Ci sono tanti modi per passare alla storia. Uno è anche quello di fare da modelle, o più elegantemente da muse ispiratrici, per un genio della pittura, quale è stato Michelangelo Merisi da Caravaggio (1571-1610). E allora bisogna dire che due (anzi, sicuramente due, e forse non solo) delle modelle che hanno dato il volto ai personaggi degli splendidi quadri caravaggeschi erano senesi, e si chiamavano Fillide Melandroni e Anna (o Annuccia) Bianchini. Ma andiamo con ordine.
Caravaggio non fu mai a Siena, anche se con la città ha avuto contatti, perché alcune modelle, come detto, erano senesi, perché alcuni committenti delle sue opere erano senesi o di origine senese, perché la prima bottega d’arte da lui frequentata era di un senese (Antiveduto Gramatica, 1571-1626), e perché egli andò a concludere precocemente la sua avventurosa esistenza proprio a Porto Ercole, in un territorio storicamente di influenza culturale e politica senese.
Ma torniamo alle nostre modelle, che poi, va detto, erano prostitute, anche se di un certo livello. Infatti Fillide Melandroni e Anna Bianchini erano entrambe senesi, erano amiche, e vennero insieme a Roma nel 1593, giovanissime, con la madre ed alcuni familiari di Fillide, per essere presto avviate alla prostituzione. All’epoca Roma era una specie di “paradiso” per il meretricio, perché vi gravitavano, per una serie di motivi, moltissimi personaggi importanti, che avevano denaro e che volevano divertirsi. Basti pensare alle numerose ambasciate che gravitavano attorno alla corte papale. In questo quadro, il quartiere di Campo Marzio, era un po’ il centro del meretricio, con i suoi numerosi bordelli che facevano da motore per l’economia di zona, alimentata anche dalle osterie. Molte prostitute sono passate da lì, poi alcune, come Fillide Melandroni, erano riuscite ad elevare il rango dei loro clienti, ed anche a cambiare casa, spostandosi, nel caso specifico, in via Condotti. Certamente Caravaggio fu un assiduo cliente delle prostitute, fra cui le due senesi citate, alle quali si legò non solo per mero piacere, ma anche, come vedremo, per sincero affetto, e dai loro volti e dai loro corpi trasse ispirazione per molti suoi capolavori.
La donna che più di ogni altra influì sulla vita, oltre che sull’arte, di Caravaggio, fu Fillide Melandroni, che era nata a Siena nei primi giorni del 1582, da Enea e Cinzia Guiducci, e poi, come detto, trasferitasi a Roma nel 1593. Dato inizio alla sua attività, cominciò ben presto ad avere come clienti anche cardinali e banchieri. Ma fu anche donna con dei buoni sentimenti, attiva presso la parrocchia di Santa Maria del Popolo, e fece numerose opere di carità. Il suo protettore era Ranuccio Tomassoni, originario di Terni, membro di una famiglia che da lungo tempo offriva i suoi diversi servigi ai Farnese. Di lui riparleremo fra poco.
Fillide fu conosciuta dal Caravaggio all’età di 17 anni. Il pittore se ne innamorò, e fu ricambiato. Fillide ha prestato il suo volto per cinque capolavori dell’artista: il “Ritratto di cortigiana”, cioè di lei stessa, andato purtroppo distrutto a Berlino nel 1945; “Marta e Maria Maddalena”, “Santa Caterina d’Alessandria”; il famoso “Giuditta e Oloferne” del 1599; la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco” del 1600.
Diciamo due parole anche sulla senese Anna, o Annuccia, Bianchini, amica di Fillide, conosciuta dal Caravaggio in una osteria di Campo Marzio. Ella cominciò la sua attività a soli 13 anni, aveva i capelli rossi, gli occhi tristi ed un caratterino assai focoso, che le comportò diversi guai giudiziari. Annuccia prestò il volto per diversi quadri del Caravaggio, fra il 1597 e il 1604, come “Il riposo durante la fuga in Egitto”, dove appare come la Vergine stanca e assopita; la “Maddalena penitente”, quando la modella fu rappresentata davvero dolorante dopo una fustigazione ordinata dalle autorità; “Marta e Maddalena”, in cui compare insieme a Fillide; e la “Morte della Vergine”, opera che per diversi motivi, legati alla realistica iconografia, fece scandalo.
L’episodio praticamente conclusivo del periodo romano del Merisi fu quando egli, durante una rissa, uccise, il 28 maggio 1606, Ranuccio Tomassoni, protettore di Fillide Melandroni, ed in qualche modo suo “rivale” in amore. Il Caravaggio fu processato in contumacia e condannato a morte per decapitazione, ma riuscì a fuggire, e da quel momento, per tutti i suoi ultimi anni, la sua fu una vita in fuga, fino al tragico epilogo sulle rive dell’Argentario. Prima di lasciare Roma, il pittore cercò di convincere Fillide a partire con lui, ma non ci riuscì. Fillide Melandroni morì a Roma nel 1618 e fu sepolta nella chiesa di San Lorenzo in Lucina.