Dalla Postierla in poi animali mitici e fantastici rintanati su portoni e muri portanti
Oggi una piccola digressione sulla bellezza della nostra città. Qualcuno afferma che il bello è soggettivo, ma il bello è sempre somma di fattori. Non arriva per caso.
A inizio ‘800 in alcune città furono istituite le commissioni dell’Ornato o Deputazione d’Ornato; erano organi consultivi con il compito di sovrintendere all’estetica e al decoro urbano.
Non dico che bisogna ritornare a istituirle, soprattutto le cose belle della nostra città arrivano da secoli prima, ma con una piccola riflessione vorrei porre l’attenzione sui dettagli forse non percepiti ma ben presenti nella nostra “incoscienza” di bello.
Animali fantastici e dove trovarli
Era quasi un mese che mancavo dalla mia Siena, spesso mi domando cosa è che mi manca quando sono lontano, cosa la rende speciale, desiderata ai miei occhi, tralasciando i personali affetti.
Qualcuno dirà, facile, una città praticamente mai violata urbanisticamente parlando, originale, con un impianto medioevale, arrivato a noi intatto con l’ornato dei suoi magnifici palazzi. Sì, ma cosa mette gli occhi a proprio agio, li accarezza, li fa muovere da un punto all’altro con frenesia.
L’unica risposta che mi sono dato è che sono i dettagli, la quantità e qualità dei dettagli.
Allora stamani, confesso, con la poca voglia che avevo di ritornare alla routine del lavoro, mi sono attardato, ho fatto un gioco, ho cercato di seguire i dettagli minori, quelli poco visibili. E, come in un libro della Rowling, ho seguito le tracce di animali fantastici, nascosti nella nostra città.
Non parlo degli animali inseriti nell’araldica delle contrade, quelli sono vivi e vegeti, ben visibili e fanno rumore nel cuore della gente. Parlo degli altri, di quelli che con un po’ di attenzione puoi trovare sotto casa.
Ho preso dunque le scale, e mi sono incamminato per via San Pietro, proprio sull’angolo, quando incrocia Piazza Postierla, o i quattro cantoni come diciamo noi, e lì, incastrato su un muro, ho incontrato un piccolo drago, aveva gli orecchi a punta, grosse narici e un muso sporgente, usciva dalla connettitura, di una pietra da torre, quelle che fanno da base a tutti i grandi edifici, quelle pietre così dure che quando le batti fanno scintille, come le fiamme del piccolo drago.
Guardando con più attenzione altri draghi se ne stavano appollaiati più in alto ed erano di diversa specie, le pareti ne erano piene.
Poco più in là la testa di un uomo leone, rimasta incastrata su un portone, aveva la bocca spalancata, in un ruggito senza fine… A pochi passi un buffo folletto stringeva una mordacchia digrignando i denti e poi una sfinge, accompagnata da un intarsio a raggiera.
Un orso difendeva un’antica dimora dagli scocciatori e una nera pantera, poco più là, lo guardava con occhi fiammeggianti.
Forse è stato un piccolo, ingenuo gioco, per bighellonare ancora un po’, per riappropriarmi della mia città. Beh… però è stato proprio un bel gioco.