Si perde il senso della comunità partecipata

Sta affermandosi, in buona parte del mondo, la tendenza autoritaria. Sia nelle dittature, tra le più evidenti e le più sfumate, sia nelle democrazie, e direi anche nella vita di tutti i giorni, l’uomo solo al comando è divenuta una regola e anche, per parecchi popoli, una scelta. Ma quello che appare meno evidente è che perfino nella vita quotidiana, sociale, non conta più o comunque conta meno la comunità a vantaggio dell’autocrate, sia esso presidente o sindaco e semplicemente capoufficio.

Comunità è una bella, splendida parola. Voleva dire, fin nell’antichità, che attorno all’albero della libertà, si riunivano i più, tutto il popolo, discutevano, decidevano, la pace, le guerre, la vita personale e quella del gruppo. Da lì sorsero le democrazie, soprattutto a partire dal Seicento, in Inghilterra eppoi, dopo la rivoluzione francese, in altre parti.

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La più importante comunità a dotarsi di statuti democratici furono come noto gli Stati Uniti. Oggi che accade? Che un manipolo di facinorosi irrompe nel Parlamento statunitense e cerca di imporre il potere di Trump. In Azerbaigian, sempre per fatti di questi giorni, il presidente fa sparare sulla folla. Ma si vede anche, di meno eclatante e comunque di turbativo, che a Londra un capo, Johnson, dalla ricca e fluente chioma, fa i suoi capricci in epoca di pandemia. Mentre in Ucraina, lo “zar” russo, Putin, invia migliaia di soldati e centinaia di carri ed elicotteri armatissimi, per tentare una invasione.

Adolfo Lippi, scrittore, giornalista e regista

Chi l’ha decisa? Il cittadino di Mosca o di Leningrado, alle prese con gabelle e cento spese, dal riscaldamento alle tasse per la spazzatura, brama forse risolvere i propri problemi conquistando Kiev?

Ma ce n’è ancora per tutti gusti. Una Presidenza della Repubblica, carica altamente decisiva, in Italia, la si è fatta chiacchierando viso a viso tra quattro cinque leaders. E la gente ha avuto modo di esaltarsi e partecipare perché convocata non in assemblee, di partito o di associazione, ma dai sondaggi. Siamo ormai alla società degli istituti di statistica – e non conta quasi più nemmeno il diritto di voto – e dei social, perché si deve fare in fretta, tutto subito, che non vi sono più i tempi per aspettare decisioni di platee ampie. Che la gente deve restare a casa e lasciare ai “professionisti” le scelte.

Così la pensa, ovviamente, Xi Jinping, presidente cinese e primo segretario del Partito. Così la pensava il coreano Kim il Sung, così la pensa Erdogan, così la pensano i signori della guerra talebani, così le dittature sudamericane.

Sono in tanti a poter dire: “Io comando”. Ma già in passato si videro le conseguenze sciagurate di tali comportamenti, da Napoleone a Hitler, da Stalin a Mussolini, da Franco a Mao. C’è in un film con Alberto Sordi una bellissima scena dove egli, considerandosi ed essendo “il Marchese del Grillo”, grida ad una banda di straccioni, che poi sarebbero il popolo, “Io so’ io e voi non siete un c…”.

Alla battuta le platee cinematografiche hanno sempre riso poi purtroppo quella che appare una fiction, una commedia, accade nella vita della comunità, nel paese come nelle megalopoli, dove il capo di turno, sentendosi investito di un potere “divino” lascia che i comandati ironizzino ma poi fa ciò che più gli piace. Si dirà: ma con la democrazia si controllano le leggi e i comandi. Già ma la società “veloce”, sempre più rapidizzata dai mezzi di comunicazione, abbatte gli steccati democratici, la decisione si fa immediata, e il cittadino comune non ha certo il tempo di essere informato di tutto per intervenire e dir la sua.

Anche negli uffici ormai si fa così: importanti transazioni finanziarie, importanti appalti, importanti piani regolatori, passano tra poche mani. Capi e capetti e capoccia, come Alberto Sordi, dicono impunemente che solo loro possono garantire le soluzioni. E così Napoleone poté far marciare e marcire milioni di uomini in Russia, Hitler e Mussolini poterono distruggere l’Europa, Stalin spedire nei gulag milioni di innocenti, Erdogan annientare i curdi ed altre minoranze e il segretario cinese avere almeno un milione di disgraziati in galera e nei campi di rieducazione. Mentre lui in ghingheri e in cravatta di seta partecipa ai vertici mondiali come “pacificatore”.

Ma i “marchesi del Grillo” sono anche di più, sono tanti e sono tra di noi perché si va perdendo davvero il senso della “comunità partecipata”.

Adolfo Lippi

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