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domenica, Ottobre 6, 2024

Rifiuti, quando il cittadino protesta ma non decide

La gestione dei rifiuti oggi sta creando molti problemi. In tutte le diverse fasi della lavorazione. Dalla produzione, alla sua predisposizione alla raccolta, al conferimento agli impianti di gestione.

Un processo industriale assai complesso. Costoso. Socialmente costoso. Con tanti nodi irrisolti. Discariche. Inceneritori. Termovalorizzatori. Riciclo, riuso. Compostaggio. E, chi più ne ha, più ne metta.

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Per non parlare della classe dei rifiuti. Ciò che è organico e ciò che non lo è. Cosa è indifferenziato e cosa riciclabile. E i termoaccoppiati dove li vogliamo mettere? La riduzione del rifiuto di plastica che una volta accartocciato rischia di non essere più riconosciuto dalla macchina selezionatrice…

A ben vedere i cittadini, produttori di rifiuti, vedono ben poco di ciò che sta a monte di loro e di ciò che sta a valle. Vedono una bolletta che considerano alla stregua di un taglieggiamento. Subiscono i tanti tentativi per organizzarne la raccolta. A giorni alterni, ritiro a domicilio, cassonetti intelligenti. E ancora… chi più ne ha, più ne metta.

Aziende di servizi senza concorrenza che spendono in pubblicità, magari scambiata per comunicazione e informazione-progresso Tutto è stato già detto. Per avere meno rifiuti che finiscono in discarica bisogna produrne meno, aumentare i riciclabili, usare termovalorizzatori che riducano quelli non riciclabili.

Sui materiali ricchi qualcosa si vede. Anzi per alcuni – i metalli – è facile che diventino rifiuti prima del previsto. Per carta e cartone sicuramente il riciclo funziona. Qualche dubbio per il vetro che va in frantumazione. C’è, e via via se ne vedono molti cumuli.

E comunque molti rifiuti, in particolare quelli industriali pericolosi, dannosi o nocivi – quante classificazioni… per sventagliare i reati penali – rappresentano un affare per la delinquenza organizzata come dimostrano alcune recenti inchieste, neanche tanto lontane dal nostro territorio.

Le proteste dei cittadini saranno sempre più frequenti. Inutile nasconderselo. Il sistema non funziona e va ripensato nel profondo. Il rifiuto e la sua produzione sono un fatto costante, quotidiano. Bisogna ingegnerizzare il percorso di smaltimento-recupero. In particolare la sua evacuazione dagli ambienti domestici. Pensiamo solo a cosa sarebbe il mondo dei rifiuti se non fossero stati inventati il water e le fogne.

Probabilmente occorrerà anche un vero e proprio cambio di filosofia. Passare dal gigantismo degli impianti, imposto dalla ricerca costante di una massa critica sempre più elevata, a una dimensione in cui il cittadino possa svolgere una funzione. Diciamolo, lo Stato non può occuparsi di tutto e la sussidiarietà del mercato non è altrettanto risolutiva. Dalle case del futuro dovranno uscire pochi rifiuti compattati, pronti al riuso oppure termovalorizzati sul posto in piccoli impianti. E bisognerà prestare molta più attenzione di oggi ai rifiuti molto ingombranti la cui raccolta è oggettivamente farragginosa.

E poi l’industria deve produrne di meno. Ma qui ritorna il cittadino-consumatore. Alla fine sarà lui che potrà imporre una differenziazione dei consumi e un indirizzo verso soluzioni di incarto e impacchettamento più spartane che è elemento che ci porta a una effettiva circolarità.

Ah, sull’aspetto del riciclo, ho trovato dinamico e interessante l’invito alla riflessione di Chiara Falletti sul blog di Marco Parlangeli: https://www.marcoparlangeli.com/2021/05/07/periscopio-immondizia-mon-amour

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