Trasversalismo in politica, a Siena valse la Legge Speciale

Dal vocabolario Treccani su Trasversalimo: s. m. [der. di trasversale]. – Nel linguaggio politico e giornalistico, la tendenza a superare le tradizionali divisioni tra partiti e schieramenti diversi, per favorire la convergenza su temi o iniziative di interesse più generale che «attraversano» le loro strutture e i loro programmi particolari.

Leggendo la definizione a nessuno verrebbe in mente di dare una connotazione negativa al termine, anzi; parrebbe un atteggiamento auspicabile quando esistono momenti particolari o temi che richiedono il concorso di tutti per essere affrontati.

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Fu trasversalismo, ad esempio, quello che permise alla città in anni passati, ove la politica era altra roba, di ottenere la Legge Speciale, con un Governo affatto amico di chi amministrava la città e in anni in cui il solco ideologico e gli steccati, anzi i “muri” erano ben alti.

Eppure oggi nel dibattito politico odierno c’è chi, ripercorrendo vecchi schemi, usa il termine come una specie di arma pensando di esserne immune e non valutando che oggi, e a maggior ragione nelle elezioni amministrative si dovrebbero più confrontare idee, progetti e visioni della città che interessano molto di più di una gara, per altro senza vinti né vincitori, su chi è più puro e meno trasversale.

La stessa proliferazione di liste civiche dovrebbe consigliare di lasciar perdere questo tema concentrandosi su altro. Nella selva di liste che sostengono Pacciani si contano molte aree ideali di provenienza, anche con incarichi politici di primo livello svolti nel centrodestra o nel centrosinistra, talvolta anche nel centro destra e nel centro sinistra.

Per quanto riguarda Massimo Castagnini, oltre al fatto che ci sia stato un divorzio in zona Cesarini con il resto della maggioranza, colpisce il fatto che qualcuno dei suoi sostenitori, per altro iperattivo sui social, lanci strali contro il groviglio armonioso, perché se quella sua teoria fosse reale mi chiedo cosa ci sta a fare in quel contesto e, si badi bene, non è un giudizio di merito, ma un flebile richiamo alla coerenza.

Il terzo candidato civico, Emanuele Montomoli, che sembrava destinato a correre da solo, incassa invece il frutto della implosione della attuale maggioranza amministrativa. Si definisce candidato civico appoggiato dal centrodestra e quindi puntualizza cose importanti e lancia un messaggio alla sua coalizione, ovvero che è lui che guida il gruppo con il suo programma, che punta sulla sua lista civica per dare sostanza e stabilità alla sua azione, magari cercando di non incorrere negli errori di valutazione che ha fatto il suo predecessore.

Quindi, al netto delle persone che costituiscono le punte degli schieramenti attualmente in campo che sono indubbiamente di qualità, non pare realistico che qualcuno si concentri sugli altri per dare patenti o ricordare presunte incoerenze perché nessuno è puro e perché la velocità di cambiamento della società accelera anche quello della politica.

Intanto saluta Luigi De Mossi che concluderà il suo mandato tra pochi giorni. Un mandato non certo facile, se non altro per quel piccolo incidente di percorso della pandemia che sembra non tutti valutino adeguatamente per le implicazioni politiche, amministrative ed economiche che ha generato.

Il mandato si chiude in un quadro socio economico ribaltato rispetto a come era iniziato, con una recessione che produrrà effetti devastanti sul tessuto sociale del Paese e della città riportando a galla esigenze di fabbisogno sociale che sembravano archiviate.

Al di là di alcuni scivoloni e di movimenti frenetici della composizione della giunta, o alcune scelte che sono apparse dettate più dalla sfera emotiva che razionale, nessuno dovrebbe trascurare il contesto particolarmente difficile ed inedito.

Maurizio Cenni

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