correntizia, le crescenti personalizzazioni, il gioco perverso delle tessere e, al contrario, la sempre minore visibilità politica, culturale e programmatica sui territori.

Quell’idea versiliese che spinse i comunisti negli anni Cinquanta ad una dolorosa separazione da Lucca sembra smarrirsi nella notte dei tempi di fronte alle imperanti, odierne logiche di arroccamento e autosufficienza dei sette Comuni versiliesi.

Tutto questo avviene senza che nessun partito della Sinistra sappia elaborare programmi e obiettivi per unire il territorio in una delle sfide più impegnative degli ultimi 50anni: reimpostare le idee guida per lo sviluppo economico e sociale del futuro, prendere in mano la bandiera della trasformazione green, rilanciare la Versilia come unità metropolitana di una economia integrata e armonica e di una vita sociale e civile avanzata, equa e solidale.

Siamo ad un certo punto del pranzo ed ora è arrivata la grappa!  La nostra conversazione si perde nella nebbiolina alcolica, nel fumo delle sigarette e nei saluti di commiato. Si apre così una pausa… Dipende però da noi farla durare meno possibile!

Niclo Vitelli

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