La politica ormai ha porte scorrevoli

Dai partiti ormai si entra e si esce con grande facilità. Porte girevoli come nel “Far West”. E spesso di vera e propria atmosfera da saloon rissoso si tratta…

E non si capisce se chi entra e chi esce lo fa per amor proprio o per far dispetto a qualcuno che resta, piuttosto che a qualcuno che lascia.

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Sì, perché i partiti assomigliano – più o meno tutti – sempre meno a una comunità, e sempre più ad accampamenti suddivisi in tribù (correnti) prima di tutto in competizione tra loro e poi in lotta contro gli avversari.

Insomma la permanenza di ciascuno degli “adepti” – a sinistra segretario compreso – dura il tempo in cui finisce la novità. Non più di una stagione politica, oramai sempre più corte.

Dopo di che, questo personale politico, con l’esperienza comunque maturata, si perde nei mille rivoli del sottobosco della politica.

Energie spesso frustrate, amareggiate, ansiose di ripartenza se non di rivincita. Ciascuno/a con le proprie identità e le proprie disponibilità al compromesso. Ciascuna/o a suo modo ha un vissuto che merita attenzione.

Se poi qualcuno inventasse, fuori dalle ideologie,  il collante per legarle insieme – esperienze e personalità – potrebbe rifare un partito di massa.

Ora questo collante esiste già, si chiama fiducia. Ma a ben vedere la fiducia è l’unico ingrediente che nessuna forza politica presente riesce a mettere in campo.

Frane, smottamenti, crisi e “nuove aperture” sono più frequenti in prossimità delle elezioni. Le elezioni in qualche modo sollecitano il mercato della politica sia sul versante dell’offerta che della domanda.

Questa che si sta aprendo è proprio una di quelle. Suppletive e  amministrative di ottobre, amministrative e politiche nel 2023…

Con l’intermezzo del Presidente della Repubblica che è si roba da grandi elettori ma con movimenti tellurici anche nelle periferie.

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