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giovedì, Maggio 16, 2024

Siena di notte per le vecchie strade

A seguire la rubrica “Andata e Ritorno” pubblicherà la traversata da sud a nord dell’Australia

Prima di lasciarvi a questa romantica passeggiata – due passi di notte a Siena, mentre tutto è quieto e muri e lastre retrocedono a un tempo indefinito dove odori e sapori facevano l’atmosfera – vi annunciamo che Luca Gentili che sta preparando il suo ennesimo libro sulla sua recente traversata di Australia, dalla capitale Canberra nello stato Victoria alla lontanissima Darwin alla sommità dei territori del Nord. Ha deciso tuttavia di offrirne una sintesi ai lettori di SienaPost che pubblicheremo in questa rubrica “Andata e Ritorno” in tre puntate (il 3, 6 e 9 giugno pv). Grazie Luca (dr).

    Due Passi

    Stanotte avevo voglia di camminare, ma non sono uscito subito di casa, mi sono seduto in poltrona e ho atteso fino al momento in cui da fuori, non percepivo più alcun rumore.

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    Solo allora nel silenzio della notte, sono sceso nella città che dorme. Ho camminato nelle vie quiete, nello spazio liberato dal fugace turismo, sulla pietra serena priva di quelle gambe frettolose che bucano la cornice del quadro, che ignorano le piccole cose.

    Quelle cose che fanno di Siena un gioiello.

    Non parlo dei palazzi ornamento del Campo o dell’iconico Duomo, ma di tutti quei piccoli elementi di architettura, disseminati, che fanno da colla alla nostra città. Solo a tarda notte con gli sporti chiusi sembrano riemergere dalle antiche vie.

    Solo quando ci lascia la frenesia e solo allora gli antichi segni si svelano.

    Allora la bifora, l’armato portone con le piccole acuminate punte di ferro battuto, ritrovano un senso.

    Bisogna attendere l’ora in cui i battenti, iniziano a fare la guardia ai portoni, con le facce scolpite di buffi folletti, di animali fantastici, è quello il momento in cui la città diviene magica.

    Le buffe figure sono messe lì a proteggere gli ingressi, a scacciare gli scocciatori si protendono nella via, sembra che ti seguano con gli occhi mentre gli sfili dinnanzi.

    In quell’ora, in cui il tempo non è più tempo e tutto si sovrappone, dove la luce fioca sfuma i contorni e tutto sembra acquisire sapore di fiaba.

    Solo allora rivedo la città come era, con le vie che portavano a casa piene di botteghe, quelle vere fatte di arti e di mestieri come si diceva una volta.

    Al mattino mi fermavo sempre un attimo a vedere il vecchio falegname sull’angolo della Piazza Del Conte, chino su un antico mobile, con sapiente scienza tirava a mano la gommalacca, ne percepivo l’odore, la fatica dei gesti.

    Oggi, non riesco a emozionarmi dinnanzi ai negozi di inutili ninnoli. Ho un po’ di rimpianto per le brumose mattine d’inverno che lente ti accompagnavano al mezzogiorno.

    I rimpianti sono cose da vecchi mi dico ma al contempo mi duole non aver fatto nulla per preservare una città per la gente che non sia un simulacro per frettolosi turisti.

    Tanto per rimpiangere ancora le cose passate i dettagli semplici di una vita che però non è tanto passata, avevo, nei giorni di festa una consuetudine, camminare per Via di Città, acquistare un paio di giornali e sedermi per leggerli al bar della Costarella in quella piccola saletta che guarda uno splendido scorcio della piazza del Campo, ordinare una brioscina del Buti, doppia cottura con un filo di crema che sbuca dall’impasto e una tazza di cappuccino fumante.

    È stato un rito per molti anni fintanto che, cambiata gestione, l’incanto si è rotto una mattina, il gestore aveva deciso di cambiare il fornitore delle briosce.

    Voi direte e cosa vuoi che sia? Saranno tutte eguali… No il quadro non era più lo stesso, le cose non stavano più assieme, era un dettaglio che faceva l’opera.

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