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mercoledì, Dicembre 11, 2024

C’è bisogno di un vero progetto politico

La recente presa di posizione di Siena Aperta e l’intervista a Pietro Staderini di Siena Civitas, stimolano diverse riflessioni e potrebbero aprire un dibattito serio sui motivi per i quali, neanche di fronte di una deriva preoccupante che rischia di far acuire le tensioni sociali ed economiche, si vedono segnali di composizione di un quadro programmatico diverso e innovativo.

A Sinistra ci sono tanti piccoli arcipelaghi autoreferenziali e litigiosi, più fra di sé che nei confronti delle altre forze politiche, ed un soggetto, il PD, che è stato devastato da anni di miopia politica, condita con un culto della persona che, spesso, grazie alle seconde e terze linee di accoliti, sfocia nella ricerca ossessiva di fantasmi se non nella assoluta cecità.

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E questo si badi bene, e senza alcuna assoluzione, è comunque un danno per tutti coloro che dovrebbero realmente avere un orizzonte diverso.

La sconfitta patita alle elezioni amministrative non ha prodotto nulla di più che un rinfacciarsi di accuse tra il sindaco uscente e la sua lista personale (“In Campo”) e il PD, con i suoi vertici che alla fine si sono dimessi, e con una diaspora conclamata entro il PD.

Inoltre è stata fatta la scelta di un apparentamento contraddittorio con tutta la campagna elettorale, quasi un commissariamento del sindaco, frettoloso e in antitesi con gli ultimi diciotto anni di storia cittadina, che in realtà ha generato più di un sospetto che fosse covato da una parte del gruppo dirigente del PD da tempo.

Il risultato è stato il sindaco uscente meno votato nella storia del Centrosinistra, la sconfitta al ballottaggio e il PD relegato all’opposizione con ben tre consiglieri comunali su 32.

Molti potenziali elettori del PD, anche al ballottaggio, hanno scelto il candidato opposto non tanto e non solo per il trend nazionale, ma anche e soprattutto per un giudizio estremamente negativo sul mandato appena concluso, un giudizio estremamente negativo su un apparentamento che riapriva ferite e lacerazioni mai ricomposte, e negativo verso un PD che aveva condotto una strategia suicida da almeno tre anni con continui attacchi al sindaco e un costante indebolimento operato in una logica di bande contrapposte.

L’opposizione poteva essere salutare per il PD, ma così, fino ad oggi, non è stato. L’affidarsi a chi era stato il maggior responsabile della sconfitta ne ha decretato da subito la perdita di credibilità. In altri tempi l’autore principale di una tale debacle si sarebbe dimesso e avrebbe lasciato il campo a chi doveva e poteva ricostruire un minimo di credibilità. Ed è anche in questo che si misura il vuoto di azione del PD nostrano.

Ma la costruzione di un progetto diverso non scompare dall’agenda, anzi assume ancora più forza: è del tutto evidente che emerge la necessità di un lavoro di lunga lena per provare a ricostruire a livello locale un area ideale di riferimento riformista, con cultura di governo dei processi, che non si ponga, almeno nel breve termine, solo obiettivi elettorali, ma che metta assieme parti della società civile prima di tutto per ricreare una cultura, per costruire un luogo anche virtuale di riflessione e di analisi dei fenomeni di mutazione della società che sono accaduti in questi anni anche nella nostra città.

L’esperienza delle liste civiche, come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, tesa a costituire un cartello elettorale, dimostra sempre di più che la loro durata è strettamente limitata al periodo delle elezioni, poiché neanche la vittoria riesce a costituire una base per il loro consolidarsi. È quanto accaduto anche nella nostra città dove una candidatura partita come civica, complice la situazione a livello nazionale, si è progressivamente incanalata e connotata con azioni partitiche, e solo la personalità che va riconosciuta al Sindaco attutisce questa realtà.

All’interno di questo mini sistema continuano a muovere fili personaggi che sono sulla scena da decenni e che ripropongono da anni sempre lo stesso cliché, personaggi divisivi che non hanno la volontà di costruire un progetto nel quale siano comprimari in secondo e terzo piano e non protagonisti assoluti. Da anni amano rivestire il ruolo del Pifferaio Magico ma non hanno creato, né creeranno mai, una cultura che si discosti dai peggiori vezzi della politica.

Credo invece che debbano essere chiamati a ruoli e responsabilità importanti, nuove generazioni, diverse nei modi di pensare e di agire, anche a costo di errori di ingenuità iniziali, ma con l’entusiasmo e la capacità di fare senza guardare continuamente indietro e senza coltivare rancori e propositi di vendetta. La città non ha bisogno del Conte di Montecristo, ma di una ventata di energia positiva e di una nuova classe dirigente in grado di assicurare anni di serio di lavoro.

Evitare i vecchi paradigmi significa anche non ragionare con vecchi schemi e slogan, ma innestare un confronto sui temi concreti: quale idea di città, quali i settori su cui puntare per il rilancio, quale disegno del territorio in grado di assecondare e stimolare le linee di sviluppo individuate, quale tipo di immagine della città veicolare all’esterno per renderla attraente e attrattiva, quali tipologia di visitatori stimolare e quale offerta culturale proporre attraverso l’utilizzo del patrimonio esistente, quale rapporto con il territorio ed i comuni circostanti, che tipo di welfare (aggiuntivo a quello regionale e nazionale) si intende privilegiare, come recuperare una gestione più autonoma (non autoreferenziale) della Nostra Festa, quale patto paritetico ristabilire a tale scopo con le Contrade e quale rapporto instaurare con gli organi di Governo Nazionale sul territorio, con quale campagna di comunicazione si esce da una visione macchiettistica del Palio e si propone invece una visione corretta, non rinunciando ai nostri lati emotivi, ma inquadrandoli nella autenticità dei comportamenti, nella sicurezza che la Festa ha coltivato e sviluppato nel corso degli anni, quale rapporto e quali facilitazione con le Accademie, Atenei ed eccellenze della città, e l’elenco potrebbe continuare per diverse tematiche.

Ma se non si punta a questo livello di discussione e condivisione di idee e progetti, ci saranno sempre e solo polemiche sterili su argomenti parziali e riduttivi, o sulle scelte del Sindaco sul rimpasto di Giunta che fra l’altro rientrano appieno nelle sue prerogative e quindi per definizione sono poco sindacabili, o su come erano e non erano i bei tempi andati, sul groviglio che in una città di 50 mila abitanti è sempre rinfacciabile gli uni agli altri, e nessuno se ne potrà mai chiamare fuori.

Su una piattaforma di questo tipo si possono costruire convergenze e assonanze che possono portare ad una svolta reale e nel definitivo superamento di ambiti che non riescono a disfarsi di vecchie asperità e continuano a covare desideri di vendetta.

Se la città non riuscirà a fare questo scatto in avanti correremo il rischio di assomigliare sempre di più ad un piccolo paese, dedito al pettegolezzo e alle baruffe chiozzotte, allontanandoci per sempre da quella idea di città che, a dispetto dei suoi pochi abitanti, è sempre stata percepita come una grande città.

E questo non dipende dalle risorse economiche disponibili, ma dalle teste delle persone, e per questo è più difficile da realizzare, ma non è impossibile.

Traguardare una città ideale non è vanagloria o megalomania. Può sembrare un paradosso ma la città ideale non è importante che esista nella realtà, essa deve esistere per prima cosa nell’animo e nella testa di chi governa o aspira a governare, solo così potrà porsi l’obiettivo di realizzarla o tendere a realizzarla che è già opera meritoria.

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