La fortezza è stata per secoli sede di guarnigioni militari. Una prima apertura alla società civile senese avvenne in epoca granducale, quando fu consentito l’uso dei bastioni e dei viali sopraelevati per il pubblico passeggio. Ma rimaneva il presidio militare. Una bellissima lapide in bronzo (purtroppo tenuta in non buone condizioni) posta proprio all’ingresso della fortezza, a destra sulla parete interna, ci ricorda che proprio qui ebbe sede l’87esimo reggimento di fanteria dal 1908 al 1926. Sulla lapide si legge: “Fanti dell’87° reggimento / per diciotto anni presidio di questa città / fanti dalle mostrine azzurre / che di qui moveste alle infocate arene / della Libia alle pietraie del Carso / alle acque infide dell’Isonzo / alle nevi insanguinate del Trentino / Siena serba di voi fiero ricordo / e vi saluta riconoscente ogni giorno / col suono festoso delle sue campane / col tenue mormorio delle sue fonti”. La lapide, inaugurata nel 1929, ricorda la soppressione del reggimento di fanteria, incorporato in altri reggimenti a Torino.
Nel frattempo era arrivato a Siena (1928), da Imperia, il 5° reggimento bersaglieri ciclisti, e la fortezza cambiò nome da Santa Barbara (cosiddetta probabilmente perché sede di una polveriera) a Lamarmora. Di lì a poco, nel 1937, i militari si sarebbero trasferiti nella nuova caserma in piazza d’Armi.
Anche a quei tempi il Comune era in discussione con lo Stato per la proprietà e la manutenzione delle mura cittadine, compresa la fortezza. Per quanto riguarda quest’ultimo immobile il Comune si assunse l’obbligo di effettuare i restauri e curare la manutenzione ordinaria e straordinaria, salvo poi acquisirne la proprietà una volta completato il trasferimento dei militari nella nuova caserma. Nel 1931, sotto l’amministrazione podestarile di Fabio Bargagli Petrucci, cominciarono i restauri in fortezza, che la resero splendida e pienamente fruibile per la cittadinanza. Da ricordare che nel 1933 si svolse proprio in fortezza la storica prima edizione della Mostra mercato dei vini tipici, che ebbe grande successo, venne ripetuta ogni due anni, e dette origine alla Enoteca italica permanente.