“Ciao. Una delle mie personalità si chiama Simone Bernini, che penso sia un maschio (?) bianco caucasico, 52 anni anagrafici, 86 anni di corpo, 7 anni di mente”. Gli chiedo di dirmi qualcosa di vero su se stesso e inizia così. Presente su ogni chat, fondatore di un blog cittadino – http://wiatutti.blogspot.com/ -, Simone continua così a descriversi: “Vivo (purtroppo) a Foloso City, sono del Nicchio e tifo Robur. Ecco qui le mie due grandi passioni. Ci tengo a rimarcare di essere un collezionista di fumetti rigorosamente Marvel, conosco a memoria Battiato, ho dipendenza dai dischi bianchi di Battisti, ho segnato più volte da calcio d’angolo, sono vegetariano ma amo il pesce, non so che lavoro faccio ma lo faccio da molto tempo, ero iscritto in gioventù al Partito Maoista clandestino, odio il brutto cinema, vivo insieme ad una santa e ad un cane (ma sono diventato più cane io). Che altro… ah, anni fa per scherzo misi su un blog, che poi è divenuto “importante” per comunicare qualche cazzata. Non sono bello e non sono nemmeno un tipo: fo cacare”.
Simone ciao, grazie di esserti concesso senza i panni di Wiatutti, Almutanabbi e quant’altro. Sei una persona molto intelligente e sai che ti stimo da anni; quindi ti lascio essere irruento, ma non insolente, quanto ti pare in quest’intervista. Promesso. Il tormentone per cui è nato SienaPost è quello di far parlare la gente, basta con le parole dette dietro, pigliamoci qualche responsabilità. Tu nel far parlare, tu e il tuo gruppo, hai/avete sviluppato un tuo/vostro stile. Dire cose serie con approccio spesso demenziale. E la tua nicchia di gradimento ce l’hai. E i messaggi arrivano. In fondo “scherzando si può dire tutto, anche la verità”. Vorrei fosse mia, ma purtroppo è di Sigmund Freud. Quanto sto sbagliando?
“Abbastanza. Anzitutto non mi considero per niente intelligente. La mia presunta intelligenza è un bluff, basato su una capacità di convincimento che invece mi riconosco; ma grattando sotto la superficie penso si trovi un bel cretino. Grazie comunque della stima, che come sai è assolutamente ricambiata. Non penso nemmeno di essere irruento, ma mi garberebbe assai essere più spesso insolente, se per insolente si designa – cito – colui che “oltrepassa, in modo intollerabile, i limiti imposti dalle convenienze”. Premesso che SienaPost è un’altra pietra nel tuo percorso di chiarezza, mi pare di aver compreso che anche Wiatutti lo è (minimamente) stato in questi anni, a sentire i commenti di alcuni lettori. Il blog nasce con uno scopo chiaro – quello di coprire un gap informativo di analisi critica sulle sorti del Siena calcio, al tempo in serie A – ed altri meno chiari, che però non ho mai saputo decriptare e comprendere (boh…). Forse è proprio per questo che Wiatutti ha preso consistenza, ovvero per il suo non prendersi mai troppo sul serio, nonostante che tanta gente pretendesse appunto serietà, coerenza, attenzione, impegno, ecc. Da qui una comunicazione particolare, che sfrutta il demenziale, il grottesco, il surreale. Però che “arrivi un messaggio” è spiazzante per me, dato che non ho idea di che tipo di messaggio possa arrivare. Bisognerebbe approfondire Carmelo Bene per intendere ciò che sto tentando di comunicare: non voglio informare, voglio disinformare; non voglio impegnare, voglio disimpegnare”.
Vorrei che tu mi parlassi di tuo padre, una persona che ha vissuto e conosciuto sottotraccia i più grandi temi e le più grandi problematiche di questa città a cavallo del secolo. Persona che mi è stata cara e d’aiuto quando ho iniziato a fare il giornalista. Cosa ti consigliava quando hai iniziato a fare il blogger? Come ti ha spiegato Siena e magari il suo sommerso?
“Grazie della domanda. Babbo è sparito in un attimo qualche anno fa. Qualche tuo collega lo aveva quasi convinto a scrivere un libro di memorie, che riportasse uno spaccato di tanti anni di storia e cronaca, soprattutto giudiziaria. Però probabilmente non lo avrebbe mai fatto, essendo stato un tipo vecchio stampo, di quelli che i segreti e le indiscrezioni non le avrebbe mai divulgati. Babbo era davvero diventato un uomo non compatibile con i nostri giorni, che mi ha insegnato come prima cosa il rispetto per l’altro ed un senso di giustizia basato sulla vita di comunità: cioè tutto ciò che oggi mi pare non conti più niente. Riguardo al blog non ne abbiamo mai parlato, probabilmente lo leggeva, non gradiva ma non mi ha mai detto niente. Siena me la ha spiegata poco, proprio per quella sua caratteristica della non divulgazione delle informazioni, per cui quel poco che ho compreso l’ho fatto con le mie forze”.
