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mercoledì, Aprile 24, 2024

Tratti particolari: giramondo e presidente

Massimo Pellegrini, classe 1953, il 18 dicembre per la precisione, nato e devoto a San Giovanni Valdarno, sposato con Rossana, due figli e un nipote, Andrea, ancora piccolino. Ha una parentela stretta con Sirio Sarchi, l’uomo che creò da una crisi la grande opportunità che ha rappresentato per il territorio valdarnese la cooperativa Industria Vetraria Valdarnese, prossima a compiere settant’anni di attività.

Massimo Pellegrini con la moglie Rossana
Massimo Pellegrini con il nipotino Andrea

Il deus ex machina dell’IVV era il marito della zia materna di Massimo. Lui che non aveva maschi in discendenza, gli dedicò fin da bambino le attenzioni e la severa aspettativa che si riserva a un figlio. Di casa l’uno sopra all’altro, gli trasmette significati e insegnamenti propri dell’IVV, ambiente che peraltro Massimo già seguiva ogniqualvolta c’era una delle tante socialità riservate alle famiglie. “Da lui – ci dice – ho imparato il rispetto per le persone, l’educazione, l’ascoltare gli altri. Ero un predestinato: per la scuola mi allontanai da Sirio e l’IVV tra i 12 e i 14 anni, poi tra i 17 e i 18, ma a venti anni, ero pronto a iniziare il percorso ed entrai a lavorarci”.

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Massimo Pellegrini al 75° Corso Auc scuola di fanteria per ufficiali a Cesano di Roma

Qualcuno ritiene che Massimo abbia un’espressione severa e combattiva, ma se si tocca un tema – i viaggi – si scopre in lui un cuore avventuroso e gentile. “Sì – ci dice –, mi piaceva molto e mi piace tuttora viaggiare. L’ho fatto tanto per lavoro e ho continuato da pensionato. Verso Paesi strani… Tutti i Paesi dell’Indocina – Vietnam, Laos, Cambogia, Birmania – li ho nel cuore, ma anche l’Africa dove sono stato in Namibia, Botswana, Mozambico e soprattutto in Algeria dove il deserto mi dà sensazioni uniche. E in India e Nepal naturalmente. Da piccolo fantasticavo sul mappamondo e mi immaginavo paesi da sogno; più grande mi sono appassionato ai racconti di Tiziano Terzani e ho cominciato a conoscere meglio e capire, finché non ho potuto permettermi i costi di viaggiare. Abbastanza spesso con mia moglie, altre volte con amici per niente allarmati dalle incognite e i pericoli di un viaggio in Paesi poveri e non sempre tranquilli”.

Freddo o caldo, zaino in spalla, i viaggi di Massimo Pellegrini

Massimo che vorrebbe promuovere dalla Pro Loco di San Giovanni, ente che presiede da anni, tanto mostre fotografiche che racconti esperenziali nelle scuole dove non si studia più geografia, è titolare di un bagaglio emotivo e affettivo di tutto riguardo.

Contenuti che tuttavia possono esser condivisi solo da chi ha vissuto esperienze analoghe, mentre chi non si è mai allontanato da casa non sempre riesce a capire… “Sono Paesi poveri – ci racconta -, non fortunati come il nostro dove tutto è a disposizione. Hanno una serenità che da noi non esiste più. Gli abitanti si dividono ciò che hanno, sorridono sempre. Sono abbastanza consapevole che tra i poveri non ci sono beni da insidiarsi e l’armonia è più facile, tuttavia quella povertà favorisce anche il giusto equilibrio, la fiducia nella comunità che, unita, trova sempre un modo per risolvere i problemi”.

I luoghi forse più cari a Massimo Pellegrini: il Laos, la Cambogia e l’incredibile fiume Mekong

“E siccome una fotografia non rende fedele servizio alla comprensione – ribadisce Pellegrini -, con amici stiamo organizzando incontri con le scuole sostanzialmente per dar modo ai ragazzi di vivere le nostre sensazioni e avere un assaggio di quella grandissima materia didattica – la geografia – che mi ha aperto il mondo e che non si insegna più. Una maggior conoscenza economica e sociale dei luoghi, prima di raggiungere l’età adulta aiuta un domani a prendere scelte consapevoli di vita. La conoscenza dei veri scrittori che hanno saputo raccontare i loro viaggi la ritengo fondamentale”.

