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sabato, Novembre 23, 2024

Mi fa paura il silenzio su Mps

Sono giorni di grande operosità per Luca Fiorito. Ha in programma di trasferirsi a Milano per seguire più da vicino la sua galleria di design che da anni sta portando avanti con due soci. Il nome del progetto e della galleria è “Fragile Milano”, sarà allestita in un sito suggestivo di millecinquecento metri di spazio espositivo a venti minuti dal Duomo. Il progetto punta a inserirsi molto in alto nelle valenze internazionali della città meneghina come punto di mostra e studio del design storico e del modernariato (https://www.pamono.it/stories/in-living-color).

Riconosciuto e apprezzato come sodale braccio armato del parlamentare “senese” Enrico Letta, Luca Fiorito ci mostra subito l’intenzione e la voglia di parlare, animatamente e con intelligenza, di Siena. Quando lo incontriamo per strada nei giorni del Palio, la lampadina si accende e giocoforza ci diamo appuntamento a Palio finito.

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Il primo problema è il Monte dei Paschi, il nuovo piano industriale – Mps, aumento di capitale di 2,5 mld a supporto del raggiungimento degli obbiettivi di piano – SienaPost – non lo tranquillizza per nulla. Mette in dubbio anche le considerazioni da noi fatte a caldo – Con Retail e Pmi, Mps torna all’antico – SienaPost -, in quanto l’impulso successivo dato dal Ceo Lovaglio sembra contrastare quelle minime sicurezze ricevute da dipendenti riguardo trattamenti e operatività.

Luca, grazie, per la tua disponibilità e auguri. Ci dicevi che, a cominciare da Fruendo, non c’è sicurezza d’esito per la parificazione dei dipendenti delle banche prodotto?

“Innanzitutto buongiorno, e grazie a te per questa opportunità di condividere alcune mie riflessioni con i lettori di SienaPost. Una sola precisazione, te la metto in battuta, io non sono il braccio armato di nessuno e credo che i tanti in città che conoscono la mia miopia mai affiderebbero un’arma al sottoscritto. Enrico è un amico da quasi quaranta anni e questo mi è sufficiente. Passiamo alle cose serie. La questione Fruendo è per molti aspetti emblematica e va considerata nella sua evoluzione storica. La società nasce come tentativo di ridurre i dipendenti in seno alla banca attraverso un’esternalizzazione che fu gestita male, anzi malissimo, ed i cui benefici economici per il Monte dei Paschi sono ancora di difficile comprensione. Adesso, in caso di possibile cessione di MPS, il rischio è quello di avere donne e uomini che si trovano gomito a gomito a svolgere lavori identici, ma che godono di tutele e garanzie diverse. Io non comprendo per quale motivo, anche a fronte della sentenza della Corte di Cassazione dello scorso 16 marzo, i vertici dell’istituto non abbiano pensato di sanare una volta per tutte questa ulteriore eredità maleodorante che ci ha lasciato la coppia Viola-Profumo”.

Luca Fiorito, docente a Palermo

Altra osservazione che volevi compiere era sulle prestazioni di terzi, sia in merito al silenzio di investimenti in ITC che riguardo alle prestazioni di artigiani, Pmi e consulenti tecnici per la Banca. Sarebbe una ricaduta devastante se tutte queste figure senesi – in questo momento di congiuntura così delicato – si trovassero private dell’ordinario fatturato che stimavano gli offrisse la banca…

“Qui la questione si fa ancora più preoccupante. L’arrivo di Lovaglio, per quanto mi risulta, ha portato un taglio importante agli investimenti in ITC. Questo, non solo è un dato che stride con i proclami di rilancio della banca, ma è anche una manovra che ricade pesantemente su quelle imprese che insistono sul territorio e che, a differenza di colossi come Engineering, hanno minori possibilità di assorbire cali di fatturato consistenti. Un discorso simile va poi fatto per l’indotto in generale. Basti pensare che una buona parte dei magazzini della banca sono ormai da anni fuori della Toscana. Un tempo, financo per riarredare la sede francese, si attingeva ad artigiani piastrellisti della città, oggi non più, o anche meno. Suppongo non sia necessario aggiungere altro”.