Di solito, in questa parte dell’anno, ci cominci a propinare il tuo progetto di vacanze che sempre realizzi con approfondimenti nella gastronomia territoriale sempre affascinanti. Dacci una tua definizione dell’importanza di viaggiare. Allontanarsi per tornare. E, stante l’escalation delle tue frequentazioni con un altro parlatore del così detto linguaggio basso, vorremmo chiederti come farai a separarti così a lungo da Massi Bellaccini?
“Ho sempre viaggiato, non ho mai fatto il turista, che è termine che non condivido. Per ora mi sono allontanato per tornare, è vero, ma mi garberebbe non tornare qualche volta. Perché forse più del viaggio in se stesso è importante l’intenzione al viaggio, l’invito al viaggio, come canta Battiato. Il viaggio per me deve avere caratteristiche di indeterminatezza, di non compiuto, di irrisolto. E’ spettacolare ad esempio fare viaggi per le seconde volte, tornare su un luogo e su un pensiero più di una volta, approfondire, cambiare opinione, essere revisionisti. Quando vedo sicurezza ed organizzazione maniacale mi deprimo. E nel viaggio si incontrano tante cose e tante persone. Fra cui – clamoroso colpo di culo – persone della stoffa di Max Bellaccini, detto Maxcicci. Che per me è un genio assoluto, che prima o poi vorrei far concorrere come candidato a sindaco. La grandezza di Max è l’assoluta adattabilità a qualsiasi contesto. Lo puoi mettere dove ti pare e farà sempre la sua sporca figura. E’ splendido ignudo al mare di Follonica, ma anche infiocchettato come ospite d’onore ad una cena importante. Parla di tutto e sa tutto. Ha messo su un blog che ci batte tutti. Insomma, cosa chiedere di più?”
Guardavo i tuoi post. Ci vedo molta ispirazione che arriva da San Leonardo al Lago… Hai cento parole per dirci se mai pace potrà esser fatta fra i poteri forti e il mondo dei così detti no vax.
“Da San Leonardo al Lago a volte arrivano contributi, commenti ed indicazioni, quasi mai rispettate. Non uso cento parole per rispondere alla tua domanda, visto che la risposta è: no. No, non ci potrà mai più essere pace a mio avviso fra questi due mondi che chi di dovere ha creato ad arte compiendo un vero e proprio capolavoro. Io non sono un no-vax, ma conosco molti no-vax, che non erano no-vax e che invece oggi lo sono diventati con forza. Gente che è stata distrutta nel morale, nel proprio contesto sociologico, professionale e a volte familiare. E come fai a fare pace coi poteri forti? E poi, si deve andare a patti con Draghi, Speranza, Burioni, Galli, Bassetti, Pregliasco, ecc ecc e con chi continua a difenderli? No, mai. Ognuno faccia la sua vita, contatti veri non ci saranno più”.
Parliamo di Siena Noè, come lo definisci sempre. In questo momento un tifoso come te del “Davanzalino”, quindi un semi-ultrà, non fedelissimo, quali concetti profondi può esprimere? A chi chiedere, cosa chiedere, cosa dover sapere?
“Concetto profondo è un parolone… Anche perché al momento in cui scrivo nulla si sa del futuro del Siena Noè. Bisognerebbe chiedere info ai soliti noti, che ho scelto da tempo immemore di non frequentare, per cui al momento le notizie che ho sono quelle che sento dire. Ho tuttavia una speranza: che se ne vadano gli Armeni e che arrivi una società amica dei folosi. Dico questo perché ho ancora quel minimo di empatia che mi fa sperare che tanta gente che da due anni vomita bile per una presenza anomala abbia restituita una vita più serena. Tanti tifosi e soprattutto tanti tuoi colleghi, che da due anni, dopo non avere mai saputo come fosse fatto un pallone di football, ci informano quotidianamente sulle sorti del Siena Noè e sui rischi che corriamo con i sedicenti Armeni. Ecco, che torni un surrogato di Vale o di Anna, così stiamo più tranquilli. Magari tornassero direttamente loro due, fuse in uno stesso corpo (corpo impegnativo, si intende). Ci sta anche di fallire, ma non sarebbe una novità”.
Siamo nell’ambito di culo e quarantore, comunque… La Robur ha sempre avuto a che fare con la politica cittadina e la concentrazione dei “figlioli di Parlachiaro” sugli spalti è sempre stata maggiore che altrove. Con le Amministrative alle porte pensi che la tifoseria troverà una quadra e farà sentire il suo peso nel consenso cittadino?