Il mausoleo di Ho Chi Minh esiste dal settembre 1973 ed è un monumento funebre dedicato al leader vietnamita Ho Chi Minh situato nella città di Hanoi
Incontro di Massimo Pellegrini con una santona in Nepal

Le molte interviste che hanno avuto come tema storie di lavoro all’IVV, presto destinate ad esser raccolte in un libro, oggi si accrescono con quella di Massimo Pellegrini che non solo è entrato imberbe nella fabbrica valdarnese, ma ha rivestito il ruolo di Presidente tra il 2006 e il 2015 e ancora oggi continua a impegnarsi per il sociale e per il comparto del vetro. Per esempio – un’altra volta Presidente – ha di recente assunto la guida di un suggestivo progetto per la comunità che fa capo alla neonata associazione no profit denominata Vetrai Valdarnesi e Amici del Vetro che progetta a breve di presentarsi formalmente e comunicare attraverso un proprio sito in via di allestimento: https://vetraivaldarnesi.it.

Ce ne parla? Ci anticipa qualcosa del cuore del progetto che dovrebbe riguardare la creazione di un museo del vetro e la celebrazione tra pochi mesi dell’anno internazionale del vetro?

“La nascita dell’associazione del vetro è conseguente a una storia che ci appartiene: è giusto che tutto quello che è successo si cerchi di tramandarlo. Oltre che allestire un museo nei locali della “nave” dell’IVV ci proponiamo anche contatti con il mondo della scuola: e l’anno del vetro ci consentirà di farlo nella giusta sensibilizzazione. Nella zona di San Giovanni sono presenti anche le cave di sabbia che costituirono inizialmente il materiale di produzione e quelle di lignite che fornivano il tradizionale combustibile. La vetreria ha avuto su San Giovanni un impatto fortissimo e ha interessato praticamente tutte le famiglie residenti: negli anni ’70-‘80 c’erano 5-600 persone impiegate nella produzione oltre un indotto importante”.

Massimo Pellegrini nei panni di Presidente della Pro Loco di San Giovanni Valdarno

“Noi vogliamo – continua il Presidente Pellegrini – narrare la storia del vetro, ma progettiamo anche di raccontare le storie di chi ha prosperato per tutta la sua vita grazie al vetro. Non è banale: si tratta di ricostruire secoli di storia. Visto l’andamento a livello nazionale, la minaccia esistenziale per le aziende energivore e la crisi che rischia di ridurre ulteriormente chi produce vetro e cristallo sul nostro territorio e in tutta Italia, c’è nata la voglia di far qualcosa per non disperdere questa storia. San Giovanni, lo ripeto, è strettamente legata alla lavorazione del vetro, sicuramente è il sito valdarnese con più aziende e più storia, tanto nella produzione che nella seconda lavorazione costituita da molatura e decorazione. La nostra cittadina è addirittura gemellata con Corning (Usa) è questa fratellanza è all’insegna del vetro. Perché Corning è il massimo della ricerca sul vetro e, oltre le fabbriche, ospita un museo bellissimo, molto moderno”.

Ci racconti qualcosa del gemellaggio fra Corning e San Giovanni Valdarno…

Massimo Pellegrini in visita a Corning, città dello stato di New York, 11 mila 183 abitanti (cens. 2010)