Quello che dici ed i tempi con cui si realizza, ci fa capire che, in un momento in cui la politica locale si sta estremizzando in preparazione delle amministrative 2023, Mps sarà consegnato alla campagna elettorale, quando ci sarà, in una diversa situazione del tutto deteriorata e non retrocedibile. Non è meglio un appello all’impegno bipartisan ora, e leticarsi la città dopo sugli altri temi connessi a benessere e sviluppo?

“Sottoscrivo ogni sillaba. In vista del 2023 tanto i partiti quanto le truppe corsare hanno iniziato a disporre le proprie forze sul piano del Risiko della politica cittadina. Voglio lanciare un appello chiaro: io chiedo che la questione della banca sia tolta dal dibattito amministrativo e venga affrontata senza distinzioni di parte politica. In questa direzione mi sento di avanzare due proposte concrete. La prima, di cui ho avuto modo di parlare già su questa testata – Mi piacerebbe una giornata dell’orgoglio montepaschino – SienaPost -, è quella dell’organizzazione di una giornata dell’orgoglio montepaschino. Siena è per definizione una città che si fa forte della propria storia. Questa rimozione del Monte dei Paschi di Siena da tutte le narrazioni cittadine – non potevo non utilizzare il termine narrazione, visto il trend contemporaneo – serve certamente ad elaborare un lutto che ha lasciato ancora molte ferite aperte, ma al contempo non ci fa onore. Abbiamo l’obbligo morale di spiegare cosa è stato il Babbo Monte ai ventenni di oggi. Tornerò su questo dopo. L’altra proposta è un invito a promuovere un forum aperto che veda coinvolti i vari stakeholders, assieme a tutti gli eletti nei collegi senesi. Il destino del Monte dei Paschi non è ancora scritto e margini per contrattare ci sono sempre. L’importante è che non ci si limiti a presentare singoli cahiers de doléances a tutela di interessi parziali più o meno legittimi, ma che ci si confronti su una idea di banca in grado di stare da sola sul mercato, anche laddove il Tesoro ottenesse una proroga sulla sua presenza nell’azionariato”.

Foto pubblica di Fb (da un post di Fabio Iacobucci)

Torniamo al Piano industriale. Mps si è risanato e ha messo sul piatto una mission che è quell’antica del retail. Prime a rispondere probabilmente saranno l’economia e le istituzioni regionali che di una banca che torna a lavorare con famiglie e Pmi ne hanno un bisogno tremendo. Cosa c’è che non va? Ti arrivano differenti rumors dal Tesoro?

“Il Monte dei Paschi beneficerà di un aumento di capitale da 2,5 miliardi a cui si affianca un nuovo piano industriale già approvato dal Consiglio di amministrazione. Il piano prevede il rilancio della piattaforma commerciale attraverso 500 milioni di euro di investimenti e un focus sulle partnership in ambito assicurativo con AXA e sul risparmio gestito con Anima Holding. A questo si aggiunge la valorizzazione di Widiba, realtà digitale che dovrebbe tornare al centro delle strategie di rilancio, vista la sua poca valorizzazione nella precedente gestione. Ora, a ben guardare, questo piano industriale differisce di poco dal precedente presentato dall’allora AD Bastianini. L’intenzione è quella di trasformare MPS non tanto in una banca retail, ma in una vera e propria “banca scaffale” in cui l’attività tradizionale di intermediazione creditizia viene di fatto relegata ad un ruolo marginale. Lo stesso Lovaglio ha recentemente affermato con malcelato orgoglio che “il bilancio di Mps vede più commissioni che interessi”. Si tratta però di una affermazione su cui occorre riflettere. In primo luogo, MPS vende prevalentemente prodotti di terzi e questo, specie nel caso del risparmio gestito, comporta margini minori rispetto a quei competitors che hanno fabbriche di prodotto in house. Secondo, il rilancio di Widiba, che nelle ambizioni di Lovaglio sembrerebbe destinata a diventare per Mps un “piccolo gioiello” sul modello di Fineco-Unicredit, è tutt’altro che scontato visto l’oceano rosso in cui si troverebbe a lottare per sopravvivere. In ultimo, e questo è l’aspetto più importante, una ritirata dall’intermediazione creditizia in una fase di tassi in crescita mi sembra una sorta di suicidio. E’ strano che nessuno abbia avuto da ridire su quest’ultimo punto”.

