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mercoledì, Dicembre 11, 2024

Festival, ogni giorno è una sfida al diabete

Francesco Dotta, uno dei massimi studiosi italiani, parla di possibili cure con anticorpi monoclonali 

Parlare del diabete in Italia significa parlare di una delle patologie più diffuse, e che per questo motivo rappresenta ogni giorno una sfida per provare se non a sconfiggerlo, quantomeno a curarlo, prevenirlo e renderlo meno aggressivo possibile.

Al Festival della Salute di Siena ne ha parlato uno dei massimi esperti in Italia, il professor Francesco Dotta (foto), direttore del Dipartimento di Scienze Mediche, Chirurgiche e Neuroscienze dell’Università di Siena, impegnata con un bel gruppo di lavoro su alcuni progetti europei di primaria importanza. 

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“In questo momento il nostro gruppo di lavoro si sta occupando del diabete di tipo uno – sottolinea il professor Dotta rispondendo alle domande del conduttore ed autore televisivo Franz Campi – con particolare riferimento alla prevenzione ed al far ritardare la comparsa del diabete di tipo uno di circa tre anni. In particolare ci occupiamo di quella parte del progetto che analizza alcuni marcatori specifici, che posso dare risposte importanti su quali pazienti saranno più o meno ricettivi di un particolare tipo di trattamento medico. Va sottolineato infatti – puntualizza il dott. Dotta – che il diabete di tipo uno e quello di tipo due sono malattie diverse, che non è detto che rispondano in maniera uguale ai vari tipi di trattamento. Per questo motivo cerchiamo di capire come adattare al meglio la terapia in base al tipo di malattia ed alla ricettività del paziente che abbiamo di fronte. 

Una vera e propria “guerra” quella al Diabete, che vede impegnati da tanti anni gli studiosi dell’Università di Siena, con un occhio sempre proiettato al prossimo futuro. 

“Il 13 settembre scorso l’Italia ha approvato una legge sullo screening per diabete di tipo uno in età pediatrica – conclude il Professore Dotta – siamo stati il primo paese a varare questo provvedimento in Europa. Questo consentirà di individuare soggetti a rischio ed intervenire con tempestività. Inoltre i pazienti più soggetti saranno i primi a poter usufruire della nuova terapia con anticorpo monoclonale, che potrebbe essere estremamente utile per combattere la malattia”.  

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