“Amo la tifoseria del Siena perché lo stadio rimane a oggi uno dei punti franchi in cui si può parlare di tutto e ci si può mandare in culo all’occorrenza. Un po’ come erano le contrade, che tuttavia questo ruolo da tempo lo svolgono poco e male. Non penso assolutamente che nessuno si mischi con la politica, proprio perché mi par di capire che la politica sia un mondo miserabile, dove mandare in culo schiettamente chi se lo merita non si può. Anni fa, fu ipotizzato, per ritorsione al sistema che aveva scelto di far affondare il Siena, di presentarsi con una lista di tifosi incazzereccia, ma poi si capì che ci sarebbe stato da sporcarsi in giochi che è giusto conducano coloro i quali hanno un po’ di pelo spesso sul petto. In generale comunque la tifoseria bianconera non attraversa un buon momento, per cui ogni tipo di organizzazione diventa difficoltosa, anche a volerla fare”.
Siena, perché la definisci Foloso City? C’è una filosofia dietro? Foloso è un termine “in” o “out” per te?
“C’è la filosofia del foloso. Che poi sarebbe un pottone. Uno che vive di apparenza, che dentro probabilmente è una sacca di vuoto pneumatico, che adora i riti di integrazione sociale, che inoltre impone la “sua” visione – in realtà la visione di altri – anche con una certa forza. Tutti noi Senesi in fondo siamo Senesoni, per cui folosi lo siamo tutti. Ecco perché il termine è da accettarsi come in e out. E la cosa bellissima del foloso è che, nonostante la folosità abbia portato alla distruzione, egli seguita a essere foloso, come e più di prima. Più si distrugge e si annienta, più folosi si diventa, in una spirale di automutilazione senza fine”.
Fulminati sulla via di De Mossi, a suo tempo furono tutti i blogger della città. Con lui alla guida tuttavia sono stati meno interessanti e avvincenti da qualche anno a questa parte. Hai un’opinione in merito che vuoi condividere?
“Io fulminato non lo sono mai stato. O meglio, fulminato lo sono, ma con altri significati. De Mossi per me è persona amica, che stimo in quanto tale, che adoro come compagno di cazzate, che mi fa piacere ascoltare su temi per entrambi cari, che penso sia anche molto bravo da un punto di vista professionale. Sul piano politico la mia (insignificante) storia con lui è chiarissima, l’ho scritta e riscritta: ho sognato di avere l’Avvocato sindaco di Siena alla testa di una compagine di mostri fuori focus, anti-folosi (appunto), sparigliato degli equilibri fangosi di questa città; lui ha fatto scelte diverse e vincenti, stop. Francamente mi pare che dal punto di vista amministrativo sia stato superiore a quelli di prima, rispetto ai quali tuttavia ha “rubato” parecchio meno; speravo facesse fallire una banca ma purtroppo non ci è riuscito. Lo avrei voluto più matto, ma evidentemente la politica non lo permette”.
Tu fossi fuoco, acqua, vento, Dio, Papa o imperatore… Cosa faresti?
“Anzitutto, se dovessi scegliere, sarei Dio (anche se Papa mi tirerebbe tantissimo). E farei più o meno le stesse cose che canta Gaber in una sua grande canzone intitolata appunto “Io se fossi Dio”: mi incazzerei tantissimo un po’ con tutti, salvo finire a stare in campagna per lo sfinimento e lo schifo. Sicuramente, potessi, folgorerei Marco Giampaolo e Cottarelli”.
Siamo alla decima domanda, nostro limite invalicabile. Vorrei chiederti cosa ne è del nostro progetto di far parlare quelli che non contano un c… Ma siccome è idea più mia che tua, ti chiederò solo di rispondermi alle domande che non ti ho fatto…
“Il progetto deve andare avanti, io sono disponibile per capire come fare, ma quello bravo sei te, al limite mi accodo. Relativamente alle risposte su domande non fatte, proprio perché sei bravo, mi pare che ci siano state domande giuste per risposte spero giuste. Annoto solo una postilla. Mi hai richiesto di allegare alcune mie foto. Bene, te ne metto quattro. La prima raffigura il poeta Al-Mutanabbi, che in realtà era un nomignolo dato a un grande poeta un po’ svitato, visto che a un certo punto si inventò di essere un profeta (da qui il sedicente profeta): insomma, un cretino. Poi metto Noodles De Niro di “C’era una volta in America”, che mi rappresenta in toto nel bene e nel male. Quindi Pasolini, che aveva capito tutto decenni fa. Infine Beckham, che è quello che più mi somiglia fisicamente. Grazie Duccio e saluti a tutti i lettori di SienaPost”.