Quindi il fine inespresso e/o non pubblicizzato resta quello pattuito con l’Unione Europea: togliere quanto prima questo carrozzone dalla pancia dello Stato? E a chi darlo ora che ci sembra che Unicredit abbia così tanti problemi con i mercati dell’Est da distrarla da ogni idea di espansione? Che l’unione di banche in difficoltà paragonabili a Mps sia fine d’esito troppo prolungato? A pezzetti o Oltralpe…

“Secondo me potrebbe non essere necessario togliere questa banca dalla pancia dello stato. Servirebbe però, da parte del Tesoro, maggiore fantasia istituzionale. MPS potrebbe mantenere il proprio ruolo di banca dei territori trasformandola a livello “corporate” in una sorta di banca pubblica di investimenti sul modello di quelle esistenti – pur con le dovute differenze – in Francia e Germania. Di questa possibilità ne abbiamo discusso pubblicamente con Pierluigi Piccini e mi risulta che sia una ipotesi che raccolga consensi trasversali rispetto ai tradizionali schieramenti politici. Mi sembra però che sia rimasta una suggestione”.

Ci dipingi l’immagine di una banca che di fatto sta diventato extra moenia, solo ospite della città, che non assume più in loco – “da 15-20 anni non ci sono più i concorsoni che prosciugavano il Bandini” -, che ha un’età media record nel paragone italiano e che non dà più alla città l’opportunità di ricambiare classe dirigente – da lì sono usciti Mazzoni della Stella, Piccini, Cenni e i Monaci – e infine il cui non sperabile abbandono, o diluizione dell’impegno, sulla Direzione generale lascerebbe la città con gravi problemi urbanistici, generati dai contenitori inutilizzati. Articolaci il tuo pensiero su questo fosco scenario e sugli accomodamenti che ritieni ancora possibili…

“Il Monte dei Paschi svolgeva un duplice ruolo a Siena. Da un lato garantiva occupazione, offrendo livelli di impiego diversi affinché nessuno fosse costretto ad “emigrare” per cercare fortuna altrove. Questo è un aspetto che abbiamo dato per scontato troppo a lungo. Dall’altro, la banca funzionava da palestra, da fucina di classe dirigente. Ai nomi che tu hai menzionato ne voglio aggiungere altri tre, che del Monte dei Paschi furono amministratori e non dipendenti: Mario Bernini, Alberto Brandani e Nilo Salvatici. Ora il problema che abbiamo di fronte è simile a quello di molte città del sud. I migliori talenti faticano a trovare adeguata sistemazione a Siena e si vedono costretti a partire. Chi resta deve competere su livelli occupazionali medio bassi e più facilmente congestionabili. Il tessuto sociale inevitabilmente ne risente. Trovo preoccupante che anche nella intervista appena rilasciata al Corriere della Sera, il baldanzoso Lovaglio affermi “datemi quattro mesi e due miliardi e mezzo e salverò la banca”, senza però spendere mezza parola sulle future assunzioni”.

Luca Fiorito, sincero amico del segretario Pd Letta

Hai buttato bei sassi in piccionaia. In attesa di trovare qualcuno che abbia voglia di replicare, dato che ti sentiamo ancora personaggio caldo della politica locale e del Partito democratico, vorremmo chiederti lumi sui riservati passi che sta compiendo la coalizione di Centrosinistra per definire una candidatura accattivante… Per esempio Alessandro Masi ci ha fatto un quadro chiaro – Questa giunta ha indotto pessimismo nella città – SienaPost – ma non ha parlato della questione primarie che sembra essere un tema dilaniante…

