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venerdì, Aprile 26, 2024

D’Alema, scandalo o valore di una prestazione?

Scandalo! Massimo D’Alema si fa pagare da una fondazione di cui ha assunto la presidenza.

Quando qualcuno prende dei soldi, peggio ancora se si tratta di cifre importanti, si grida subito allo scandalo. Ed è facile avere consenso. Quando si parla dei soldi degli altri, perché i soldi che fanno scandalo sono sempre di qualcun’altro, improvvisamente si diviene tutti “francescani”. Come se i soldi non siano alla base di gran parte dei negozi quotidiani di ciascuno di noi; sono un parametro di valore di qualunque attività e prestazione.

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La verità è semplice e banale, i soldi in un modo o nell’altro c’entrano sempre in ogni rapporto quotidiano.

Senza i soldi non esisterebbe nemmeno il volontariato. Non a caso le stesse donazioni vengono defiscalizzate.

Allora? Allora ogni prestazione deve avere un costo, altrimenti il rischio è che non abbia valore. Di più, in ogni sodalizio con un rapporto economico si rendono chiare le responsabilità e le aspettative reciproche.

Un “ingaggio” senza provvigione non è tale. Il problema è che la scala gerarchica del valore spesso viene misurata non tenendo conto del valore in sé, o del valore relativo, quanto invece dei rapporti di forza tra chi fa la prestazione e chi la riceve. Ma questo non giustifica il facile moralismo.

Il problema non sta nel dare valore economico a un rapporto. Quanto alle modalità con cui tale valore viene definito. Lo scandalo non è nei soldi presi. Ma nel diritto o meno a prenderli.

Vedremo come andrà il contenzioso da mezzo milione che si è aperto tra D’Alema e la Fondazione dei Socialisti Europei. Se ne aveva o meno il diritto. Di certo non se lo sarà attribuito da solo.

Chi grida comunque allo scandalo a noi ci pare che faccia solo propaganda; e magari è garantista con gli amici e giustizialista con i nemici.

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