“Risale a metà anni 2000: si voleva creare un cordone ombelicale fra la nostra storia artigianale e quella della ricerca avanzata. Già, si pensa spesso che parlare di vetro vuol dire roba vecchia, ma non è così: il vetro si usa nelle fibre ottiche, negli schermi dei nostri computer e telefonini, il vetro medicale richiede specificità e la fa da padrone. Il vetro è il materiale più usato al mondo: è un prodotto bellissimo e importantissimo, dappertutto indispensabile. A Corning c’è tutto questo e inoltre c’è un’importante comunità italo-americana con molte provenienze dalla Toscana, in prevalenza dalla zona di Lucca. Un primo colloquio fu fatto con il console americano a Firenze e trovammo immediata disponibilità sulla base di un legame tra le comunità. Con Corning Inc., un colosso con ventimila ricercatori in varie parti del mondo, i rapporti ci sono ma non così intensi. Sono importanti invece con la comunità italo-americana, con il museo del vetro e con la Stuben Glass, una fabbrica di vetro artistico che impegna tantissimi professionisti in produzioni molto pregiate. Oggetti molto belli. Il museo di Corning è forse il più importante al mondo nel suo genere: la sua vicinanza alle cascate del Niagara gli permette un milione di visitatori all’anno da tutto il mondo”.

Che sensazioni prova a tornare all’IVV? E’ stata la sua casa per anni, il suo cruccio, le sue soddisfazioni, il meglio di quello che ha dato nella sua vita professionale. Quand’è iniziata e come?

Massimo Pellegrini accompagna in visita all’IVV il Cardinale Bassetti, attuale Presidente della CEI

“Sono stato 43 anni in IVV: entrai nel ‘73 e sono uscito nel 2016. Nel mezzo c’è stata una presenza all’Acam di Firenze, un consorzio per gli acquisti collettivi delle cooperative con sede a Bologna per il quale Sirio Sarchi volle una sede anche a Firenze. C’era stato un concorso. In cooperativa si preferiva assumere persone dalle famiglie dei soci, perché si presupponevano già sensibilizzate sul tipo di impresa; tuttavia le richieste restavano tante e il modo per entrare era sottoporsi a degli esami. Divenni magazziniere e da lì cominciai a crescere nell’azienda. Non mi fa effetto tornare all’IVV: è stata la mia casa e lo resta tuttora; anzi non sento di esser mai uscito davvero. Oggi con la Pro Loco si tenta di creare iniziative che vadano a beneficio dell’indotto: così mi sento di ripagare i molti sentimenti vissuti e i rapporti di amicizia che sono sopravvissuti al tempo”.

Cosa vuole ricordare della sua Presidenza all’IVV?

L’attuale Presidente di IVV Simone Carresi con Massimo Pellegrini in un momento importante per l’IVV Shop

“Mah, sento di esser diventato un politico solo alla fine della mia carriera in IVV, spinto dalla fiducia di soci che mi conoscevano e apprezzavano da anni. In realtà ero un tecnico, lo sono sempre stato, probabilmente il primo a partire quando c’era da far progredire i rapporti e le conoscenze tecniche fuori da San Giovanni. Ho occupato un posto nel consiglio della Stazione sperimentale del vetro. La mia militanza in CdA è iniziata presto: ci entrai nel 1978 e continuai fino al 2006, quando da vicepresidente divenni presidente fino al 2015. Quando fui eletto era in atto una congiuntura economica che ha portato negli anni al nostro ridimensionamento. Già nel 2003-2005, si presentarono problemi commerciali importanti, facevamo bilanci a pareggio e si prospettava un progetto di ristrutturazione; nel novembre 2006 quando subentrai la vita del bilancio era già quasi scritta e alla fine evidenziò una perdita severa. Il mio forse è stato eccesso di ottimismo: guardavo al futuro in un certo modo e credevo possibile una nuova crescita dell’Azienda. Ma i bisogni del mondo sono cambiati e da lì dovemmo accettare l’esigenza improrogabile di una rivisitazione dell’IVV. Non furono rose e fiori, ma affrontammo gli anni che seguirono – nove per me nel ruolo di Presidente – con coraggio, attaccamento e senso di appartenenza a un’azienda che era più importante di un luogo di lavoro: era una famiglia”

Massimo Pellegrini

“La mia speranza – conclude Massimo – è che non siamo di fronte alle morte dell’intero comparto; nonostante tante aziende abbiano chiuso c’è una storia che tuttora vive. Spero quindi che si possa rinascere… Magari in maniera diversa”.

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