“Alessandro Masi è il capogruppo del PD in comune, oltre che un amico, ed è giusto che abbia fornito una risposta politica. Io sono un semplice iscritto al PD che ha abbandonato la politica attiva da quasi venti anni. Potrei definirmi un militante asintomatico e come tale sarei forse più cauto ad attribuire il pessimismo cittadino all’operato di questa giunta. Credo che la disillusione, ormai consolidata, dell’elettore senese verso la politica abbia radici profonde e più antiche, ma non è questo il luogo per discuterne. Per quanto riguarda le primarie, io credo che siano uno strumento su cui occorra fare un ragionamento molto pragmatico, basato su rapporto costi-benefici. E’ innegabile che aumentino la trasparenza del processo decisionale interno al partito, coinvolgendo direttamente molti iscritti e simpatizzanti che altrimenti se ne starebbero a casa. Allo stesso tempo, le primarie possono minare la coesione interna di una forza politica, andando a rintuzzare rancori e frizioni che sono endemici alla politica italiana e senese in particolare. Qualunque sia la decisione, è necessario che venga presa in maniera cristallina ed in tempi brevi”.

Quindi ci confermi che Enrico Letta tiene saldamente in mano la politica senese come aveva promesso, ma la sospensione di un istituto di democrazia interna come le primarie, sta creando una disputa più intellettualmente formale che reale perché l’assenso su un candidato non tesserato potrebbe esserci? Non è che tutto maschera una conflittualità nata nel 2018 e cose non chiarite a seguire? Sembra tornare a un Piccini-Barzanti del ’93 dove il rispetto della democrazia interna portò a conflitti ripetuti durati anni…

Enrico Letta, parlamentare senese eletto nelle Suppletive 2021

“Enrico è impegnato su più fronti, come sappiamo, ma Siena resta in cima alla sua agenda politica e lo abbiamo visto sulla questione del biotecnopolo. Sulle primarie, credo che il segretario nazionale si atterrà a quanto previsto dallo statuto e alle decisioni che gli organi territoriali prenderanno. E’ difficile partecipare al “totonomi” adesso e non credo di essere così addentro alle questioni di partito per poter fornire grandi scoop sul candidato sindaco. Ho due sensazioni, e le voglio condividere. La prima è che la querelle sulle primarie sia destinata a sgonfiarsi, anche se occorrerà una buona dose di diplomazia. La seconda è che ciò che è accaduto a Verona ha mostrato a tutti quelle che sono le potenzialità di un candidato autenticamente civico”.

Chiudiamo con due concetti politici che hai aggiunto. Una sicurezza: per te il Centrosinistra si trova davanti a una rara occasione: quella di battere un rigore nella porta di un Centrodestra che non sembra in grado di metterci un portiere con capacità. Un timore: se il Centrosinistra non si sbriga a trovare la quadra ritieni possibile che oltre ai tre colossi pronti a scendere in campo – Csx, Cdx e Tpc – potrebbero aggiungersi pericolose candidature corsare, anche di una certa forza…

“Il Centrosinistra ha una grande occasione ma sarebbe un errore dare per morta la coalizione di Centrodestra. Il sindaco De Mossi può contare su un suo appeal personale che va oltre la casacca politica che da varie parti hanno provato a fargli indossare. Per quanto riguarda la possibilità di quarti incomodi, visto che ormai il polo civico è già sceso in campo con Pacciani, il ragionamento politico lascia spazio al calcolo aritmetico. Mi spiego meglio, le truppe corsare – forse sarebbe meglio parlare di pirati in alcuni casi – possono avere un senso esclusivamente se i due blocchi principali, centrodestra e centrosinistra, iniziano a sfaldarsi, lasciando intravedere crepe in cui infilarsi per un eventuale ballottaggio. Si tratta comunque di un’azione di piccolo, anzi piccolissimo, cabotaggio, e non vedo molte figure disposte a candidarsi per poi doversi presentare con il cappello in mano alla ricerca di un apparentamento che non darei in nessun caso per scontato”.

Abbiamo detto tutto? Contiamo sulla tua amicizia per continuare il discorso appena se ne presterà l’occasione. D’accordo?

“Quando vuoi, per me è sempre un piacere”.

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